Canistro. A Canistro se ne parla già da un po’. Perché nei giorni in cui praticamente in molti vivevano in strada per la “protesta della Santa Croce” a tanti non è sfuggita la ricerca dei carabinieri di Villa del Marsico.
Si tinge di giallo quello che è accaduto nella piccola cittadina rovetana alla fine di ottobre e che va ad arricchire il già “esplosivo calderone” di vicende che girano intorno alla, Santa Croce.
All’inizio di ottobre, alla prefettura dell’Aquila, è arrivata la richiesta di accreditamento di una struttura di Canistro, denominata Villa del Marsico, in cui si proponeva l’arrivo di 50 profughi.
Da qui, come da protocollo, sono partiti gli accertamenti delle forze dell’ordine per capire se la struttura fosse o meno adeguata ad ospitare i richiedenti asilo. Un protocollo rigido che da sempre contraddistingue il duro lavoro delle prefetture alle prese ormai già da qualche anno dell’arrivo dei profughi che poi vanno inseriti in comunità più o meno piccole a cui spetta di fatto un’adeguata accoglienza.
A cercare Villa del Marsico, a Canistro, sono arrivati i militari di Civitella Roveto, competenti per territorio, che hanno chiesto chiarimenti anche all’ufficio tecnico comunale. Fatto sta che a Canistro non ci sono immobili che si chiamano così. Le indagini alla fine hanno portato a Villa Silvana, almeno così si chiamava fino a qualche tempo fa, una struttura di proprietà della Santa Croce, la società che fa capo al patron dell’acqua minerale Camillo Colella che, all’inizio della sua attività imprenditoriale nella Valle Roveto, ospitava gli uffici amministrativi. Da qui è nato un intenso carteggio, tra Prefettura, carabinieri e Comune.
A fare richiesta è stata una donna (che poi contattata dalle forze dell’ordine però è sembrata non al corrente della vicenda) che già gestisce diverse strutture di accoglienza profughi, da diversi anni, sia in Abruzzo che in Molise, che nel Lazio.
Sta di fatto che Villa del Marsico, però, non può accogliere profughi. A parte il nome che pare non esista, si tratta di una struttura che necessita di lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza che si aggirano sul milione di euro.
“Non abbiamo nulla contro i profughi”, dice il sindaco Angelo Di Paolo che non sapeva della richiesta fatta in prefettura fino a quando non ha ricevuto la visita dei militari dell’Arma, “sappiamo a cosa vanno incontro, ai muri, ai respingimenti. A Canistro siamo per tutt’altro, siamo per l’accoglienza. Siamo però contro a chi ha interesse a ricevere, o meglio, a provare a farlo senza nemmeno avvisare l’autorità locale. Qui c’è qualcuno che dimentica che il Comune su un territorio rappresenta l’autorità locale. Ci tranquillizza che il prefetto abbia avviato i dovuti accertamenti rilevando che si tratta di una richiesta che non può essere accettata”.