Avezzano – Arrivano le reazioni sulla vicenda che ha visto il nome di Giovanni Legnini, candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Abruzzo, annotato nell’agenda di Luigi D’Agostino.
La Guardia di Finanza, infatti, durante una perquisizione a Luigi Dagostino, l’imprenditore ex socio del papà di Matteo Renzi accusato di corruzione, ha sequestrato due agendine, nelle quali erano annotati con dovizia di particolari incontri, viaggi, cene e somme di denaro destinate ai vari nomi, scrive l’ANSA.
Tra questi risalta, oltre a Luca Lotti e Tiziano Renzi, anche Giovanni Legnini, che allora ricopriva la carica di vicepresidente del Csm.
Tra questi risalta, oltre a Luca Lotti e Tiziano Renzi, anche Giovanni Legnini, che allora ricopriva la carica di vicepresidente del Csm.
<<In queste ore apprendiamo dalla stampa fatti che, se confermati, sarebbero di una gravità inaudita. Il nome di Giovanni Legnini, che oggi si presenta davanti agli abruzzesi come candidato del Pd, appare nell’inchiesta che ha condotto all’arresto dei magistrati Savasta e Nardi. Come ci è finito lì? Si faccia subito chiarezza>>, dichiarano in una nota la deputata Valentina Corneli e il senatore Gianluca Castaldi del MoVimento 5 Stelle.
<<Non sappiamo e non dobbiamo dire noi se Legnini abbia avuto o meno a che fare con tangenti e con affari loschi. Ma chiediamo che venga fatta immediatamente luce sulla vicenda. L’Abruzzo deve scegliere i propri rappresentanti e deve sapere la verità, qualunque essa sia>>, così concludono Corneli e Castaldi del MoVimento 5 Stelle.
<<Non sappiamo e non dobbiamo dire noi se Legnini abbia avuto o meno a che fare con tangenti e con affari loschi. Ma chiediamo che venga fatta immediatamente luce sulla vicenda. L’Abruzzo deve scegliere i propri rappresentanti e deve sapere la verità, qualunque essa sia>>, così concludono Corneli e Castaldi del MoVimento 5 Stelle.
<<L‘attacco che mi viene rivolto dalla Lega abruzzese e dal Movimento 5 Stelle è chiaramente strumentale>> si difende Legnini <<Non c’è alcuna grana che mi riguardi e a scriverlo è lo stesso Giudice delle indagini preliminari nell’ordinanza di arresto di due magistrati pugliesi>>.
L’ex vicepresidente del CSM spiega:<<“Legnini”, annota il Gip nell’ordinanza pubblicata oggi dall’Ansa, “non era previamente informato o comunque a conoscenza” della presenza di uno dei due Giudici indagati e del suo amico imprenditore alla cena alla quale ero stato invitato”. E se avessi saputo della loro presenza, certamente non sarei andato a quella cena privata con 30 persone a casa di un mio ex collaboratore. Peraltro, come risulta dagli atti di indagine, trattai con molta freddezza il magistrato in questione, nei cui confronti pendeva un procedimento disciplinare, proprio perché irritato dal suo tentativo di avvicinarmi. Ciò riferii quale testimone alla Procura di Firenze che stava svolgendo le indagini.
La vicenda, per quel che mi riguarda, si è chiusa lì>>.
La vicenda, per quel che mi riguarda, si è chiusa lì>>.
Legnini conclude: <<Si tratta di una notizia vecchia, già nota e chiarita sette mesi fa ed ora la Lega intende cavalcarla e strumentalizzarla solo per ragioni elettorali, non avendo altro cui aggrapparsi, logicamente anche il Movimento 5 Stelle si è accodato e questo si commenta da sé>>.
Le smentite e le prese di distanza di Legnini fanno però controbattere Sara Marcozzi, l’ esponente del M5s candidato alla presidenza della Regione Abruzzo.
<<Ascoltare da un ex Vicepresidente del CSM una serie continua di “Io non sapevo”, “Se avessi saputo non sarei andato”, “Sono stato freddo nei loro confronti”, sono scuse frettolose e maldestre. La difficoltà evidente di Legnini si palesa quando tenta affannosamente di sminuire una notizia rilanciata da tutte le agenzie di stampa spacciandola per un attacco dei suoi avversari politici>> dichiara la candidata pentastellata.
Continua la Marcozzi:<<A questa vicenda grottesca si aggiunge quanto riferito da Alessandro Lanci, suo candidato, che ha attribuito a Legnini un emendamento alla finanziaria del 2016 sul limite delle 12 miglia per le trivellazione petrolifere, nonostante in quel momento Legnini fosse già al CSM>>.
<<Tutte questioni>> spiega<< che lascerebbero intendere una commistione tra politica e istituzioni gravissima: il superamento disinvolto e sistematico del principio di separazione tra i poteri, uno dei principi fondamentali dello stato di diritto e della democrazia liberale.
Il tutto mentre il candidato di centrosinistra continua a recitare, come una nenia, gli slogan sul cambiamento, sulla novità o l’aria nuova. La realtà è che ha ricandidato con se tutta la giunta regionale D’Alfonso, nel segno della più totale continuità nei modi e nelle persone>>.
<<Tutte questioni>> spiega<< che lascerebbero intendere una commistione tra politica e istituzioni gravissima: il superamento disinvolto e sistematico del principio di separazione tra i poteri, uno dei principi fondamentali dello stato di diritto e della democrazia liberale.
Il tutto mentre il candidato di centrosinistra continua a recitare, come una nenia, gli slogan sul cambiamento, sulla novità o l’aria nuova. La realtà è che ha ricandidato con se tutta la giunta regionale D’Alfonso, nel segno della più totale continuità nei modi e nelle persone>>.
<<Legnini>> conclude la candidata del Movimento 5 Stelle <<rappresenta in tutto e per tutto l’ancien règime che si nasconde dietro a liste civiche che col civismo non hanno niente a che fare. Gli abruzzesi meritano di più di questa continua pantomima e sono sicura che il 10 febbraio lo dimostreranno nelle urne>>.