Capistrello – Bella cornice di pubblico alla presentazione del libro Appartenenze, raccolta di racconti di Gaetano Lolli, che i presenti all’evento, hanno avuto modo di apprezzare nella location allestita in piazza dei Caduti sul Lavoro. Ancora una volta gli Amici dell’Emissario hanno puntato sulla cultura come elemento distintivo e trainante per promuovere il territorio.
Certo, i racconti di Gaetano Lolli, hanno facilitato notevolmente il compito, con storie di luoghi e vicende, indissolubilmente legate alla Marsica, ma il messaggio dello scrittore, va oltre la fisicità dei posti descritti nelle sue storie che diventano, una sorta di omaggio ai tanti luoghi dell’anima di ognuno di noi.
In questo senso, i temi del suo libro rappresentano l’invito a riscoprire le radici della nostra storia personale, quella che custodisce i ricordi e le ragioni dell’esistenza di ciascuno, insieme al bisogno di sentirsi parte di qualcosa più grande di noi.
La lettura degli stralci di alcuni dei racconti, ha offerto alla platea la possibilità di attraversare il tempo, trasportata dalla coinvolgente interpretazione di Luisa Novorio, attrice, prestata al giornalismo, accompagnata dalle note del maestro Giuseppe Morgante.
Da “L’arte di un incontro” a “25 Aprile”, passando per “Io e Poppedio”, terminando con “Fucino”, dopo aver letto tutti gli altri, il filo conduttore di “Appartenenze” è la capacità dell’autore, di aprirsi al dialogo col prossimo, rispondendo forse, alla sua esigenza di comunicare col mondo per assorbirne l’essenza vitale. Un’attitudine che mette in risalto la predisposizione all’ascolto, come qualità che ha la precedenza sulla facoltà di parlare.
Non a caso, un velo di commozione lo sorprende quando inizia a parlare delle lunghe ore trascorse, da bambino, ad ascoltare i racconti del nonno, di cui porta orgogliosamente il nome. Scrivere è in fondo, l’arte di raccontare storie imprimendo sulla carta le emozioni, i colori e i suoni che fanno dello scrittore un uomo che ha il privilegio di rivivere più volte, scene di vita vissute, o semplicemente frutto della sua fantasia.
Leggere questo libro è fare un viaggio nel tempo, fra gli antichi Marsi di Quinto Poppedio Silone, il Braveheart della Marsica, come lo definisce Gaetano, un condottiero che fa venire in mente il Massimo Decimo Meridio, personaggio immaginario, interpretato da Russel Crowe ne “Il Gladiatore”, per rendere l’idea.
Poi di colpo sei nel 1944, fra le sanguinose rappresaglie naziste della Valle Roveto, per saltare di nuovo ai giorni nostri, ritrovandoti fra i viottoli e le stradine strette di un antico borgo dove le case di pietra restano come sentinelle a vegliare le storie degli uomini passati dal tempo. Un saliscendi di emozioni che ti accompagnano dall’inizio alla fine, riconciliandoti con la tua terra, facendotela sentire ancora di più, parte di te, più di quanto tu stesso pensavi di appartenervi.