Avezzano – Claudio Abruzzo, candidato consigliere in una delle liste che appoggiano Mario Babbo, ci parla delle ragioni della sua candidatura e di alcuni temi, fra i molti, che la nuova amministrazione si troverà ad affrontare e che, secondo lui, dovranno trovare spazio nell’agenda delle cose da fare.
Ci Racconti perché si è candidato e lo spirito con cui lo ha fatto.
«Intanto un’amicizia storica con il candidato sindaco che nasce dall’ambiente sportivo. Mi complimento con lui perché è riuscito a convincermi nel fare un passo che più volte in passato mi era stato chiesto di fare ma che avevo sempre rifiutato. Poi l’aver raggiunto una maturità per la quale sento di poter dare qualcosa alla mia città nell’ipotesi fossi eletto, oltre al fatto che mi sono sempre interessato dei temi riguardanti la mia comunità. Non ho mai fatto mancare il mio contributo nel mondo delle associazioni, per esempio.»
Parliamo dunque di un’amicizia nata nelle mischie, durante le partite di rugby?
«Diciamo di sì. In realtà io giocavo a calcio ma avevo 13 anni quando si prospettò l’opportunità di fare un’esperienza nel mondo del rugby in Francia, e così partii alla volta di Roche la Molière con tutta la squadra, di cui facevano parte anche i fratelli, Lino e Giorgio Guanciale. Quello fu il primo appuntamento di un gemellaggio che poi e diventato una bellissima tradizione.»
Oltre all’amicizia, ci sarà anche una sintonia sulla proposta politico amministrativa per la città?
«Una delle cose che mi hanno convinto, è stato il fatto che Babbo abbia detto che, se lui diventerà sindaco, porterà avanti le cose buone fatte da chi lo ha preceduto. Ha detto che spenderà il suo tempo per fare cose per la città e non per distruggere ciò che hanno fatto gli altri. Mi pare un approccio molto costruttivo.»
Il suo modo di intendere la politica, il suo essere amministratore, ricalcherà lo stesso stile che ha nell’ambito del giornalismo? Lei pratica anche questa professione, ha seguito temi delicati, insomma, come sarà il Claudio Abruzzo consigliere?
«Sicuramente propormi come candidato è una scommessa, sia per chi ha creduto in me, sia per me stesso. Sono contento di far parte di una coalizione fatta di persone pulite. Per quanto riguarda il giornalismo, io non sono iscritto all’albo, ma mi piace cercare le notizie dove sono. Se sarò eletto, metterò nel ruolo di consigliere, lo stesso tipo di impegno che metto quando vado a caccia di notizie.»
Quali sono le aree tematiche che le stanno più a cuore?
«Certamente lo sport, il sociale e soprattutto l’ambiente. Sono laureato in scienze dell’investigazione, ho fatto una tesi sul giornalismo investigativo e sulle ecomafie in Marsica. Mi sono occupato della ricostruzione storica del ciclo dei rifiuti a partire dagli anni ’70 fino ai giorni nostri.»
Se lei fosse stato un amministratore, quando scoppiò l’incendio al Nucleo Industriale di Avezzano, cosa avrebbe fatto, e come si sarebbe dovuta comportare un’amministrazione in carica?
«Premetto che a metà luglio, quando nella notte del 14 scoppiò l’incendio nel deposito di Cassinelli, io non avevo ancora maturato l’idea di candidarmi. Insieme col direttore del mio giornale, ci rendemmo subito conto delle ricadute negative di quell’incendio per la salute pubblica. Sinceramente non ho capito l’ordinanza emanata dal commissario straordinario prefettizio, confusa e pubblicata con estremo ritardo. Un’ordinanza la cui validità copriva solo una manciata di ore. Addirittura, voci mai confermate dai diretti interessati, diedero adito alla circostanza che fra dirigenti comunali e commissario straordinario ci fossero state discussioni sull’opportunità o meno di pubblicarla. Ovviamente parliamo di congetture.»
Ha parlato di ricadute negative per la salute pubblica.
«Sulla pericolosità dell’incendio va ricordato che in prima battuta, le analisi avevano rassicurato l’opinione pubblica, soprattutto le persone che vivono nei pressi dell’area interessata dall’incendio. Successivamente invece, l’Arta, tenendo conto delle immagini diffuse dagli organi di stampa, che evidenziarono la presenza di amianto, ritenne opportuno cercare tracce di ulteriori elementi nocivi non scandagliati precedentemente. A distanza di oltre 20 giorni furono rilevati valori preoccupanti di amianto nell’aria.»
