Tutto quello che avreste voluto sapere sulla criptoeconomia

Dal baratto al bitcoin, l’evoluzione e la rivoluzione delle monete digitali spiegate in semplici passaggi

Avezzano. Se ritenete di non avere gli strumenti o l’adeguata preparazione tecnica per comprendere i meccanismi delle criptovalute e dei sistemi informatici che ne regolano l’emissione, la circolazione e il valore, niente paura: da oggi un libro vi spiegherà cosa sono e come funzionano le monete digitali, dai processi storici ai dettagli più specialistici, dai vantaggi alle applicazioni.

“Dal baratto al bitcoin, l’oro del XXI secolo” è un’agile sintesi a firma di Biagio Solimeo, giurista d’impresa avezzanese con la passione per la moneta; uscito il 9 marzo in versione a stampa per l’editore Youcanpress e in ebook, è disponibile su Amazon.

Il principio è rivoluzionario e riguarda il potenziale sovvertimento dell’intero sistema finanziario: «i cittadini devono essere proprietari dei soldi che guadagnano con il proprio lavoro, mentre ora sono le banche che emettono moneta a debito, cioè denaro da restituire in gran parte sottoforma di tasse e interessi invece che essere investito in servizi e strutture o ridistribuito equamente», spiega Solimeo. Le politiche monetarie dettate dalla Bce dopo Maastricht vanno infatti in questa direzione: le banche detengono il denaro e lo concedono secondo criteri sempre più stringenti, decidendone i tassi ed esigendo garanzie reali in cambio di una moneta che invece non ha alcun valore intrinseco rispetto a quello nominale. Un “divorzio” tra economia reale e mercati finanziari che risale al decreto del presidente Usa Nixon del 1971, una «operazione imponente» grazie alla quale le banche centrali possono d’ora in poi emettere liberamente denaro senza corrisponderne allo Stato il controvalore in oro: una moneta che “si crea dal nulla” come la luce biblica di cui prende il nome: fiat (lux).

Per sottrarsi a questo sistema di predominio delle banche centrali, però, nell’ultimo decennio si è mosso qualcosa nelle maglie della rete. Nel 2009 un gruppo di hacker anonimi sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, probabilmente esperti di economia e crittografia, hanno progettato una tecnologia totalmente innovativa che si chiama “blockchain”, una catena di blocchi di codice, attraverso cui la rete “premia” chi riesce a risolvere delle operazioni e sbloccare l’anello successivo. La ricompensa consiste nell’emissione di bitcoin o btc, una valuta digitale che immessa sul mercato acquista valore.

I risultati dell’esperimento sono sorprendenti: il primo caso noto è stato quello di uno studente norvegese che per preparare la tesi in crittografia nel 2009 aveva acquistato bitcoin per il valore (di allora) di 27 dollari per veder lievitare nel giro di 6 anni il proprio investimento fino a 800mila $.

La catena di enigmi numerici però non è infinita, e via via le operazioni si fanno più complesse da richiedere ormai dei server dedicati giorno e notte a generare gli algoritmi che trovano la chiave giusta, cosa impossibile da svolgere con le potenze di calcolo del proprio pc di casa. Si è deciso quindi che l’emissione verrà interrotta al raggiungimento dei 21 milioni di pezzi.

Più diventa difficile “estrarre” le criptovalute dalla rete, più aumenta il loro valore: se all’inizio un btc valeva pochi centesimi di dollari, ora ne vale 8mila, con punte di 20mila a ottobre-novembre scorso, e chi ha investito acquistandoli “in tempi non sospetti” ora detiene una fortuna.

Esistono altre monete virtuali oltre il btc: l’ether ad esempio, del valore attuale di circa 600 $, emesso dal primo computer “che non esiste”, non risiede in nessun luogo fisico ma è composto da tutti i pc utenti connessi; o il ripple, una valuta adottata da alcune banche nel 2013 per garantire il trasferimento istantaneo di fondi e rendere veloci e a costo quasi zero le transazioni.

I vantaggi sono moltissimi: le criptovalute nel tempo non perdono il loro valore, non sono soggette a inflazione, le transazioni sono economiche, veloci e anonime (è pubblico il tracciato, ma non chi invia o riceve); inoltre sono legalmente riconosciute perché non soggette a frode, in quanto la violazione del sistema sarebbe subito visibile.

Il futuro è già qui? Le applicazioni pratiche possono essere molte e convenienti, e mentre a Roma un’agenzia immobiliare è stata la prima al mondo ad accettare pagamenti in criptovalute e anche Amazon ha riconosciuto il btc per la spedizione della sua merce, proviamo a ipotizzare insieme all’autore uno scenario futuribile dove il denaro esisterà solo nel “wallet” (portafoglio digitale) del suo proprietario: «Immagina di essere nel 2020. Entri in un taxi e c’è un’app che attiva uno “smart contract” che ne regola la corsa». Il denaro virtuale si “sblocca” una volta giunti a destinazione, con tutte le garanzie per tassisti e utenti.

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