Di seguito pubblichiamo il contenuto ufficiale della delibera del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e gli ultimi aggiornamenti sulla ricerca dei cuccioli.
Così nella delibera:
Il Consiglio Direttivo si è riunito d’urgenza per valutare gli adempimenti connessi all’uccisione dell’Orsa Amarena. Il Presidente prima di dare la parola al Direttore ha esposto alcune considerazioni espresse in una nota allegata.
Sono tempi fuori di sesto i nostri. Tempi cupi, nei quali la civilizzazione, che corrisponde malauguratamente a uno “strato sottile”, come ci ricordava Sigmund Freud, viene rimessa continuamente in discussione. La guerra in Ucraina, le morti sul lavoro, le esplosioni di violenza generate da un nonnulla o da pretesti assolutamente futili nella nostra vita di tutti i giorni e la violenza sulle donne. E – l’accostamento non deve sembrare incongruo – l’assassinio a fucilate dell’orsa Amarena, che era coi suoi cuccioli, a San Benedetto dei Marsi, in un territorio esterno al Parco Nazionale e all’Area Contigua. Uccisa irresponsabilmente all’insegna di quel mix di violenza ingiustificata e piagnisteo autoassolutorio che, purtroppo, costituisce un altro segno dei tempi dei tanti, troppi balordi presenti nell’Italia contemporanea.
L’orsa, va ricordato, non aveva mai generato problemi all’uomo, e quando aveva prodotto qualche danno ad attività agricole o zootecniche, il Parco si era sempre prontamente attivato per indennizzarle. Nel dramma, l’emozione che suscita questo delitto nell’opinione pubblica ci dice che, nonostante tutto, sono tanti e tante i nostri concittadini consapevoli e dotati di una giusta sensibilità nei confronti degli ecosistemi. Coloro che vogliono vivere in armonia con quella natura di cui siamo parte integrante e non un infestante prevaricatore.
È importante notare che spesso le comunità all’interno di parchi nazionali o riserve naturali, di cui la nostra è espressione privilegiata, c’è una maggiore consapevolezza ambientale e un impegno per la conservazione. Questa sensibilità, anche grazie al grande lavoro congiunto di aree protette e ONG, è molto diffusa ormai anche in tanti territori esterni a parchi e riserve come emerge chiaramente dai fatti che accadono quotidianamente. Tuttavia, proprio in queste realtà, possono ancora verificarsi problemi di convivenza, legati a molteplici fattori, ivi compresi eventi tragici come il delitto appena subito. Sicuramente la sensibilizzazione e l’educazione delle comunità, soprattutto nelle aree esterne a parchi e riserve, risulta determinante per contribuire a mitigare questi contrasti. Dopo tanto tempo, raccogliendo anche i frutti di questo avanzamento prezioso della coscienza generale del Paese, la classe politica ha inserito la difesa dell’ambiente nella nostra Carta costituzionale, valorizzando quel lavoro che da cento anni il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise svolge per tutelare gli ecosistemi, le specie animali e vegetali, e la stessa cultura del territorio, promuovendo la conoscenza e tramite essa una maggiore consapevolezza del rispetto della natura. Eppure, come mostra la tragedia delle scorse ore, basta poco per proiettarci tutti all’indietro, in uno stato di natura dove, a rivelarsi ferino e belluino, è l’uomo, e non certo l’orsa Amarena, che nulla faceva di pericoloso.
Il Direttore riferisce in merito ai fatti:
L’episodio dell’uccisione dell’orsa Amarena, una femmina di orso marsicano di circa 10 anni, si è verificato nel territorio del Comune di San Benedetto dei Marsi (AQ), nella Marsica fucense orientale, fuori dai confini del Parco e dalla sua Area Contigua a seguito di un colpo di fucile da caccia. (o forse più, ma tutto questo sarà accertato dalla necroscopia a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo e dalla perizia balistica connessa).
Il responsabile è un cittadino italiano del luogo, Andrea Leombruni, che all’arrivo della pattuglia di Guardiaparco si è autodenunciato, dichiarando di aver sparato all’orso all’interno del cortile della sua abitazione dove l’orsa, con due cuccioli dell’anno al seguito, era entrata per predare polli e galline.
La pattuglia di Guardiaparco era in zona nell’ambito di un servizio coordinato con i Carabinieri Forestali proprio per assicurare controllo e vigilanza in un’area dove l’orso non è presenza abituale, anche se nei giorni scorsi era stato più volte avvistato, con denuncia dei danni a orti e pollai al Servizio di Sorveglianza. La pattuglia si è trovata davanti all’abitazione del sig. L.A. nell’immediatezza dei fattoi ed ha immediatamente allertato il Dr. L. Gentile del Servizio Veterinario del Parco per provare a portare soccorso all’orsa, ferita ed agonizzate, oltre che allertare il 112 per avere personale operante per gli atti di Polizia Giudiziaria, non potendo gli agenti del Parco operare in quanto fuori del proprio ambito di competenza.
Nel giro di alcuni minuti l’orsa si era portata verso il cancello di ingresso dove è poi morta prima che sul luogo arrivasse la squadra del veterinario del Parco, che ne ha potuto solo constatare la morte.
