Canistro – La Santa Croce sta valutando di informare la Corte dei Conti sul “grave danno erariale” procurato dalla Regione Abruzzo a causa della negazione della proroga fino alla definizione del nuovo bando per la concessione della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro, nei confronti della stessa società che manteneva il diritto ad imbottigliare acqua minerale.
E tutto ciò contrariamente a quanto fatto per la Gran Guizza, del gruppo San Benedetto, con la sorgente Valle Reale di Popoli (Pescara) e San Benedetto in Perillis (L’Aquila), che è da mesi in regime di proroga, anche con i termini scaduti, in attesa di evadere il nuovo bando.
In questa situazione, complici i ritardi nella definizione della concessione di Canistro, assegnata provvisoriamente alla Norda, la preziosa acqua finisce da circa due anni nel fiume Liri.
A rendere nota l’azione è la stessa società dell’imprenditore Camillo Colella, ex concessionaria della sorgente Sant’Antonio Sponga.
L’iniziativa fa seguito alla comunicazione, datata 5 marzo, con cui Iris Flacco, dirigente regionale del servizio Risorse del territorio e Attività estrattive della Regione, ufficializza in una nota alla Norda le molte criticità riscontrate nel progetto industriale e di realizzazione del nuovo stabilimento, sottoposto alla procedura di Valutazione di impatto ambientale.
La Regione chiede chiarimenti e integrazioni di carte relativi alla non aderenza del progetto rispetto a quanto previsto dal bando regionale, e su documenti mancanti sulla sicurezza idrogeologica del sito produttivo lambito dal fiume Liri.
La Santa Croce a fine 2015 si è vista revocare la concessione della sorgente di Sant’Antonio Sponga a causa dell’annullamento del bando della Regione, a seguito di un ricorso del Comune di Canistro. Non avendo ottenuto proroghe, la società ha dovuto interrompere la produzione e licenziare 75 dipendenti avviando un durissimo contenzioso con la Regione.
“Ora anche la Regione si accorge che ci sono problemi – commenta Camillo Colella – ed è costretta ad intimare alla Norda, che ha denunciato l’ente perché a suo avviso il ricorso all’ufficio Via non serviva, di adeguarsi alle prescrizioni di quell’ufficio. Istanze che la Norda non potrà rispettare. Mentre a noi contrariamente a quanto fatto per Gran Guizza relativamente alla concessione della sorgente Valle Reale, è stata negata la proroga. Questo no per noi ha causato un danno erariale e un danno economico all’impresa che perseguiamo penalmente e civilmente”.
“In questo flop siamo stati facili profeti: la Regione ci ha revocato la concessione, – prosegue Colella – ha avuto nei nostri confronti un atteggiamento persecutorio, poi ha indetto un nuovo bando con molte ombre e criticità. Il risultato prevedibile di tutto ciò è stato che l’acqua minerale della Sant’Antonio Sponga, una delle migliori d’Italia, non viene più imbottigliata, e da oltre due anni si perde nel fiume Liri, i lavoratori restano disoccupati, e ora gli stanno scadendo anche gli ammortizzatori sociali, l’erario non incassa più oneri. Soprattutto la nuova attività industriale è ancora all’anno zero. Tutto ciò ha provocato un danno enorme alla collettività, e qualcuno dovrà risponderne penalmente e pecuniariamente. E’ accaduto a Canistro l’opposto che avrebbe dovuto garantire la buona politica, ovvero far tesoro delle sue risorse, creare ricchezza e collaborare in modo fecondo con gli imprenditori che decidono di investire nel territorio”.
La Santa Croce aveva già denunciato i ritardo chiedendo la revoca della concessione alla Norda, per lo sforamento dei termini entro cui andava fatta l’istruttoria della Via.
La Norda infatti ha ritardato la procedura del Via, ritenendola non necessaria, ricorrendo anche al Tar contro la Regione, che invece su questo punto è stata molto ferma. Ora però anche nella procedura Via tardivamente istruita si riscontrano problemi, come si legge nella nota della dirigente Flacco, che si aggiungono alle difficoltà denunciate dalla Norda per acquisire, eventualmente attraverso esproprio, i terreni per realizzare il nuovo stabilimento.
“E’ evidente – incalza ancora Colella – che si stanno violando le norme e si stanno clamorosamente sforando le tempistiche per l’assegnazione definitiva della concessione e l’avvio della produzione, da cui dipende anche il ritorno al lavoro dei nostri ex dipendenti, che la Norda si è impegnata a riassumere almeno in parte. La verità sta venendo a galla, e con essa l’assurdità del piano messo in campo, dopo la nostra estromissione, in primis dalla Regione Abruzzo, in particolare dal vice presidente Giovanni Lolli, dal sindaco di Canistro Angelo Di Paolo, e dal vice sindaco, Ugo Buffone”, conclude Colella.