“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà” così scriveva PIER PAOLO PASOLINI nella sua “DIALETTO E POESIA POPOLARE”
Il dialetto rappresenta l’espressione dei nostri sentimenti, della nostra gente e del nostro territorio.
Il vocabolario che presentiamo il 4 gennaio 2019, non è il primo e non dovrà essere nemmeno l’ultimo, tentativo di recuperare la nostra lingua.
E’ risaputo anche che, molto spesso, nella letteratura Abruzzese a far data dal 1500, esattamente al periodo in cui il volgare Fiorentino s’impose più nettamente nelle lingue ufficiali degli scrittori, rilegando, tutti gli altri volgari al “Rango” ossia a idiomi secondari o di parlate locali.
E’ qui che nasce il dibattito tra il letterato e il parlato.
Il letterato tende a diventare” lingua” italiana espressione delle classi e della gente colta, mentre l’altro a rimanere in uso nelle classi meno colte.
Sta di fatto che dal 1500 al 1800 la letteratura Italiana è indirizzata alla fiorentinità e alla toscanità, salvo qualche eccezione.
Va detto, che nel 1600 si afferma il napoletano, mentre nel 1700 si ha una parentesi siciliana.
In Abruzzo la situazione è più o meno la stessa, bisogna attendere il 1800 per avere una letteratura abruzzese.
A questo punto è la poesia dialettale a dominare il campo letterario, del nostro Abruzzo.
Nel nostro caso trattandosi di vocaboli locali, la nostra traduzione, può non dare il meglio ma, dice il Finamore “in tutti i nostri componimenti dialettali è l’uomo che esprime i propri sentimenti, non il letterato e per questo che non sono da ricercare finezze”.
Il Campana osserva che il dialetto non deve andare oltre certi confini.
E’ vero e risaputo che la “ parlatura paesana “non è cosa facile ed è per questo che ho voluto citare alcuni paesani che pure si sono cimentati a scrivere in lingua opiana, che troverete riportati nella bibliografia del volume.
Giammarco dice che non ci sono linee poetiche locali e come dice il Saltarelli non vi è una “grammatichiana” a proposito.
Di Gravio parlando del dialetto dice che la poesia dialettale, non è il nostro caso, si distingue in tre momenti.
Il primo va alla scoperta della Provincia, il secondo alla scoperta della Regione e il terzo alla scoperta dell’Italia con lo sguardo all’Europa.
Va detto che in Abruzzo non vi è una capitale del dialetto, ma la zona Teatina può vantare questo primato.
Vi è da dire per quanto riguarda la dialettologia opiana, bisognerebbe raccogliere tutte le opere, in modo da agevolare la ricerca e l’utilizzo da parte degli studiosi e da parte degli studenti interessarti.
Il dialetto, in Abruzzo e in Italia post unitaria è venuto riacquistando il suo ruolo e spazio naturale.
Prima di chiudere il mio intervento, lasciatemi ripetere ancora una volta, che occorre recuperare, fino a quando si è in tempo, tutti gli scritti in prosa o in poesia che parlano del nostro paese che è OPI.