Celano. Per i suoi 38 anni ha ricevuto in regalo una parrocchia. Giovane sì ma con l’esperienza necessaria per far sì che la comunità possa contare su di lui. Come una guida spirituale e come un punto di riferimento fermo.
Si è insediato ieri, nella parrocchia del Sacro Cuore di Celano, don Ilvio Giandomenico, sacerdote celanese che va a prendere il posto di don Giuseppe Ermili. Oggi è il giorno del suo compleanno e don Ilvio ieri lo ha ricordato insieme ai tanti amici della classe ’78 che sono arrivati per portagli il benvenuto.
Don Giuseppe, invece, da oggi pomeriggio, dopo 23 anni a Celano, è il nuovo parroco di Luco dei Marsi.
La cerimonia, affollata di compaesani e di persone arrivate da tutta la Marsica per salutare l’amato don Ilvio (è stato parroco a Caruscino e prima ancora ad Oricola), è stata officiata dal vescovo Pietro Santoro, affiancato da una decina di sacerdoti arrivati dalle parrocchie della diocesi. Al Sacro Cuore sono arrivati anche Lorenzo e Luigi, due seminaristi della diocesi, il primo di Aielli, il secondo di Avezzano.
L’ultimo incarico di don Ilvio è stato quello di vice parroco della parrocchia di San Giovanni, al fianco di don Claudio Ranieri. Dopo pochi mesi di permanenza è stato però spostato, per una mancanza di “accoglienza”.
Non è un mistero per nessuno e nemmeno ieri, il sacerdote apprezzato soprattutto per la sua onestà intellettuale, ha fatto mancare una spiegazione a quello che è accaduto. Con i toni educati ma schietti, a cui sono abituati i fedeli che lo seguono da anni ormai. Il sacerdote ha citato le parole di Dante Alighieri, del XXI canto del Paradiso, parlando de “L’aiuola che ci fa tanto feroci”, l’aiuola che scatena gli istinti violenti degli uomini che si attaccano alle cose come anche a una comunità di fedeli. Una “circostanza” che tanto stona con gli abiti dei sacerdoti.
«Ringrazio chi in questi mesi mi è stato vicino», ha detto dall’altare il sacerdote, accolto anche dalle affettuose parole del primo cittadino di Celano, Settimio Santilli, «e ha sostenuto la mia fede e la mia preghiera». Emozionante il riferimento, durante l’omelia, all’immagine della prima lettura di Mosè sul Monte con Aronne e Core che lo sostengono reggendogli le mani.
Don Ilvio ha fatto riferimento a un sacerdote che è sempre stato il suo punto fermo e che però poi non ha avuto più questo ruolo nella sua vita. «Una comunità è un dono per un sacerdote», ha detto, «come, viceversa, un sacerdote è un dono per una comunità». Ma a quanto pare, c’è chi dentro quell’aiuola dantesca racchiude solo i “vip” e così perde di vista quanto di più prezioso c’è nella vita. Che è la bontà.
Alla fine della cerimonia religiosa sono state lanciate delle lanterne in cielo e poi sono stati accesi i fuochi d’artificio.
Intanto don Ilvio, continuerà a studiare a Roma, nella Pontificia Università Gregoriana, per conseguire la licenza in teologia biblica. Al suo posto, in parrocchia, per le messe feriali, ci sarà padre Cosmas, il parroco di Strada 14.
L’ ‘allontanamento’ di don Ilvio da San Giovanni non è andato giù a molti. Tanto che la Confraternita che presiede la chiesa di San Michele Arcangelo a Celano, già ha chiesto un incontro al vescovo per lamentare l’assenza, ora, di un sacerdote che guidi le tante attività della chiesa che prima erano gestite da don Ilvio.
Un “presentimento” motivato a quanto pare, considerato che stamane, alla messa di Sant’Angelo, non si è presentato nessuno.