Avezzano – Non è proprio tutto da buttare. C’è una sanità efficiente che funziona proprio bene, nonostante tutte le negligenze e i ritardi della politica dei partiti, costantemente in affanno, che non riesce a tenere il passo degli eventi in continua evoluzione.
Certe cose però funzionano, e quando succede, nove volte su dieci, dipende dalle persone che fanno la differenza perché credono nel lavoro che fanno. Persone che messe in un certo posto, a svolgere un dato compito, sanno esattamente cosa fare.
È questa la sensazione che si raccoglie dai commenti di chi stamattina si è ritrovato a fare la fila nel presidio della ASL approntato allo scalo merci dell’Interporto di Avezzano, nei pressi del casello autostradale. Un presidio scaturito dall’iniziativa di Gianni Di Pangrazio che ha allentato la pressione sull’ospedale.
All’arrivo una fila ordinata di auto, sotto un cielo terso e il Velino all’orizzonte. Ognuno dei passeggeri a bordo, ha concordato il proprio appuntamento con la Asl, telefonicamente, la settimana prima.
Una mezz’oretta di attesa al drive-through, incolonnati nel serpentone di macchine, e ci si ritrova con l’auto sotto al gazebo, dove due operatrici sanitarie, bardate come astronauti della Soyuz, già pronte con i dati forniti nella telefonata dell’appuntamento, si avvicinano al finestrino con in mano la provetta e l’astina col batuffolo che rovista in fondo alle narici per stanare il malefico covid-19, chissà dove si sarà nascosto.
Intanto sono le 11.25, in perfetto orario sui tempi, proprio come stabilito per telefono, che gli svizzeri ci fanno un baffo. 200 tamponi al giorno per una sola postazione, che saranno diventati 1000 venerdì, mentre la speranza è che per il weekend arrivi il risultato, possibilmente “negativo”
E il pensiero va a quelle operatrici, delle quali si percepisce a mala pena lo sguardo sotto lo scafandro. Fanno il loro lavoro in silenzio, fuori dai clamori dei media, e pensi che c’è un’Italia migliore, che fa il proprio dovere ma non viene mai raccontata abbastanza.