La musica al tempo dei Marsi

Gli uomini primitivi conoscevano la musica. Sembra un’affermazione azzardata ma ciò è confermato dai rozzi strumenti musicali ritrovati in alcune caverne dove essi vissero. In Francia è stato ritrovato uno zufolo fatto con una tibia di capra. Come gran parte dei fenomeni umani, nacque per scopi sociali ben precisi, appena scoprì la possibilità di produrre rumori nel semplice sbattere ossa contro pietre, per poi trasformare i rumori in veri e propri suoni ideando meccanismi un po’ più complessi, magari accostando pietre di dimensioni e massa diverse una accanto all’altra e battendole in successione con un bastone o un osso e producendo così veri suoni di tonalità differenti e, per tanto,”melodie primordiali” che si sarebbero man mano evolute assieme all’uomo, creando ciò che ora chiamiamo musica.

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce vari strumenti a percussione che venivano usati maggiormente dai cacciatori; tra questi vi sono i sonagli legati, cioè piccoli oggetti quali noci, semi, noccioli, denti di animali e altro legati tra loro da una cordicella o a grappolo; sonagli di zucca, zucche vuote riempite di sassolini; tamburi a fessura, tronchi d’albero con una cavità interna longitudinale. Altri strumenti rinvenuti sono i raschiatori, ovvero strumenti dentellati a raschiamento (gusci, bastoni, conchiglie, ossa che si raschiavano con un oggetto rigido), e i primi strumenti a fiato: flauti a tacca, flauti in osso a fessura, trombe ottenute da rami scavati e trombe ricavate da ossa di animali. Strumenti particolari sono l’arpa di terra, o cetra di terra, e l’arco musicale. L’arpa di terra consisteva in una buca scavata nel terreno e ricoperta con corteccia d’albero. Su di essa si tendeva una corda legandola a un bastone infisso a terra e percuotendola o pizzicandola si otteneva una strana risonanza.

L’arco musicale, invece, era formato da un ramo flessibile curvato mediante una corda tesa tra le due estremità e recante un risuonatore a zucca destinato ad ampliare il suono della corda pizzicata. Nei popoli successivi più progrediti, gli Ebrei furono forse quelli che diedero maggiore importanza alla musica. In onore di Dio essi composero numerosi inni, che cantavano durante le cerimonie religiose. Anche presso gli antichi Egizi la musica fu soprattutto legata alla religione. Grazie ai numerosi bassorilievi e dipinti giunti fino a noi, è possibile farsi un’idea degli strumenti musicali usati all’epoca. Erano divisi in tre categorie: a corda, a fiato ed a percussione.

I primi componimenti scritti risalgono agli antichi Greci. Per loro musica e poesia erano fuse insieme ed i poeti erano anche musicisti; essi usavano decantare le loro opere accompagnandosi con il suono della lira. I Romani, invece, popolo soprattutto di guerrieri, non mostrò molto interesse per la musica. I pochi studiosi di musica che ebbe Roma non furono affatto originali: essi ripresero le teorie dei greci ed adottarono i loro strumenti, oltre a quelli degli Etruschi. Anche i popoli che furono conquistati dai Romani o loro alleati assorbirono le loro usanze musicali.

I Marsi, popolo di guerrieri, non avevano una vera cultura in merito. Usavano gli strumenti solo nelle cerimonie religiose alla dea Angizia e si riducevano a corni, flauti di Pan e primitivi tamburi. Non si hanno notizie precise, né ritrovamenti rilevanti ma era usuale celebrare la Dea con riti propiziatori o di ringraziamento, con danze, canti e preghiere. Da allora ad oggi la musica ha, senza dubbio, fatto progressi enormi, sia negli strumenti che nell’essenza stessa della musica.

Ma il motivo per cui facciamo musica non è poi diverso dai popoli antichi, cantiamo e suoniamo in Chiesa per pregare, lo facciamo per divertirci, per piacere e per dare piacere. Ed è sufficiente dare un oggetto ad un bambino per scoprire che l’istinto umano è lo stesso di quegli uomini primitivi che, per primi, scoprirono che, un sasso, battuto contro un altro, produce musica.

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