Botte e testata in faccia a un giovane carabiniere, condannato

Confermata la pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione

Avezzano – È stata confermata dalla Corte d’Appello dell’Aquila la sentenza di condanna alla pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione, inflitta dal Tribunale Monocratico di Avezzano nei confronti di D.A. D., trentatreenne marsicano classe ’83, per lesioni gravi ai danni di un giovane carabiniere, in servizio presso altra Compagnia dell’Arma.

I fatti risalgono alla notte del 19 settembre del 2009, quando il militare, libero dal servizio ed in borghese, nel pieno centro della cittadina avezzanese, insieme ad alcuni colleghi, era intervenuto per sedare una lite insorta tra l’imputato D.A. D. ed il titolare di un noto esercizio pubblico sito in via Corradini ad Avezzano.

Il giudizio di primo grado aveva condannato D.A. D. alla pena di anni 3 e mesi 2 di reclusione oltre al pagamento delle spese di giudizio e del risarcimento del danno sofferto dalla persona offesa a seguito dell’aggressione. Il Giudice del Tribunale di Avezzano, escussi i testi del P.M., della difesa e della parte civile costituita, rappresentata dall’Avv. Roberto Verdecchia, aveva inoltre disposto il rinvio degli atti alla Procura competente per i testi addotti dalla difesa, per i quali si procede per il reato di falsa testimonianza.

Il militare, come emerso dall’istruttoria dibattimentale e sulla scorta della perizia esperita dal consulente tecnico del pm., il Dr. Tiburzi risultava essere stato colpito con una testata al volto e con pugni, a seguito dei quali gli veniva diagnosticato “l’indebolimento permanente della funzione respiratoria a causa ed in conseguenza della substenosi della narice destra ed una menomazione funzionale del IV dito della mano dx”.

La Corte d’Appello ha confermato quanto incontrovertibilmente emerso nel corso del giudizio di primo grado: strada in salita per la difesa di D.A. D., rappresentata dall’Avv. Antonio Pascale, al quale non resterà che l’ultima chance del ricorso dinanzi la Corte di Cassazione al fine di veder ridurre, quanto meno, le conseguenze dannose della condotta del suo assistito.

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