Armando Iadeluca si aggiudica il Premio “Alfredo Bartoli” al Campionato italiano della bugia

Pereto  – Si è svolta a Le Piastre (Pistoia) la 44^ edizione del Campionato italiano della bugia – Sezione letteraria, organizzato dall’Accademia della Bugia e dalla Pro loco Alta Valle del Reno.

Quest’anno gli organizzatori hanno proposto come tema, una originale rivisitazione delle favole, ovviamente fornendo una versione “bugiarda”. Numerosissimi scrittori provenienti da tutta Europa si sono cimentati con entusiasmo in questa sfida letteraria. Presidente d’eccezione della giuria è stato il recente vincitore del Premio Strega, Sandro Veronesi.

Quest’anno il nome dell’Abruzzo è stato portato in alto dallo scrittore Armando Iadeluca, di Pereto (AQ), il quale ha attirato l’attenzione di Veronesi e della giuria con la rivisitazione della favola “La cicala e la formica”, aggiudicandosi il Premio Popolare “Alfredo Bartoli”, il famoso latinista scomparso nel ’54. La cerimonia di premiazione si è svolta a Le Piastre, nel rispetto delle norme anticovid.

Di seguito la favola scritta da Armando Iadeluca, vincitrice del Premio “Alfredo Bertoli”:

 

La cicala e la formica

Un’estate afosa, una cicala sfidando il torrido caldo, cantava stoicamente dal ramo di un albero. Quasi tutti gli animali le erano grati per la piacevole compagnia. Infatti tra le creaturine che la circondavano vi era formica sfaticata, ma talmente sfaticata che era stata cacciata dal suo formicaio. Inoltre questa la formica era anche molto scontrosa e antipatica. Un giorno la formica decise che la povera cicala dovesse diventare l’oggetto del suo sfogo giornaliero: “Ma perché canti tutto il giorno? Mettiti al lavoro e procurati un po’ di cibo per l’inverno”.

“Se non te ne fossi accorta, io sono una cicala e come ben sai, ho vissuto diversi anni nella forma di larva al buio sotto terra e purtroppo avrò solo un’estate di vita nella forma di insetto. Quello che posso fare è donare questa mia breve esistenza a tutte le creature che mi circondano” rispose la cicala.

“Ma come non lo sai?” disse la formica nascondendo un ghigno malvagio “Mentre tu eri sotto terra nella forma di larva, a partire da questa estate le cicale vivranno per anni e anni! Ma perché questo accada devi procurarti una tana sicura e riempirla di cibo!”.

“Davvero? Ma io non ho una tana…” disse la cicala con voce triste.

“Fammi pensare…” fece la formica grattandosi con una zampetta la testina “potremmo fare così: ti trasferisci nella mia tana; io ti offrirò ospitalità gratuita e tu procurerai il cibo”.

“Accidenti sei molto gentile! Mi metto subito al lavoro” rispose la cicala.

La povera cicala lavorò ininterrottamente tutta l’estate, riempiendo di cibo la tana della formica. Ma aimè venne l’autunno, e con i primi freddi la sventurata morì.

Al contrario la formica trascorse un meraviglioso inverno al caldo nella sua tana piena di provviste!

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