Massa d’Albe. «I rischi per la salute ci sono. Ce lo dice già l’Inail per i lavoratori dell’impianto. C’è il rischio chimico dei composti organici volatili. La stessa massiccia emissione di anidride carbonica potrebbe modificare il microclima della zona. La stessa Arta dice che bisogna monitorare i funghi e che l’aspergillo è il padre dei composti organici volatili».
«Il discorso è pericoloso e può creare allarmismo».
E’ questa una parte del “botta e risposta” tra l’esperto di materie ambientali, il dottore Guido Di Mattia e il dottor Carlo Bellina Agostinone dell’Arta, a confronto a Massa D’Albe sulle problematiche legate all’impianto di compostaggio autorizzato dalla Regione, che lavora a Massa. Una riunione tecnica che si è tenuta una decina di giorni fa e dove le criticità dell’impianto e le loro ripercussioni sull’ambiente che insiste su tre Comuni (oltre a Massa si parla di Magliano e Scurcola), sono venute a galla chiaramente.
«I valori normali dell’aspergillo», insiste durante la riunione il dottor Di Mattia, così come si legge sul verbale redatto per il Comune, «si aggirano su 100 spore per metro cubo. L’impianto Cesca ne produce 60 milioni di spore per metro cubo».
Nota aggiunta all’articolo il giorno 28 settembre: Il dottore Di Mattia precisa che durante la riunione ha parlato di impianti simili e con le stesse capacità, come riportato nei suoi documenti che attestano studi scientifici di settore e non in particolare dell’impianto Cesca come riportato nel verbale. Di Mattia chiederà un ERRATA CORRIGE del verbale della riunione depositato in Comune.
Una discussione accesa che però ha chiarito, se ancora c’era da chiarire qualcosa, ai tre sindaci interessati e presenti, Giancarlo Porrini, Mariangela Amiconi e Maria Olimpia Morgante, che alla fine, come dice l’altra dottoressa rappresentante dell’Arta, Virginia Lena, è la Regione che va sollecitata per diffidare Cesca, in quanto non esiste una metodologia per misurare l’aspergillo in ambienti aperti e quindi non si ha un metodo di misurazione oggettivo».
A chi vive nella zona limitrofa a Massa D’Albe, a chi lavora nelle cave dell’area, certo è, che i valori e i dati tecnici dell’impianto a poco servono per capire quello che accade.
L’aria è irrespirabile. Puzza di ammoniaca, quando le cose vanno meglio.
dati Arta
L’Arta a Massa di sopralluoghi ne ha fatti diversi. L’agenzia regionale per la tutela dell’Ambiente a quanto pare è stata sollecitata da più parti. Di inchieste sulla vicenda ce ne dovrebbero essere diverse. Una, con quattro indagati, è notizia di luglio. La Forestale ha piazzato delle fototrappole e ha trovato anche persone che sversavano materiali di scarto (chiamiamoli così per rendere un’idea) nei terreni limitrofi all’impianto.
A Massa non si è mossa solo la Forestale. All’impianto Cesca dell’imprenditore Domenico Contestabile, che dal settore dell’edilizia si è specializzato nel compostaggio e in altri settori che lavorano i rifiuti, sono arrivati anche i carabinieri del maggiore Antonio Spoletini. E’ il Noe, il nucleo operativo ecologico dell’Arma, che i suoi rilievi li ha fatti e che poi ha delegato l’Arta a elaborare i dati.
Il Noe e l’Arta non hanno avuto dubbi: «il materiale filtrante visibile sulla superficie del biofiltro al momento del sopralluogo appariva disomogeneo e di pezzatura inadeguata». Non ci sono stati dubbi nemmeno sulla concentrazione di ammoniaca emessa nell’atmosfera.
dati Arta
Un comitato anti impianto è già un paio di anni che è attivo a Massa D’Albe. Il ricorso contro l’autorizzazione della Regione, però, lo ha perso.
Ora, tra gli altri, c’è un’agguerrita avvocatessa del foro di Avezzano, Graziella Rubeo, consigliere comunale di opposizione, che dice che difficilmente, almeno fino a quando avrà voce per farsi sentire, getterà la spugna. Per questo nell’ultimo mese ha chiesto un consiglio comunale straordinario per trattare della vicenda, che però le è stato negato.
L’avvocato Rubeo ha anche presentato un esposto in Procura. Nel documento chiede di portare tutti gli esposti e le segnalazioni dei cittadini dal Comune alla Procura. Esposti e segnalazioni che secondo la Cesca, come emerge nel verbale della riunione tecnica del 15 settembre scorso, mai sono arrivati all’impianto che di fatto non ha mai elaborato un registro in cui sarebbero dovuti essere annotati. Per la Cesca non esistono segnalazioni su disagi dei residenti.
Cosa comporta tutto questo sull’immagine del territorio e sul turismo che già affanna nella Marsica è un altro discorso. Intanto una manifestazione davanti ai cancelli della Regione pare sia già pronta.