Secondo lei tutto questo, al di là dell’episodio dell’incendio, non pone un problema di controllo da parte di enti come Arap o Cam, circa l’adozione, da parte delle aziende, di buone pratiche, a salvaguardia dell’ambiente e per la sicurezza delle maestranze?
«Questa doppia gestione, secondo me non può non creare inefficienze. La gestione del Cam è sotto gli occhi di tutti. Si parla sempre e solo di tariffe e di piani di rientro, e sempre meno di depurazione, che invece è fondamentale per un territorio come il nostro a forte vocazione agricola.»
Lei pone una questione importante. Non c’è un candidato sindaco che non abbia parlato di rilancio del territorio attraverso il turismo. È possibile parlare di turismo, se durante la stagione estiva il Cam, non garantisce l’acqua ai potenziali turisti? Senza contare l’ambiente deturpato, vedi sversamenti nel Liri.
«Lei parla di turismo ma potremmo parlare di agricoltura, altro tema abbondantemente trattato dai candidati sindaci. Siamo arrivati ormai a un punto in cui la politica deve decidere cosa fare. Vogliamo che la nostra, continui ad essere un’agricoltura di qualità, oppure vogliamo consegnare il territorio agli impianti di produzione per l’energia da biogas? Credo che le due cose non siano conciliabili. Ricordo, per chi ha scarsa memoria, che fino a poco tempo fa si parlava della realizzazione di un impianto a biomasse nei pressi di Borgo Incile.»
Restiamo ancora sul Cam. I fondi europei potrebbero essere usati per investire nella rete colabrodo. Di Pangrazio ha proposto una sorta di consulta dei sindaci per stabilire come ripartire le risorse. I sindaci, recentemente, hanno anche chiesto l’azione di responsabilità contro chi ha amministrato il Cam, soprassedendo però sul fatto che i bilanci li hanno votati loro. Cosa mi può dire in merito?
«L’azione di responsabilità promossa nell’ambito della cosiddetta Operazione Verità, dell’ex sindaco De Angelis, Ia chiamerei più appropriatamente Operazione Ipocrisia, perché si è puntato il dito sugli ultimi 5 anni dell’ente, che però era già gravemente indebitato da molto prima degli ultimi 5 anni. L’accusa rivolta dalla nuova governance, composta fra gli altri dal dott. Alessandro Pierleoni, agli ex amministratori del CAM, fra i quali Gianni Di Pangrazio, che io ritengo una persona affidabile, sarebbe il non aver rilevato le voci omesse dai bilanci, i cui importi, se inseriti, avrebbero messo in luce la grave situazione debitoria del Consorzio. Tutto questo ribadito anche in sede di commissione di vigilanza presso la Regione Abruzzo.»
Cosa vuole dire con questo?
«Che quando ho letto della candidatura di Alessandro Pierleoni, nella coalizione di Di Pangrazio, sono rimasto sconcertato. Tre mesi fa ho ascoltato quello che ha detto Pierleoni in commissione di vigilanza. Tecnicamente è colui che ha firmato l’azione di responsabilità. In pratica il denunciante si è messo insieme al denunciato. Quando la nuova amministrazione dovrà designare i nuovi componenti del Consiglio di Sorveglianza e del Consiglio di Gestione del Cam chi sarà a determinare le scelte? Il denunciante o il denunciato?»
Problema che riemergerà anche quando ci sarà il processo?
«Ovviamente sì! Sul piano prettamente politico io continuo a parlare di Operazione Ipocrisia, altro che Operazione Verità, dato che i sindaci, che ogni anno approvavano il bilancio, non potevano non sapere. Quando vedo che tutti criticano questi personaggi per la gestione del Cam e poi, non lesinano il loro appoggio a quelli che criticano, allora qualcuno più esperto di me in politica, mi spieghi determinati meccanismi.»
Fra l’altro dopo il concordato in continuità, sono emersi ulteriori debiti milionari che andranno pagati per intero.
