Sante Marie fra emigrazione, denatalità e declino nel XX secolo

Sante Marie – Si fa presto a dire spopolamento dei piccoli paesi (soprattutto quelli di montagna) che nel corso di decenni ha avuto connotati diversi. A cominciare da un desiderio di miglioramento della vita con l’emigrazione nelle grandi città come Roma, dove dalla metà degli Anni Cinquanta del Novecento sino a tutto il 1980 sono emigrate da Sante Marie centinaia di famiglie inseguendo il benessere derivante dal boom economico. Al bisogno di uscire dal “ventre materno”, non ha fatto riscontro una politica di sviluppo economico del territorio da parte degli amministratori comunali che servisse da freno all’emorragia migratoria, facendo del paese un malato cronico. La terra, quella che i nostri padri avevano curato e lavorato per procurarsi il sostentamento per vivere, non rappresentava più quella sicurezza perché il sogno era quello di lavorare in fabbrica, nei ministeri, alle Poste Italiane, alle Ferrovie dello Stato.

Alla mancanza di uno sviluppo economico si è aggiunta una poco efficace politica di in materia di innovamento e miglioramento di alcuni dei Sindaci che si sono succeduti in quegli anni di declino di Sante Marie.

In quegli anni si faceva avanti la figura umana e politica di Mario Alimandi. Che avrebbe voluto governare il paese, il suo paese, ma la società non era ancora pronta a recepire il suo messaggio, una campagna ostile da parte dei suoi avversari, ha fatto sì che Mario Alimandi – il socialista che sembrava uscito dalle pagine dei libri di Ignazio Silone – non fosse mai eletto Sindaco di Sante Marie.

Mario Alimandi nasce a Sante Marie il 23 luglio 1922 pochi mesi prima della marcia su Roma di Benito Mussolini e muore il 14 dicembre 1971. Forse una grande occasione mancata per Sante Marie.

Nella seconda metà del XX secolo, il “secolo breve” per lo storico, Sante Marie uscito stremato ma non distrutto dalla seconda guerra mondiale aveva una classe politica con al centro l’interesse del bene comune, della collettività. Don Beniamino Vitale, il prete scomodo sospeso per un breve periodo dal Vescovo dei Marsi, Mons. Marcello Pio Bagnoli; Giovanni Vitale, primo Sindaco di Sante Marie liberata su nomina prefettizia e Manlio Mari Vice Sindaco; il maestro elementare Carlo Lattanzi. E Mario Alimandi che aveva partecipato alle azioni della “Banda del Bardo”, formazione partigiana capeggiata da don Beniamino Vitale.

Nel decennio 1945-1955, Sante Marie ha vissuto forse il periodo più intenso della sua storia contemporanea, nonostante le ferite della guerra. Il tessuto economico era formato da numerose botteghe alimentari e del vino, macellerie, barbiere, stagnaro, lavoratori nell’edilizia, impiegati al Comune e alle Ferrovie dello Stato, insegnanti, e qualche laureato.

In quegli anni il paese aveva raggiunto il record della popolazione: nel censimento del 1951 c’erano 3.228 abitanti nel Comune! Numero mai più raggiunto.

In quel periodo di pre-boom economico era cominciata la grande fuga, a Roma la maggior parte.

Dunque aspirazione ad una vita migliore nelle grandi città, emigrazione inarrestabile che per trent’anni ha dissanguato la popolazione tanto da farla passare dai 3.228 abitanti del 1951 ai 1.780 nel 1981. E denatalità che ha portato la popolazione ai 1.150 abitanti al 31 dicembre 2019.

E il trend di diminuzione della popolazione è proseguito anche in quest’ultimo decennio del Duemila, tanto da indurre il candidato Sindaco alle elezione del 20-21 settembre Giovanni Nanni – già Sindaco dal 14 giugno 2004 al 30 marzo 2010 – a scrivere nel suo programma elettorale che «Sante Marie è il comune della Marsica occidentale che negli ultimi dieci anni ha perso più popolazione in termini assoluti ed in termini percentuali rispetto agli altri comuni del comprensorio; alcuni dei quali hanno avuto in controtendenza un aumento della popolazione».

Si è parlato di denatalità, di decrescita. Se volgiamo lo sguardo a quei primi decenni del Novecento gli indici della popolazione sono in costante aumento sino al censimento del 1951 (il primo dopo la fine della seconda guerra mondiale che aveva sfregiato il volto già deturpato del XX secolo).

Ci sono le testimonianze di quei pochi anziani rimasti, vere sentinelle del passato, che raccontano di famiglie formate da 6, 7, 8, 9, 10 e più figli, nuclei famigliari che pur nelle condizioni economiche precarie (così come anche nelle famiglie meno numerose) rappresentavano il “sol dell’avvenire”.

Si andava dai 6 figli di Paolo Rossi detto “piccione” ai 7 figli di Nunzio Di Santo, detto “jo scardalano”; agli 8 figli di Checco Berardinetti, detto “jo mattacino”; agli 8 figli di Angeloantonio D’Angelo detto “pignataro”; ai 9 figli di Antonio Di Berardino, detto “luccafero”, ai 9 figli di Angelo Petrocchi, detto “mastrantonio”.

Questo per ricordare alcune di quelle famiglie numerose che riempivano Sante Marie, con gli “scontranomi” (un nome identificativo della famiglia, tanto da far assumere un secondo cognome all’interessato) che il popolo riservava con la sua arguzia, intelligenza, ironia.

Famiglie numerose con una dignità sulle spalle e un futuro incerto per tutti.

 

Foto Enzo Di Giacomo – Mostra fotografica Palazzo Colelli

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