Ferma in autostrada a 40 gradi, chiusa in ambulanza. L’odissea di una malata oncologica avezzanese

Avezzano. Malata oncologica, appena dimessa dall’ospedale dell’Aquila dove nemmeno aveva potuto ricevere delle cure specialistiche perché le è stato diagnosticato un focolaio di polmonite.

Eppure è rimasta oltre un’ora, ferma in autostrada: l’ambulanza si è rotta.

“Mia madre respirava grazie all’ossigeno del respiratore”, racconta la figlia della donna che era con lei sull’ambulanza, “siamo partite la mattina verso le otto e mezza. Dovevamo andare al San Salvatore per la somministrazione di una terapia specialistica. La terapia non è stata fatta”, continua la figlia dell’avezzanese, “e già questo secondo me è un primo disguido perché ci hanno fatto arrivare fino a L’Aquila per un nulla di fatto. Al ritorno è successo l’indicibile. Storie incredibili che le persone non dovrebbero nemmeno trovarsi a raccontare”.

“Abbiamo sentito un fortissimo rumore”, dice la giovane, “la marmitta rotta mi sembra. Il personale dell’ambulanza è stato gentilissimo e qualificato. Anche loro erano molto frustrati. Ho cercato di rasserenare mia madre e con un piccolo ventilatorino che avevamo portato noi ho provato a farla respirare. Eravamo forse a 40 gradi. Bloccate in ambulanza in piena autostrada. È questo un paese civile? Ma come è possibile una cosa del genere nel 2017? Abbiamo atteso”, conclude, “l’arrivo di un nuovo mezzo, penso sia arrivato da Capistrello. Mia madre e nessun paziente malato in queste condizioni meriterebbe mai un trattamento del genere. Per avere ambulanze nuove che bisogna fare in Italia? Farle acquistare dai privati? È normale? La Asl come usa i soldi? Pagando i compensi dei dirigenti?”

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