Luco Dei Marsi – Mentre sappiamo abbastanza sul ruolo femminile nel mondo greco, etrusco e romano, in quello italico e paleoitalico non abbiamo fonti dirette, ma solo ciò che l’archeologia ci sta rivelando in questi ultimi anni.
Questo il tema trattato nella conferenza che il Prof. Giuseppe Grossi terrà domenica 27 Gennaio alle ore 16:30, nei locali della Società Operaia di Mutuo Soccorso a Luco Dei Marsi
Il mondo greco fu esclusivamente legato alla figura del maschio, una vera e propria misoginia che si trasmise, il più delle volte, anche alle altre culture mediterranee che vennero a contatto col mondo ellenico. Gli Etruschi o Rasenna (nella loro lingua), mostrarono un rapporto più egualitario fra i sessi con una maggiore importanza della donna nel mondo familiare.
Le numerose critiche degli scrittori greci e romani nei confronti delle libertà delle donne etrusche, la loro fattiva partecipazione attiva nei banchetti insieme a maschi, le sepolture femminili ricchissime e i famosi sarcofagi “degli Sposi”, dimostrano pienamente l’aspetto più emancipato della donna etrusca. Una via di mezzo fu l’atteggiamento romano verso il mondo femminile, soprattutto per l’apporto della componente italica sabina: in piena età imperiale le donne romane godettero di una libertà mai vista nell’età precedente con una maggiore indipendenza dal potere maschile.
Sul finire dell’Impero romano e l’avvento del Cristianesimo paolino, ci fu un riemergere della misoginia grazie alla predicazione dei “Padri della Chiesa” romana; un risorgere di un atteggiamento di subalternità durato, in Italia, fino alla Legge sul Divorzio (1970) e l’abolizione del Delitto d’Onore e Matrimonio Riparatore (1981).
Il mondo paleoitalico (IX-VI secolo a.C.) e italico (V-III) fucense, tramite lo scavo archeologico, sta portando alla luce un diverso atteggiamento del mondo appenninico centrale nei confronti della donna. Le sepolture mostrano ricchi corredi femminili e la loro centralità nei grandi tumuli familiari con oggetti di prestigio, come gli elaborati dischi-stola, in cuoio e lamina di bronzo decorata da incisioni e trafori, portati sul basso ventre.
Oltre ad essere legate, come in tutte le culture mediterranee, all’arte della filatura, le donne fucensi e poi quelle marso-eque, mostrano evidenti segni di potere all’interno di una comunità di agricoltori guerrieri e mercenari: non ha caso, la divinità principale dell’ethnos marso-equo è una donna, una dea-maga Anctia (Angizia) che presiede a tutte le sfere dell’umano locale. Con l’inserimento dei Marsi nel mondo romano, dal II al I secolo a.C., queste caratteristiche originali si perdono nella globalizzante cultura latina.