2121Avezzano – Il secondo appuntamento della stagione di prosa 2016/2017 è con un classico tra i più famosi del Teatro Italiano: “Il gioco delle parti” di Luigi Pirandello in scena martedì 22 novembre alle ore 21,00, presentata dalla Compagnia Orsini.
Protagonista Umberto Orsini uno dei maggiori attori del palcoscenico nazionale, con lui in scena Alvia Reale. Regia Roberto Valerio.
Il cartellone della Stagione di Prosa 2016/2017 del Teatro dei Marsi è direttamente organizzata dall’Amministrazione del Comune di Avezzano con il supporto dell’”Ufficio del Teatro”.
La trama è tra le più classiche: lui, lei, l’altro migliore amico di lui, amante di lei.
Umberto Orsini interpreta Leone Gala, un personaggio che ha preso consapevolezza del gioco della vita. Separato amichevolmente dalla moglie continuando a essere però il marito ufficiale. Pur vivendo in case separate, ogni sera per salvare le apparenze, passa puntualmente dalla guardiola del portiere della sua consorte. Leone Gala potrebbe essere definito un personaggio dei nostri giorni vista la sua passione per le batterie della sua cucina, essendo un cultore della gastronomia. Egli infatti elabora con l’aiuto del suo cameriere-cuoco salse e intingoli filosofando di Socrate. La moglie di Leone ha tempo una relazione che però la porta ad un senso di noia indescrivibile. Gli stimoli del proibito cessano nel momento in cui ottiene dal proprio marito la libertà d’azione, la irrita fortemente questa sua indifferenza, la totale mancanza di gelosia e quella vita che trascorre serena tra libri e pentole, la infastidisce che lui non senta la sua mancanza. La signora Gala decide di scuotere l’indifferenza del marito quando le si presenta una fortuita occasione: “una involontaria ma gravissima offesa fattale da un gentiluomo e progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello…….”.
In scena: Umberto Orsini, Alvia Reale, Totò Onnis, Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri, Alessandro Federico.
Regia: Roberto Valerio
Per saperne un po’ di più
Umberto Orsini: Diplomato nel 1954 presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico”, ottenne i primi successi in teatro con la Compagnia dei Giovani e la regia di De Lullo, recitando poi con la compagnia Morelli-Stoppa, con Enrico Maria Salerno e Sarah Ferrati (Chi ha paura di Virginia Woolf?, 1963) e con Gabriele Lavia per la compagnia del Teatro Eliseo, di cui dal 1980 al 1997 è stato direttore artistico. Dopo l’esordio nel cinema con Federico Fellini (La dolce vita, 1959), si afferma cinematograficamente con Luchino Visconti che lo dirige in (La caduta degli dei), con cui si aggiudica il Nastro d’argento come migliore attore non protagonista, e nel in (Ludwig). Lavora successivamente con Luigi Magni (La Tosca, ), Florestano Vancini (Il delitto Matteotti), Liliana Cavani (Al di là del bene e del male), Mino Bellei (Bionda fragola), Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano), Sergio Rubini (Il viaggio della sposa), Guido Chiesa (Il partigiano Johnny, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio). Ha recitato spesso in produzioni straniere e segnatamente francesi, tra l’altro con Pierre Granier-Deferre, Jacques Deray e Claude Sautet. Nel 2008 ha ricevuto una seconda candidatura ai Nastri d’argento per la sua interpretazione in Il mattino ha l’oro in bocca. La grande popolarità nazionale comunque Orsini la deve alla televisione, dove ha avuto modo di interpretare ruoli di peso in miniserie di grande successo. L’esordio televisivo avviene nel 1960 con il ruolo del giovane Partistagno in La pisana di Giacomo Vaccari, ma il successo maggiore arriva nel 1969 con I fratelli Karamazov di Sandro Bolchi, sceneggiato che raccoglie consensi di critica e di pubblico, nel quale interpreta il personaggio di Ivan Karamazov.
“…senza prenderci troppo sul serio, (con il regista Roberto Valerio) abbiamo cominciato a ipotizzare possibili scenari di una post-vicenda, e abbiamo immaginato un Leone Gala che viva oltre il limite che la commedia gli ha assegnato, un Leone più invecchiato e ossessivamente alla ricerca del suo passato, e che lo rivive come farebbe uno scrittore che voglia mettere ordine alle sue bozze o cambi l’ordine delle scene, o addirittura le sopprima. Difendo questa scelta per puro interesse di resa teatrale, senza cercare di ammantarla di facile ideologia. Prendetela come volete ma questa arbitrarietà so che ci permetterà di ripercorrere quella storia da un punto di vista che non è solo quello dell’autore, come sovente e giustamente avviene, ma dal punto di vista del personaggio che, diventato lui sì vero autore di se stesso, cerca sul palcoscenico una sua nuova identità. Mi rendo conto che tutto questo suona terribilmente pirandelliano ma ci sarebbe da sorprendersi se non fosse così. Per dare un avvio al progetto, e per prenderci un po’ sul serio, siamo risaliti alla novella dello stesso Pirandello che aveva ispirato la commedia e che aveva come titolo “Quando si è capito il giuoco” e, come tra l’altro ci aspettavamo, l’abbiamo trovata più sanguigna della commedia stessa, più borghese, più vicina a quelle piccole storie di tradimenti e di corna che spesso finiscono con la morte di uno dei due rivali, soprattutto è una storia disperatamente ironica e un po’ pazza. Gli anni in cui aveva finito di scrivere la commedia erano quelli che avevano visto piombare nella vita domestica di Pirandello il dramma dei disturbi mentali della moglie Nietta. (……)Non abbiamo ancora deciso se nel finale del nostro spettacolo io spezzerò un uovo alla coque come si è sempre fatto (sto scrivendo queste note durante le prove…), ma certamente quel finale appartiene al passato, Leone Gala lo ha già vissuto….e quello che lo attende è sicuramente o un riposo che lo allontani dalla meschinità degli uomini e lo avvicini alla serenità degli dei…o qualcosa che in questi giorni ci verrà in mente e dunque, al momento, una sorpresa. Oggi, nel momento in cui state leggendo queste mie note, prima che si alzi il sipario, è chiaro che qualche soluzione saremo riusciti a trovarla e mi auguro che non sia solo una trovata teatrale ma una vera idea, di quelle che mettano in evidenza il senso del lavoro che stiamo inseguendo da mesi e che chiarifichino a noi quello che abbiamo tentato di fare e a voi quello che state per vedere.” (Umberto Orsini)