Dal mese di gennaio 1926 fino a novembre, la situazione repressiva e di controllo della stampa si stabilizzò, dopo le severe norme fasciste emanate con la legge del dicembre 1925. In definitiva, venne creata la figura del direttore responsabile, con accresciuta garanzia penale. La federazione nazionale della stampa fu smantellata e, nei primi mesi del 1927, nascerà il «Sindacato Nazionale Fascista dei giornalisti», che attivò un’ampia epurazione dalle redazioni giornalistiche avverse al regime (1).
Tutto questo non impedì la persistenza clandestina in Italia e all’estero di riviste satiriche che si schieravano apertamente contro il fascismo: il Becco Giallo fondato da Alberto Giannini; il Marc’Aurelio, che pubblicò una serie di pungenti vignette mettendo in ridicolo i gerarchi fascisti; Il Travaso delle Idee, un settimanale di largo consenso popolare pubblicato a Roma; Bertoldo, rivista di umorismo e satira diretta dal caricaturista e umorista Giovanni Mosca. Anche il giornale l’Avanti, spesso pubblicò i disegni di Giuseppe Scalarini, definito «una matita alla dinamite» dallo stesso Mussolini. Come era prevedibile, quasi tutti questi caricaturisti subirono la severa censura fascista e alcuni di loro furono arrestati e mandati al confino, altri espatriarono continuando la loro azione occulta.
Non fu così per il caricaturista avezzanese Aldo Pantanelli, appoggiato dalla potente famiglia fascista dell’avvocato Alessandro Resta (drammaturgo di fama europea e organizzatore di eventi culturali nella capitale). Evidentemente, tutto questo fu possibile poiché la «sua arte», a differenza di altri disegnatori satirici, si limitò solo a cogliere tratti somatici caratteristici di personaggi marsicani, senza mettere in risalto esagerazioni o eccessi, che avrebbero sicuramente scatenato le immediate reazioni della riprovazione ufficiale. Inoltre, non osò ritrarre gerarchie politiche troppo importanti, locali, provinciali e nazionali.
Tuttavia, al di là delle indubbie capacità dell’esteta, tali doti furono messe in evidenza dal giornale Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise tra marzo e aprile del 1926, con un titolo a caratteri cubitali che, tra l’altro, annunciava l’esposizione delle caricature di persone importanti in almeno due mostre: la prima presentata alla «Società Operaia» di Avezzano e la seconda presso i locali di «Bottega d’Arte» situati in «Piazza Risorgimento».
Caricature di monsignor Pio Bagnoli e del regio commissario di Avezzano
L’articolo pubblicato dal pubblicista Nicola Amore De Cristofaro, esaltò le doti dell’artista con queste parole: «Le caricature del Pantanelli mostrano poi un lato caratteristico dell’autore. In ogni lavoro si vede giganteggiare la sua personalità individuata di serio e profondo osservatore, di uomo acuto spirito penetrativo, di amorosissimo amante della sua arte che, senza queste doti né il Pantanelli avrebbe potuto avere la padronanza che ha della matita, né avrebbe potuto condurla sì mirabilmente a compimento […] Conosce la scienza della caricatura, la struttura, l’anatomia del corpo umano. Disegna un’azione, un gesto, un’attitudine con meravigliosa facilità. I suoi studi per alterare la fisionomia del soggetto sono stupendi: mani, piedi disegnati nei loro piani più delicati, colle falangi in unione, i loro tendini in condizioni logiche e verissime». Quanto appena scritto dal giornalista, risponde indubbiamente allo stile e ai tratti caratteristici delle sue opere. L’insistenza di Pantanelli, nel presentare i suoi disegni al pubblico, seppur con spiccata modestia, segnò una svolta importante in questa ricerca di trasformazione delle immagini.
Con tratto deciso vivo e immediato, il disegnatore avezzanese mise subito in evidenza le sue doti grafiche, collocandosi per la sua professionalità tra i migliori. Un segno grafico così elegante, personale e inconfondibile da meritare l’ammirazione di potenti famiglie marsicane. Il suo modo di disegnare così innovativo, potente, sintetico metteva in risalto, con pochissimi tratti di pennino, i contorni completi del personaggio preso in considerazione.
Caricatura di Aldo Pantanelli e del cavaliere Gennaro Cerri
Grazie alla sua sensibilità di artista, fu premiato dal pubblico marsicano, che accorse numeroso ad ammirare le caricature dell’autodidatta e a sottoscrivere l’album posto all’ingresso della mostra. Fra le firme più importanti, spiccavano quelle della famiglia Resta, del direttore della Banca del Sud (Arrigo Spina), del cavaliere Gennaro Cerri e di altre notissime autorità fasciste. L’artista, durante una conferenza stampa, incoraggiato da tutti, dichiarò che era sua intenzione esporre le caricature a Roma dove, come ribadì il cronista: «questo giovane dilettante andrà ad aumentare la grande famiglia artistica italiana che sarà orgogliosa di ospitare questo nuovo artista della matita» (2).
Dopo questa fase molto prolifica, del disegnatore avezzanese si perdono le tracce. Non abbiamo trovato seguito della mostra romana. D’altronde, le sue caricature rispecchiavano solo un certo conformismo provinciale classico, privo di quella cattiveria sarcastica ostile agli uomini di regime, che forse lo avrebbe fatto salire alla ribalta della censura. Aldo Pantanelli, dunque, fu una «matita convincente», che però ben si astenne dal colpire in modo ridicolo e pungente personaggi importanti delle gerarchie fasciste.
Ritratti umoristici di Giacomo Palladini e dell’ex sindaco di Avezzano Ercole Nardelli
NOTE
- M.Forno, La stampa del ventennio. Strutture e trasformazione nello stato totalitario, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2005, pp.87-91. Cfr. soprattutto i lavori di V.Ergogna, Pagine Rosse, La parola è a noi! (tempo permettendo), Edizioni F.L.F.A., s.d.(1925 ca.) e di N.Zapponi, Il fascismo nella caricatura, Laterza, Roma-Bari, 1981.
- Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno VIII, Num.595-600, Roma, 18 Marzo – 4 Aprile 1926, L’Esposizione delle caricature di A.Pantanelli. Esposizione personale di caricature in Avezzano.