Santa Croce, 30mila euro di sanzioni. La procura acquisisce tutte le carte

Dopo il blitz di ieri mattina sono stati depositati alla procura della Repubblica tutti gli atti e i verbali. Si attendono ora eventuali provvedimenti del pm Cerrato

Canistro. Circa tremila euro per la violazione alla norme in materia di tenuta del registro di autocontrollo, circa 26mila euro per le violazioni relative alla tenuta dei registri di carico e scarico dei materiali pericolosi, non pericolosi e misti, secondo il trattamento dei rifiuti speciali. Ammontano a un totale di circa 30mila euro, le sanzioni che seguiranno alle irregolarità rilevate ieri mattina dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e del Nas (Nucleo Antisofisticazioni e Sanità) di Pescara, allo stabilimento dell’acqua minerale Santa Croce.

Ieri i militari della compagnia di Tagliacozzo hanno scortato i colleghi arrivati da Pescara per verificare insieme alla dirigente della Regione Iris Flacco del Servizio risorse del territorio e attività estrattive e al suo personale, l’attività di estrazione dell’acqua. Un’attività che dal controllo è risultata ancora in corso, nonostante la concessione regionale sia scaduta da mesi.

Il blitz degli uomini dell’Arma è durato oltre due ore mentre all’esterno gli uomini del commissariato di polizia di Avezzano garantivano l’ordine di sicurezza pubblica. Un’operazione organizzata nei minimi dettagli dalla prefettura dell’Aquila, dopo la relazione della dirigente regionale Flacco, stilata dopo l’ispezione del 29 luglio scorso. In quell’occasione la Flacco aveva messo nero su bianco il fatto che allo stabilimento non le erano stati forniti i registri di imbottigliamento, circostanza che aveva fatto accertare dalla locale stazione dei carabinieri, con l’intervento di un militare.

L’ispezione del 29 seguiva a quella di una decina di giorni prima, terminata con una nota inviata direttamente alla procura della Repubblica. Tutto materiale che si trova ora sulla scrivania del pm Maurizio Maria Cerrato, al quale ieri mattina gli inquirenti sono andati a chiedere la chiusura della valvola a saracinesca che permette il passaggio dell’acqua, che finisce poi nelle bottiglie. Una valvola che è risultata essere rotta. All’interno dello stabilimento nessun responsabile si è reso disponibile a incontrare gli inquirenti. All’esterno erano parcheggiate le auto del personale con ruoli di responsabilità ma nessuno è stato trovato all’interno.

Ieri mattina il traffico di tir, in entrata e in uscita dallo stabilimento, non si è fermato nemmeno  durante la visita ispettiva. Gli inquirenti hanno accertato che era in corso l’imbottigliamento.

La “palla” passa ora alla procura della Repubblica.

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