«Si è vero. Mentre i componenti del consiglio di sorveglianza del Cam brindavano per il concordato, il postino recapitava loro un nuovo sollecito di Banca Sistema, che chiedeva il pagamento di oltre 10 milioni di euro. Il consorzio non ha risolto ancora il suo passivo, è sotto sorveglianza del tribunale e, qualora i conti non dovessero rientrare nei parametri, il fallimento resterebbe dietro l’angolo.»
Che mi dice sulla sicurezza? Un tema lasciato quasi in esclusiva a Genovesi.
«Diciamo che Genovesi è stato lasciato libero di parlare su questo tema, perché molto spesso non valeva nemmeno la pena rispondergli. Genovesi non è il Ministro degli Interni ma molto più semplicemente un aspirante sindaco al comune di Avezzano. Le sue competenze, al massimo, possono riguardare il porto di Borgo Via Nuova, dove negli ultimi 150 anni non c’è stato nemmeno uno sbarco.»
In questi giorni si è parlato molto dei 25 migranti destinati a Paterno e, dopo una notte, prelevati per essere portati altrove.
«I 25 disgraziati giunti a Paterno sono stati investiti da una vergognosa strumentalizzazione politica, l’aspetto umano non è stato nemmeno sfiorato. Ma poi mi chiedo, come mai, queste persone siano state inviate ad Avezzano. Una città in piena campagna elettorale dove la Lega ha cavalcato l’argomento.»
Mario Babbo ha evitato di esprimersi sulla questione.
«Ha fatto benissimo perché altri lo hanno fatto ancora prima che la notizia fosse confermata dalla Prefettura. Quelli della Lega, addirittura, erano già andati a schierarsi davanti alla struttura. Eppure, le redazioni dei giornali che avevano interpellato la questura, non avevano ricevuto alcuna conferma. Evidentemente la Lega avrà avuto canali preferenziali preclusi ad altri.»
Dopo che i migranti hanno lasciato Paterno, Genovesi ha cantato vittoria, rivendicando la bontà della sua posizione.
«La campagna elettorale si può fare in tanti modi. Certi la fanno parlando sempre, e forse è meglio così perché più parlano, più fanno danni a se stessi. Nella circostanza il Commissario straordinario prefettizio ha scritto al Perfetto, evidenziando l’inidoneità della struttura per accogliere delle persone. Il Prefetto ha preso atto, e ha dato disposizioni per trasferire i migranti. Cosa c’entra Genovesi in tutto questo?»
Sempre in tema sicurezza, Genovesi ha rappresentato la città come luogo dove alcune zone sarebbero presidiate da bande di portoricani, altre, dove si praticherebbe lo spaccio di droga, sarebbero vere e proprie zone franche.
«Si è parlato di criminalità reale e criminalità percepita. In questo, un ruolo importante lo svolgono i media che trattano l’argomento sicurezza, dando risalto a certe esternazioni di Genovesi che non corrispondono assolutamente alla realtà. C’è un problema di sicurezza che è legato al mondo moderno, rispetto al quale, un sindaco può dialogare col prefetto, col questore. Ha prerogative di intervento sulla pianta organica della polizia municipale, può recuperare le zone della città dal degrado, attraverso l’impiego di adeguati sistemi di videosorveglianza e di illuminazione.»
Il lavoro è sempre un tema gettonatissimo nelle campagne elettorali.
«Al di là delle facili promesse di assunzione che qualcuno va facendo, personalmente, se c’è qualche spazio in questo senso, lo vedo nell’eventuale realizzazione della linea ferroviaria veloce, Avezzano – Roma. Certo bisognerebbe eleggere un sindaco che tuteli e presidi gli interessi del nostro territorio, non uno che risponde a logiche diverse e a ordini che arrivano dall’Aquila. E poi la riperimetrazione della ZES, la Zona Economica Speciale. Proprio ieri è stato finalmente registrato alla Corte dei Conti il decreto.»
Come sarà la campagna elettorale da qui al 20 settembre?
«Personalmente non mi piacque quella di tre anni fa. Troppo aspra e dai toni offensivi. Una competizione fatta di colpi bassi che lacerò la città. Quest’anno al contrario, nessuno si contrappone all’altro e sembra di procedere alla volemose bene. Francamente i contenuti non si stanno ascoltando. Per fortuna c’è Genovesi che ogni tanto la anima con le sue sparate.»