Questo nostro insieme ben datato di pensiero omogeneo sul regime, non deve escludere dalla situazione locale gli avvenimenti nazionali, specialmente sulla posizione del fascismo italiano in questo momento, subito dopo l’ascesa al potere di Hitler.
Pochi e generici accenni «all’esistenza nel fascismo e nel nazionalsocialismo di un medesimo ideale punto di partenza», furono ribaditi da autorevoli pubblicazioni come «Critica fascista» e «Gerarchia». Tanto è vero che Hitler, appena nominato cancelliere, desiderò incontrarsi con Mussolini. Di conseguenza, la visita a Roma di Göring e di von Papen aveva anticipato la volontà di realizzare «una politica di amicizia con l’Italia» (1).
Il Messaggero, seppur ormai giornale di regime, commentò la notizia senza troppi preamboli: «Adolfo Hitler è stato nominato Cancelliere, la Camicia Bruna ha preso il potere. È nato il 20 aprile 1889 a Braunau nella Valle dell’Inn, cioè Austria. Nel 1914 sul fronte occidentale si guadagnò la Croce di Ferro di primo grado. Nel 1923, dopo il fallito Putsch di Monaco, fu rinchiuso in fortezza per 5 anni» (2).
Al di fuori di alcune considerazioni, in questo particolare momento, una visita del Führer a Roma era tutt’altro che desiderata, mentre al duce premeva festeggiare il decimo «Annuale della Milizia», preparando discorsi di grande impatto per le camicie nere presenti a Palazzo Venezia: «Nati dallo squadrismo impetuoso ed eroico della vigilia, voi ne conservate l’animo e le speranze. In alto armi e le insegne! A Noi!»; e ancora, per il XIV annuale dei fasci di combattimento parlando alla radio dalla storica Sala di Piazza San Sepolcro, affermò: «Fuori dei nostri principi non c’è salvezza né per gli individui né tanto meno per i popoli». Infine alla riunione del Gran Consiglio del fascismo, il duce illustrò ai presenti per oltre due ore la complicata situazione internazionale (3).
Nel frattempo nella Marsica, dopo l’approvazione del capitolato provinciale, firmato non certo a favore degli agricoltori del Fucino, lo scenario rimase incandescente e, come suggerito dall’ispettore Polito, il principe Torlonia non spinse «troppo la mano una volta garantitasi la subordinazione delle gerarchie locali fasciste e dopo che la Banca del Fucino aveva diligentemente espletato il suo compito» coercitivo in occasione della crisi dello zucchero (4).
Però, a dispetto di queste vicissitudini e nonostante la severa sorveglianza della polizia dell’OVRA, anarchici e comunisti, seppur decimati da importanti defezioni, seguitavano instancabilmente a ricostruire la rete organizzativa nella Marsica. Tra i principali attivisti, fu segnalata ancora una volta la pericolosa presenza del dottor Francesco Ippoliti di S.Benedetto, appena rientrato dal confino di Lipari, dove aveva conosciuto altri noti antifascisti italiani. Verso la metà dell’ottobre 1933, pur mostrando sempre un deciso spirito di ribellione, egli conduceva tuttavia una vita ben misera, come lui stesso confesserà: «Vivo alla giornata e guadagno solo per il vitto» (5). Del resto, si può capire il suo isolamento, anche dalla forte politica accentratrice perseguita da Mussolini.
L’anno dopo (1934), da questi drammatici avvenimenti, ricorrendo il XV anniversario dei Fasci, di nuovo il duce celebrò la ricorrenza inviando nella Marsica messaggi decisi ma severi: «La Rivoluzione ha dinanzi a sé molti compiti delicati e importanti. E il clima è sempre duro. I ritardatari, gli incerti, i nostalgici, li abbandoneremo al margine della strada» (6).
Con l’aiuto di altri rilievi che mostravano le insistenze della Germania, fu inevitabile l’incontro tra Mussolini e Hitler a Venezia. Accompagnato dal sottosegretario degli affari esteri Suvich e dal capo dell’ufficio stampa Galeazzo Ciano, il duce continuò imperterrito a mostrare la sua forza e la sua virilità, messe in luce dalla cronaca giornalistica: «è partito in automobile da Riccione diretto a Stra, pilotando personalmente la macchina». Il giorno dopo, i colloqui con il Cancelliere continuarono intensi a Venezia Lido e, come venne riferito in seguito da Mussolini, i due si erano incontrati: «per tentare di disperdere le nuvole che offuscano l’orizzonte della vita politica europea» (7).
Scrive in proposito il giornalista Dino Messina: «L’aspetto più importante di questo primo incontro ufficiale fra i due futuri alleati dell’Asse fu sicuramente il grado dell’opinione reciproca. Hitler sentì su di sé il peso dell’inferiorità mentre Mussolini non nascose il suo sdegno per gli atteggiamenti e gli argomenti del cancelliere tedesco. Ad alcuni interlocutori, il Duce spiegò che i tedeschi – sono sempre i barbari di Tacito e della Riforma, in perpetua lotta contro Roma. Non ho alcuna fiducia in loro -. È chiaro come Mussolini sentisse l’esigenza di sistemare gli equilibri gerarchici del palcoscenico politico europeo a cominciare dall’elemento più dinamico e imprevedibile. Difatti, Hitler pilotò un fallito colpo di Stato in Austria, assassinando Dollfuss, e svuotò il Partito degli elementi più pericolosi nella Notte dei Lunghi Coltelli, proprio a due settimane dalla visita in Italia» (8).
NOTE
- R.De Felice, I. Gli anni del consenso 1929-1936, cit., pp.440-443.
- Il Messaggero, Anno 55° – N.26, Martedì 31 Gennaio 1933. Il 7 marzo dello stesso anno, un altro articolo parlava della nuova Germania, facendo riferimento alla nomina di 288 deputati nazionalsocialisti al Reichstag eletti con 17.265.000 voti (mentre i comunisti avevano perduto ben un milione di voti) si parlò «della schiacciante vittoria di Hitler»; Ivi, Anno 55° – N.56, Martedì 7 Marzo 1933.
- Per le analisi complete degli avvenimenti appena accennati, si vedano in dettaglio le pagine de Il Messaggero, Anno 55°, N.27-56-59-70, febbraio-marzo 1933.
- R.Colapietra, cit., p. 179.
- Ivi, p.180. Lo studioso ricorda che in quel periodo il fedele amico di Ippoliti (De Rubeis), era confinato a Lampedusa.
- Il Messaggero, Anno 56° – N.70, Venerdì 23 marzo 1934. La nazione celebra concordemente il XV Annuale dei Fasci raccogliendosi intorno al Duce con fervore di fede e volontà d’azione.
- Ivi, Anno 56° – N.140, Giovedì 14 Giugno 1934.
- Il giornalista Dino Messina (6 maggio 2021), riprende un articolo dal Corriere della Sera intitolato: «L’incontro di Stra del 1934: quando Mussolini studiò Hitler» (Corriere della Sera-Blog. La nostra storia).