Marsica – La scrittura ha origini preistoriche ma si può considerare il popolo dei Sumeri come il vero inventore. Le prime tavolette di creta sono state rinvenute durante gli scavi archeologici nei pressi della città di Uruk, nell’odierno Iraq, e sono databili all’incirca al 3200 a.C. I Marsi non sono stati diversi dai popoli che li hanno preceduti ed anch’essi avevano la loro scrittura ed il loro idioma linguistico.
La lingua marsa era una varietà dialettale della lingua umbra, parlata nell’area abitata dall’antico popolo italico dei Marsi nel I millennio a.C. Fa parte dei dialetti sabellici. I dialetti sabellici erano un insieme di dialetti appartenente alle famiglia osco-umbra ma distinti dalle lingue più note e attestate del gruppo, l’osco e l’umbro. Erano lingue indoeuropee e di esse rimangono scarse testimonianze, risalenti alla seconda metà del I millennio a.C. Tra i dialetti sabellici si contano: quelli considerati più vicini all’osco che sono il dialetto marrucino, il dialetto peligno e il dialetto sabino.
Quelli considerati più vicini all’umbro: il dialetto marso; l dialetto piceno; il dialetto volsco. Quelli dalla categorizzazione dialettale incerta, a causa dell’esiguità delle testimonianze: il dialetto vestino; il dialetto equo; il dialetto ernico. In passato si è ritenuto che le lingue osco-umbre costituissero un ramo di una famiglia indoeuropea più ampia, quella delle lingue italiche, composta anche dal latino, dal falisco e da altre lingue affini e parallela a quella celtica o germanica. Le lingue e dialetti osco-umbri dei quali si è conservata testimonianza sono: la lingua osca, parlata nella regione centro meridionale della Penisola italiana da Osci, Sanniti e Lucani, alla quale sono considerati particolarmente vicini delle varianti quali: lingua marrucinala lingua peligna; la lingua sabina, presto assorbita dal latino.
La lingua umbra (da non confondere con i moderni dialetti umbri), parlata nella regione centro settentrionale della penisola. Più vicini all’umbro sono: la lingua volsca; la lingua picena meridionale; la lingua marsa. Una tra le principali fonti di conoscenza della lingua marsa è la lamina di Caso Cantovios, iscrizione in lingua marso-latina, con tratti riferibili alla lingua marsa, risalente al III secolo a.C. L’iscrizione di Caso Cantovios è un’epigrafe in lamina bronzea che rappresenta insieme al bronzo di Antino, anch’esso un’epigrafe, una della principali fonti di conoscenza della lingua marsa, una varietà dialettale estinta della lingua osco-umbra parlata dal popolo italico dei Marsi.
Rinvenuta nei pressi del sito archeologico della città-santuario di Lucus Angitiae, vicino alla contemporanea Luco dei Marsi, in occasione delle opere di bonifica della piana del Fucino che hanno seguito il prosciugamento dell’ex lago voluto da Alessandro Torlonia, portato a termine nella seconda metà del XIX secolo e ufficialmente dichiarato nel 1878. La lamina ha fatto parte della ricca collezione Torlonia ospitata nel museo romano. L’iscrizione è riconducibile al III secolo a.C., per la precisione intorno al 294 a.C., anno in cui fu combattuta la terza guerra sannitica. La sottile lamina che faceva parte di un cinturone sannitico presenta lettere battute dal ferro. Rappresenta una dedica votiva dei compagni del comandante marso, Il testo è riportato di seguente:
“Caso Cantovio
s Aprufclano cei
p(ed) apur finem (e)
Calicom en ur
bid Casontoni a
socieque dono
m Atolero Actia
pro l(ecio)nibus Mar
tses”.
Il bronzo di Antino invece riporta il seguente testo:
“Pa. Vi. Pacuies. medis
Vesune. dunom. ded
Ca. Cumnios. Cetur”