Si avvicinano i fatidici giorni della Merla e come ogni anno tremiamo all’idea che il freddo sia talmente intenso da non poterlo sopportare.
Per noi fortunatamente abituati al tepore degli impianti di riscaldamento, i tradizionali «giorni della merla» (29, 30 e 31 gennaio in alcune zone; 30, 31 gennaio e 1° febbraio in altre) non ci fanno paura più di tanto. Ma per i nostri nonni, che dovevano convivere con inverni ben più ghiacciati e case mal riscaldate, quelli erano giorni speciali, giorni di speranza. Infatti la tradizione identifica in questi giorni il periodo più freddo, ma anche l’avvicinarsi della primavera, con l’allungarsi delle giornate e dell’insolazione.
Molte le leggende legate a questi giorni. In tempi lontanissimi tutti i merli erano bianchi, ma divennero neri in quanto uno di loro, una merla, pensò di prendersi beffe dell’inverno che credeva passato: fu costretto dal gelo ad infilarsi in un camino per ripararsi. Il fumo e la fuliggine annerirono il bianco piumaggio e da allora i merli, elegantissimi nella loro inconfondibile silhouette, sono tutti neri. Un’altra versione, più strappacuore, vuole che una mamma merla, ovviamente dal candido piumaggio, volasse con i suoi piccoli alla ricerca di un rifugio per sfuggire al gelo. Stremata, vide un filo di fumo uscire da un comignolo e decise di infilarvisi con i suoi piccoli. Riuscirono a salvarsi ma la fuliggine li rese tutti neri. Da allora, in segno di riconoscenza, i merli bianchi hanno accettato di diventare neri.
La morale della favola è sempre la stessa: non fidarsi delle apparenze e non credere che l’inverno sia passato solo perché alcuni giorni sono stati meno rigidi del solito.