Gli accertamenti hanno consentito di rilevare che l’uomo ha sparato con un calibro 12 sovrapposto, regolarmente detenuto, mentre è da verificare il tipo di munizione utilizzata: palla unica (vietata per legge, e quindi aggravante al fatto) o munizione spezzata. Altro aspetto da chiarire sono le condizioni in cui sono maturati i fatti, giacché l’uomo ha dichiarato di essersi spaventato, ma ha avuto comunque il tempo di prelevare il fucile da caccia e le munizioni, che dovrebbero essere custodite in due armadi blindati separati, uscire nel cortile di casa e sparare. Tutte circostanze che sono oggetto di indagine a cura dei militari dell’Arma della locale Stazione Carabinieri e della Procura di Avezzano.
Oltre alla morte della femmina di orso la preoccupazione ora è rivolta ai due cuccioli della stessa, di circa 8 mesi di età, che dopo un primo momento in cui sono rimasti nei pressi dell’abitazione del sig. Leombruni, si sono dileguati nelle campagne circostanti e che sono oggetto di ricerca da parte del personale del Parco per valutare, d’intesa con ISPRA, se rimetterli subito in natura, comunque dopo aver valutato le condizioni fisiche generali, o se destinarli ad un programma di recupero in cattività sulla scorta dell’esperienza dell’orsa Morena. Il tutto secondo il protocollo operativo e le indicazioni che saranno concordate con ISPRA. La cattura risulta particolarmente complicata non solo per le condizioni ambientali che caratterizzano l’area (campi di mais, coltivazioni, capannoni industriali, infrastrutture urbane), ma anche perché è impossibile utilizzare i metodi ordinari (lacci Aldrich, tube trap o teleanestesia), potendo ricorrere solo a gabbie di cattura con esche alimentari e olfattive) ed eventualmente reti se dovessero ricorrere le condizioni.
Il Consiglio si associa alle considerazioni iniziali del Presidente e prende atto della relazione del Direttore.
Il Consiglio ringrazia il personale per lo sforzo profuso nel tempo per la conservazione del patrimonio animale del Parco e per l’impegno che metterà nella ricerca dei cuccioli.
Il Consiglio invita le amministrazioni del Parco e dei Comuni contigui a rafforzare l’inderogabile impegno comune per la gestione della convivenza possibile tra uomo e natura.
Il Consiglio chiede alla cittadinanza e agli ospiti del territorio di continuare nel proprio impegno per la salvaguardia che solo in pochissimi momenti ha vacillato nei cento anni di storia.
Il Consiglio delibera la costituzione di parte civile all’emergere delle responsabilità”.
RICERCA DEI CUCCIOLI
“Dopo l’uccisione di Amarena giovedì notte, gli sforzi si sono concentrati sulla ricerca dei due cuccioli, nell’attesa di avere i risultati della necroscopia e della perizia balistica che faranno sicuramente luce sulla reale dinamica dei fatti che hanno portato alla morte di Amarena. Si sta lavorando da tre giorni in un ambiente non proprio facile: la periferia orientale del Fucino, dove tra coltivazioni, campi di mais, capannoni e la vastità del territorio non è certo facile trovare due cuccioli di circa 8 mesi che possono facilmente nascondersi in mezzo alle sterpaglie, le coltivazioni e che sono fortemente spaventati perché hanno perso la mamma.
Sono stati avvistati sempre di notte, ma i tentativi di cattura, con diversi strumenti, ad ora, non hanno dato i risultati sperati. C’è dà dire anche che nelle ore immediatamente successive al fatto, la zona è stata presa d’assalto da curiosi di ogni tipo, con veri e propri raid lungo le strade del paese e non solo. Per fortuna ieri l’ordinanza del Sindaco di San Benedetto dei Marsi ha introdotti limitazioni alla circolazione e all’inseguimento, e la situazione si è un po’ calmata.
La cattura è oltremodo difficile perché stiamo parlando di due orsi che non è possibile catturare coi metodi tradizionali, laccio di Aldrich, trappola a tubo o teleanestesia, e non li si può prendere come se fossero due cuccioli di cane o di gatto. Bisogna prenderli, riducendo al massimo lo stress (visto che sono spaventati) per poter capire le condizioni di salute generale e decidere il dà farsi.
Stiamo operando secondo i protocolli operativi approvati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, previo parere di ISPRA, con cui siamo in continuo raccordo, ed abbiamo anche contattato tecnici internazionali, esperti di recupero di cuccioli orfani, con cui negli anni ci siamo confrontati. È sicuramente una corsa contro il tempo e per questo è facile immaginare lo stato d’animo con cui tutti i, Guardiaparco, i biologi, i veterinari, i Carabinieri e i Carabinieri Forestali stanno lavorando.
Vi terremo informati di ogni sviluppo e valutazione della situazione, mentre concludiamo per dirvi che venerdì scorso, si è riunito d’urgenza il Consiglio Direttivo del Parco che ha analizzato i fatti e deliberato quanto riportato in allegato.