Ospedale Civile di Avezzano, la testimonianza di un paziente: “Ci sono reparti efficienti”

Avezzano – Durante questo periodo pandemico la situazione sanitaria dell’intero Paese e le enormi difficoltà in cui lavorano gli operatori sanitari sono al centro di grandi polemiche contro il Governo Conte e le Regioni, che sarebbero rei, secondo molti, di non essere riusciti ad organizzare al meglio la sanità pubblica in previsione della seconda ondata della pandemia.

L’attuale situazione emergenziale dovuta al Covid-19 sembra che stia mettendo in seria crisi anche la sanità marsicana. Criticità testimoniata da alcuni gravissimi casi di decessi, avvenuti nei giorni scorsi, all’Ospedale Civile di Avezzano, visitato ieri dal Presidente della Regione Marsilio.

Nella difficoltà del momento emergono però anche storie belle che raccontano la passione per il lavoro e la grande umanità dei medici, degli infermieri e tutti gli operatori sanitari e l’efficienza dei reparti ospedalieri.

E con oggi sono 43 le immunoterapie oncologiche alle quali mi sono sottoposto qui all’ospedale di Avezzano” ci racconta Giammarco De Vincentisdove al di là degli episodi sgradevoli che stanno capitando, un po’ ovunque, in Italia e nel mondo, dove non sono attrezzati come centro di riferimento covid, ci sono anche dei reparti efficienti. Il reparto oncologico e l’utic lavorano in sinergia e mi hanno salvato la vita. Tutt’ora mi seguono, senza farmi mancare nulla. Grazie ai medici e agli infermieri per tutto quello che fanno perché rischiano la loro vita in prima persona per salvare la nostra”.

Oggi sono qui ancora una volta a combattere, tra due fronti, il covid e le mie patologie, oncologica e cardiopatica” continua il cittadino “ma domani sarò a casa e posso proteggermi tra quattro mura. Loro invece sono qui in questo reparto, in questo ospedale, a combattere una guerra senza armi di difesa sicure, tutti i giorni. Li vedo correre, si fanno in quattro, il personale è insufficiente e anche se portano la mascherina, si legge nei loro occhi, la stanchezza, le preoccupazioni, ma nonostante tutto continuano la loro che è una missione, comandata dal cuore. Farei di tutto per potergli restituire un po’ di quanto mi stanno dando, ma mi sento impotente, a volte un po’ in colpa. L’unica cosa che posso fare è continuare a lanciare messaggi e appelli a chi dovrebbe metterli in condizioni di lavorare in un posto sicuro e con i mezzi adatti per svolgere il loro lavoro. Non mancheranno le mie preghiere affinché Dio gli dia tanta salute e la forza per non arrendersi mai. GRAZIE” conclude.

 

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