Celano dice addio a Taccone, “il ragazzo col basco e la barba”

Celano. “Oggi ho indossato il basco, quello che avevamo io e te. Quando portavamo la barba lunga. L’ho fatto in tuo onore amico mio”.

Ha ricordato così Italo Taccone, l’avvocato Francesco Innocenzi, salito sull’altare al termine di una composta cerimonia officiata nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Celano, da padre Roberto. Taccone è morto dopo una malattia all’età di 69 anni. E’ stato sindaco di Celano e per tutta la vita è stato impegnato in politica.

“Siedevamo sui banchi delle medie. Io, tu, Nino e Venanzio. Le note della fisarmonica di Venanzio scandivano i primi balli con le compagne. Poi le superiori, tu alle Magistrali, io al Liceo. Avevamo 18, vent’anni. Prima la ‘guerriglia’ a fianco degli studenti, gli operai, gli artigiani e i giovani, erano in migliaia, per far fermare il treno a Celano. Poi la dura lotta per i contadini del Fucino. Noi non eravamo contadini ma la nostra era la lotta per i più deboli di Celano. Siamo finiti davanti a un giudice penale pur di difendere i diritti dei deboli”, è andato avanti Innocenzi, “il ’68 ci colse per i diritti della scuola. Il tuo era un rigore morale da cui bisognava prendere esempio. Io ero più anarchico. Tu eri più pacato. Mio padre, Rinaldo Innocenzi, che ti voleva bene come un figlio, prendeva sempre il tuo esempio. Poi le circostanze della vita ci hanno allontanato. Ma io ricordo tutto di quello che abbiamo fatto. Ricordo quando collaboravi con Pietro Cavasinni“, ha detto l’avvocato, scrivendo per i suoi concittadini una pagina di storia che rimarrà indelebile, “e mi raccontavi che la sera contavate le spille. Perché quel numero rimanesse lo stesso giorno dopo giorno. Molte cose rimarranno per sempre in me. Devi essere orgoglioso, amico mio, di aver lasciato una famiglia bellissima. Hai dato un’educazione particolare ai tuoi figli che veniva dal rigore della militanza politica. Ieri ho assistito a una conferenza con frate Quirino Salomone e per tutto il tempo ho pensato a te. Al nostro impegno, alle nostre discussioni, ai consigli comunali dove c’era un’opposizione corretta. Anche Francesco Carusi riconobbe la nostra passione, perché noi ci battevamo per i problemi di Celano”.

“Quando venivo a trovarti, negli ultimi tempi, parlavamo anche di questo”, ha concluso, “ogni volta mi dicevi: ‘Ma mò già te ne va?’. Amico mio, avrei voluto fare di più ma purtroppo non ho potuto. Accanto a te c’è stata la tua instancabile e devota moglie, Nazzarena e questi sono doni preziosi”.

“Non ho avuto modo di conoscere bene Taccone”, ha detto nell’omelia padre Roberto, “ma mi ricordo di incontri cordiali, quando veniva a chiedere certificati o altro. Una persona buona, devota alla famiglia, al lavoro e alla comunità e per questo oggi lo ringraziamo”. Prima di arrivare a Santa Maria delle Grazie, dove è stato celebrato il funerale perché la chiesa di Santa Maria è inagibile o meglio, è stata chiusa in via precauzionale per via delle scosse di terremoto, Taccone è stato portato in Comune. Qui i parenti hanno ricevuto le condoglianze di tutta la città.

Oltre ai politici di Celano, sono arrivati anche Giuseppe Di Pangrazio, Lorenza Panei, Mario Mazzetti, Michele Fina, Lorenzo Berardinetti, Alessandra Cerone, Sergio Natalia, Gino Milano e tanti altri.

“Sono addolorata per la morte di Italo Taccone. Una grande perdita per Celano, la Marsica e l’Abruzzo”, ha fatto sapere la senatrice Stefania Pezzopane, “l’ho conosciuto da sindaco di Celano, un bravo amministratore che ha dato tutto se stesso per i suoi cittadini. Ricordo la sua tenacia, la sue generosità. Una persona straordinaria sempre in prima linea nel cercare le soluzioni per il suo comune. Esprimo le mie sentite condoglianze alla famiglia e alla comunità di Celano”.

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