Celano. Un bambino la maglietta di Ibrahimovic, quella di Buffon e il pallone della Champion. Una bambina il gioco Nintendo, bianco, con i contorni rosa. Tutti hanno inteso il Natale nei minimi dettagli. A quanto pare, in molti però, hanno fatto “un po’ di confusione”.
E’ la notte di Natale e sull’altare della chiesa del Sacro Cuore di Celano c’è don Ilvio Giandomenico.
La chiesa è gremita di gente. Non perché è la notte di Natale ma perché le sue messe, almeno quelle nei giorni in cui tutti sentono il richiamo di Dio, quelle “solenni”, lo sono sempre. Perché lui è il prete che non le manda a dire. Che sa che “quattro chiacchiere” alla messa di Natale le dicono tutti. E allora si cala nel suo arduo compito e con la sua preziosa veste della Festa è un prete, uno di quelli che dicono, parlano e comunicano qualcosa di vero e di grande, dentro la Casa di Dio. Che è di tutti.
Nell’omelia don Ilvio saluta con pacatezza la comunità dei suoi fedeli, composta dai giovani che hanno realizzato un bel presepe che tanto è piaciuto ai bambini visitatori. Saluta i “natalini” e i “paqualini”, meglio conosciuti come chi frequenta la chiesa solo nei giorni di festa e alla fine alza le braccia, abbracciando virtualmente tutti, tutti i suoi parrocchiani.
«Siamo in un’epoca in cui c’è da avere paura a ritrovarsi in una chiesa per pregare Gesù», dice don Ilvio, richiamando l’attenzione agli attentati che continuano a stravolgere la vita dei cristiani, «io sono qui per dirvi le cose che direbbe un cattolico». E per questo il sacerdote non ha timore di “richiamare” i fedeli a riscoprire cosa significa davvero essere cattolici. Il messaggio è chiaro: «Gesù è nato per amarci, per come siamo, e ha pagato per farlo… “Ahi quanto ti costò l’averci amato”, cantiamo in questa chiesa. Ci sono persone che in questi giorni dicono semplicemente “Auguri di buone feste e non auguri di Buon Natale, si va veloce e allora le feste si mettono tutte insieme”».
Ma allora quale è il messaggio del Natale? La solidarietà che in quei giorni accompagna l’essere tutti più buoni, i cenoni «alquanto poco modesti»? «Non siamo soli», ha ribadito don Ilvio, «con noi c’è il Signore che è nato per amarci. Da soli non ce la facciamo. No… Ma abbiamo un modo per farcela ed è farci accompagnare ogni giorno da Gesù».
Alla fine il sacerdote, che si è insediato al Sacro Cuore solo da pochi mesi, legge le letterine dei bambini. Si tratta dei piccoli, tutti intorno ai 7/8 anni, che hanno scritto a Gesù Bambino, quello che attendevamo di vedere nella culla del presepe, senza più il velo bianco che lo ricopriva in questi giorni.
Gesù Bambino è stato scambiato dai piccoli bambini, che nessuna colpa hanno per questo, per Babbo Natale. E così è arrivato un monito per i genitori, ai quali spetta il compito di chiarire cosa è il vero Natale. Genitori che devono imparare cosa vuol dire stare nudo su una mangiatoia, avere il coraggio di farlo e avere la forza di insegnarlo. Un saluto è arrivato poi ai malati della comunità e a chi li accudisce con amore.
In chiusura l’ultima letterina. Quella di una bambina di sette anni. “Caro Gesù, io non voglio “gnente”… La piccola ha descritto la sua famiglia, uno ad uno i componenti e ha concluso: «Voglio solo che loro stiano bene». Ecco il Natale che ha vinto su tutti.
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Auguri di Buon Natale a tutti i lettori di Terremarsicane.