Tutta la Marsica esulta per la conquista dell’Impero durante le cerimonie della leva fascista (maggio 1936)

Vari studiosi «italiani e stranieri (e già all’epoca alcuni settori politici della sinistra internazionale e dell’emigrazione antifascista), hanno sostenuto che la vera ragione dell’aggressione mussoliniana all’Etiopia andrebbe ritrovata nella grave situazione e nelle contraddizioni economico-sociali dell’Italia nel 1934-35». Secondo il parere dello storico Franco Catalano, solo la prospettiva della guerra: «avrebbe potuto rimettere in moto il sistema economico italiano mediante le commesse belliche alle industrie». Insomma, un vero e proprio rilancio del regime scosso dalla crisi economica per «glorificare il Duce e distogliere di conseguenza l’attenzione del pubblico dai problemi interni» (1).

La guerra terminò in sette mesi e, il 9 maggio 1936, da Palazzo Venezia il duce annunciò agli italiani e al mondo, con la consueta enfasi propagandistica: «L’Impero fascista è fondato. I territori e le genti d’Etiopia sotto la sovranità dell’Italia. Oggi 9 Maggio XIV anno dell’Era fascista». Gli fece eco il giornale Il Messaggero, con titoli a carattere cubitali, che annunciò, subito dopo, il riconoscimento e il plauso della Germania e della Francia: «L’Impero fascista sorto nella luce della Vittoria suscita l’ammirazione del mondo per la sua potenza militare e civile» (2).

Nel frattempo, la città di Avezzano, pochi mesi prima dell’importante evento (quando ancora era in atto il rito delle fedi donate per la patria), aveva proposto alle autorità superiori: «L’opportunità di istituire ad Avezzano un distaccamento della Milizia della strada, nell’interesse e del commercio e dell’agricoltura di questa zona vastissima ed importante, che ha per suo centro geografico la città». Tutto questo per evitare e sostituire la lentezza e i ritardi della milizia aquilana: «tenuto poi conto, che il traffico sulle nostre strade è fatto, in modo preponderante, a trazione animale, e che quindi i conducenti sono contadini, ai quali nessuna patente di abilità viene rilasciata per poter condurre cavalli e buoi». Occorreva correggere subito il comportamento delle popolazioni rurali del circondario: «lungo le strade della Marsica, verso Rocca di Mezzo, Parco Nazionale d’Abruzzo, Cicolano, fino ai confini di Frosinone e Rieti» (3).

Il 26 maggio del 1936, invece, tra le solenni cerimonie organizzate nella Marsica e in tutto l’Abruzzo per celebrare il XXI «Annuale dell’Intervento e della Leva fascista», prestarono il servizio d’onore reparti di bersaglieri, di militi della 132ª legione, un manipolo di militi ferroviari e un drappello di balilla. Tutti i battaglioni, agli ordini «del valoroso seniore cav. Spallone, Comandante della Legione di Avezzano, si sono adunati per una esercitazione tattica che è riuscita brillantemente. A sera i reparti compatti e disciplinati si sono schierati presso il Monumento dei Caduti e quivi sono stati passati in rivista dallo stesso comandante della legione». Come condizione necessaria per mantener viva una fede collettiva, soprattutto dopo le schiaccianti vittorie dell’esercito italiano in Africa, il segretario politico Umberto Iatosti ricordò a una folla straripante il discorso del duce. Poi, l’opera balilla depose la solita corona di fiori ai caduti e tutte le organizzazioni sfilarono davanti al palazzo del tribunale in assetto di guerra. Nella chiesa di San Giovanni si celebrò «Un solenne ufficio funebre per l’eroico caduto in Africa orientale, Tenente Nello Orlandini Barnaba» (4). 

Gli scenari che si stavano profilando in Africa furono diversi e, mentre il generale Rodolfo Graziani si trovava alle prese con varie epidemie di colera, peste, beriberi e scorbuto, promuovendo vaccinazioni per evitare il peggio, anche a Tagliacozzo si celebrò la ricorrenza del 24 maggio e della decima leva fascista. Piazza dell’Obelisco apparve come d’incanto tutta imbandierata: alle nove del mattino, un interminabile corteo formato dalle organizzazioni dei balilla, dalle autorità civili e militari, dai mutilati, combattenti e invalidi, marciò davanti al monumento dei caduti. Nello stesso posto «ebbe luogo la commovente cerimonia della Leva fascista: fragorosi battimani sottolineavano ogni momento del rito». Il segretario dei fasci chiuse l’avvenimento con il consueto saluto al duce. Nel pomeriggio, si organizzò un saggio ginnico di quattrocento alunni delle scuole elementari e secondarie.

Nell’ambito dei crescenti consensi rivolti al generale Graziani, si registrò un’importante notizia giunta da Pescina. Il parroco di Santa Maria delle Grazie, don Nazzareno Baroni, che conosceva personalmente il viceré generale Graziani (era suo compaesano, ambedue nati a Filettino), inviò all’insigne condottiero il seguente telegramma in Etiopia: «S.E. Maresciallo Graziani – Mogadiscio. A te che brandendo la spada donatati rudi generosi aquilani guidasti vittorioso nuovi legionari Romano Impero giunga mio affettuoso fiero saluto. Nazzareno Baroni». 

Il graduato così rispose al sacerdote: «Nazzareno Baroni – Pescina – Giggiga, 20 Maggio 1936. Assai grato tuo pensiero vivamente ringraziarti, ricambiando affettuosi saluti Auguri – Graziani» (5).

NOTE

  1. R.De Felice, I. Gli anni del consenso 1929-1936, cit.,pp.610-611. Cfr. F.Catalano, L’economia italiana di guerra: la politica economico-finanziaria del fascismo dalla guerra d’Etiopia alla caduta del regime (1935-1943), Milano, Istituto nazionale per la storia di liberazione 1969, pp.3 sgg; cfr., G.W.Baer, La guerra italo-etiopica e la crisi dell’equilibrio europeo, Bari, Laterza 1970, pp.39 sgg. Si veda anche: G.Rochat, Militari e politici nella preparazione della campagna d’Etiopia: studio e documenti, 1932-1936, F. Angeli, Milano 1971, p.105 sgg.
  2. Il Messaggero, Anno 58° – N.112-113, Domenica 10 Maggio 1936, Martedì 12 Maggio 1936. Popoli e governi di fronte allo storico evento. Sulla stessa propaganda riportata da altre testate giornalistiche si vedano: Il Regime Fascista: Una data storica: 9 maggio XIV dell’era fascista. Il Re d’Italia Imperatore d’Etiopia; Gazzetta del Popolo, L’Impero riappare sui colli fatali di Roma; Corriere della Sera, Presenti le Forze Armate e il popolo. Il Duce fonda l’Impero. Lo storico discorso di Mussolini, Annessione piena e incondizionata delle terre conquistate.
  3. Ivi, Anno 58° – N.51, Venerdì 28 febbraio 1936.
  4. Ivi, Anno 58° – N.125, Martedì 26 Maggio 1936.
  5. Ivi, Anno 58° – N.126, Mercoledì 27 Maggio 1936, p.4. II generale Rodolfo Graziani, personaggio tra i più amati e più criticati (a torto o a ragione), fu tra i maggiori protagonisti dei burrascosi eventi in Africa orientale e di altri ancora che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana, inclusa tra i due conflitti mondiali; interprete di avvenimenti complessi e di scelte drastiche, spesso adottò drammatici sistemi di rappresaglia verso le popolazioni indigene. Mentre, il sacerdote don Nazzareno Baroni, dopo l’8 settembre, lo ritroveremo a capo dei partigiani (Sic!).

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