Sulmona. Non riuscivano a contattare la figlia al telefono. Al cellulare di Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, di Sulmona, da anni ormai a Berlino per lavoro, aveva risposto un poliziotto tedesco. Parlava inglese.
La famiglia Di Stefano ha saputo dai telegiornali quello che era accaduto a Berlino. E così, non sapendo dove fosse la figlia, ha chiamato sul cellulare. Il poliziotto ha spiegato che aveva trovato il telefono.
E così Gaetano, Giovanna e Gerardo, i genitori e il fratello della giovane sono andati al commissariato di Sulmona. Qui, c’era solo il piantone. “Il commissariato è chiuso”, ha spiegato ai genitori della ragazza, “dovete andare dai carabinieri”.
Sono questi i primi passaggi della ricostruzione della vicenda della giovane scomparsa. Sono ore di angoscia e disperazione. La speranza che Fabrizia non si trovasse in quel maledetto mercatino sono sempre più fragili.
Il caso della 31enne “figlia dell’Erasmus”, come l’hanno definita in tanti, è stato preso in carico da un maresciallo dell’Arma della stazione di Sulmona, Luigi Lucente.
E’ stato lui ad allertare l’Ambasciata, ad organizzare nel dettaglio i viaggi verso Berlino e tutto il resto. Succedeva tutto in una fredda notte tra Sulmona e Berlino. Intanto i giornalisti, raccontano fonti confidenziali, hanno iniziato a chiamare l’Ambasciata italiana a Berlino spacciandosi per militari che chiedevano informazioni.
Poi le parole pronunciate poche ore prima sui giovani che vanno a lavorare all’estero del neoministro Poletti, aggiungono a quel gelo, l’indignazione. Anche la senatrice del Pd Stefania Pezzopane ha gridato alla mancanza di pudore. Insieme a tanti altri ha chiesto le dimissioni del ministro del Lavoro. In Italia anche le dimissioni a quanto pare hanno valori e colori diversi.
Quello che manca un po’ a tutti è il pudore. Quello che ha, invece, una famiglia di Sulmona che attende solo di avere notizie sulla propria brillante e bellissima figlia che lavora all’estero.