Abruzzo – Questa mattina, durante una conferenza stampa a Pescara, le Associazioni “Salviamo l’Orso”, “Dalla parte dell’Orso” e WWF Abruzzo hanno presentato il report “Il contributo delle Associazioni ambientaliste per la salvaguardia dell’orso bruno marsicano”. Il dossier riassume le tante iniziative portate avanti dai volontari delle associazioni che con impegno e costanza si dedicano alla tutela di questa specie e del suo habitat attraverso una serie di azioni condotte dentro e fuori le aree naturali protette.
Un’attività che non vuole certo sostituirsi a quanto devono fare le Istituzioni, ma che è fondamentale per garantire la possibile coesistenza tra l’orso e l’uomo che da sempre convivono sulle montagne dell’Appennino e in particolare dell’Abruzzo dove sopravvivono solo cinquanta esemplari di Orso bruno marsicano. In questa ultima roccaforte, la specie, anche se assediata e continuamente minacciata da bracconieri, nuove strade e impianti da risalita, resiste con una piccola, ma ancora vitale popolazione, vera ricchezza per la nostra regione e l’intero Paese.
Proprio la necessaria espansione di questa specie in nuovi siti al fine di allargarne l’areale rende ancora più importante l’azione del volontariato che da sempre ha affiancato alle campagne di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica e di lobby verso gli enti competenti, azioni concrete sul campo tese a scongiurare possibili contrasti tra la presenza dell’orso e le attività umane legate all’agricoltura e all’allevamento: proprio su quest’ultimo aspetto si è concentrata l’azione del volontariato, particolarmente impegnato tra le popolazioni locali per prepararle a convivere con questo plantigrado.
Decine e decine di attività sono state portate avanti grazie a fondi propri delle Associazioni e ai finanziamenti di Enti pubblici e soggetti privati, di aree protette come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Majella, l’Oasi WWF Riserva regionale Gole del Sagittario e la Riserva regionale del Monte Genzana e Alto Gizio, e attraverso i fondi dell’Unione Europea garantiti dal LIFE Arctos.
Tutte queste straordinarie attività, condotte con la supervisione di esperti naturalisti dei principali enti di ricerca, a iniziare dall’Università La Sapienza di Roma, sono state riassunte nel dossier:
· 252 recinti elettrificati e 7 cancelli in ferro distribuiti e installati per la prevenzione dei danni;
· campi di volontariato per il recupero di piante selvatiche (565 piante recuperate tra meli, ciliegi, peri, ecc.) e per la sensibilizzazione, con il coinvolgimento di volontari provenienti da tutta Italia e di giovani di altri Paesi europei anche nell’ambito del Programma Erasmus;
· programma di prevenzione e compensazione dei danni con distribuzione di 7.500 euro a quanti hanno subito danni da orsi ai propri animali da cortile;
· realizzazione e messa in posa di sistemi di riduzione del rischio di impatto con autoveicoli: segnaletica stradale e catarifrangenti;
· acquisto e messa in posa di cassonetti per rifiuti a prova di Orso;
· vaccinazione e controllo di cani da lavoro e guardiania, nonché sterilizzazione di cani rinselvatichiti: interessati ben 1000 cani nelle regioni di Abruzzo, Lazio e Molise;
· attività per la gestione di patologie trasmissibili;
· attività di monitoraggio raccolta dati e segnalazioni su incremento ed espansione della popolazione attraverso rilevamento di presenza e frequenza nelle aree di dispersione, raccolta di campioni genetici, fototrappolaggio, monitoraggio della disponibilità alimentare con mappatura di fruttiferi abbandonati e da recuperare, censimento apiari, stalle e pollai;
· 92 incontri pubblici in Abruzzo, Lazio e Molise con le popolazioni locali e i portatori di interesse per far conoscere le caratteristiche dell’orso e costruire un clima di condivisione sulla sua presenza;
· eventi culturali con presentazione di libri, mostre di fotografie, fumetti e disegni naturalistici;
· stampa e distribuzione di depliant, pubblicazioni e kit didattici;
· organizzazione della “Festa del letargo”, dedicata all’Orso bruno marsicano e giunta nel 2016 alla sua terza edizione.
E a tutte queste azioni si è sempre accompagnata la denuncia contro le attività dannose per l’orso e il suo areale: intervento fondamentale cui le associazioni non hanno inteso mai rinunciare, riaffermando con forza il proprio ruolo di “sentinelle ambientali”. Migliaia di ore di lavoro dei volontari condotte sempre nella convinzione di dover collaborare tra loro e con le istituzioni e “fare rete per dare un futuro all’orso”.
Le Associazioni hanno confermato il proprio impegno a favore dell’orso anche per il 2017, ma chiedono impegni concreti alle Istituzioni, a partire dalla Regione Abruzzo che ha l’onore, ma anche l’onere di ospitare la popolazione dell’orso più a rischio del mondo.
Queste le richieste delle associazioni:
1) Dare immediata esecuzione a quanto ha previsto la legge regionale “Interventi a favore della conservazione dell’Orso bruno marsicano” (L.R. 9 giugno 2016, n. 15), tramite la quale dovranno essere messi a disposizione dei fondi per il pagamento dei danni causati dall’Orso alle attività rurali dell’Abruzzo montano, così da scongiurare eventuali conflitti tra attività umane e presenza del plantigrado.
2) Dare immediata esecuzione alle misure previste dal PATOM, il “Patto per la tutela dell’Orso marsicano”, strumento di concertazione e indirizzo nazionale voluto dal Ministero dell’Ambiente e di cui la Regione Abruzzo è parte fondamentale: a partire dalle misure sulla chiusura delle strade utilizzate dai bracconieri, sulla prevenzione e repressione dell’utilizzo di bocconi avvelenati e sulla sicurezza degli attraversamenti stradali.
3) Aprire un tavolo di confronto con gli Enti gestori delle aree naturali protette, gli Istituti scientifici e le Associazioni ambientaliste per verificare la compatibilità di una serie di interventi programmati sulle montagne abruzzesi (a partire dal Master Plan) e la tutela dell’Orso e del suo habitat.
4) Mettere da parte l’ennesima proposta di riperimetrazione del Parco regionale del Velino-Sirente e al contrario rilanciarlo con convinzione, facendone uno strumento concreto di tutela dell’Orso e del suo habitat.
5) Ristabilire una presenza competente della Regione Abruzzo al tavolo del PATOM (il precedente rappresentate è dimissionario) e garantire le necessarie sinergie tra i diversi Assessorati e gli Uffici regionali per evitare l’isolamento operativo del rappresentante regionale vanificando gli sforzi compiuti.