Allarmismo terremoto. I dipendenti della regione chiedono trasferimenti a Pescara. Apindustria: La giunta intervenga contro gli spostamenti e investa nel Capoluogo

L’Aquila. “Si fanno sempre più insistenti e numerose delle preoccupanti segnalazioni circa una azione di pressione che molti dipendenti della Regione Abruzzo, di stanza a L’Aquila, stanno esercitando affinché, utilizzando l’alibi della sicurezza, si prevedano spostamenti rilevanti e significativi di uffici dell’Ente a Pescara”.

A parlare è Massimiliano Mari Fiamma, segretario generale di Apindustria provincia dell’Aquila, che continua:

“La sequenza sismica che sta interessando il Centro Italia, le affermazioni scriteriate del Presidente della CGR Sergio Bertolucci, del quale continuiamo a caldeggiare la rimozione, ma soprattutto l’allarmismo autolesionista dei sindaci abruzzesi con la chiusura delle scuole, continuano a provocare una catastrofe senza precedenti.

I centri del territorio interno abruzzese, L’Aquila in primis, si stanno rapidamente spopolando e chi può sta meditando, se non lo ha già realizzato, il trasferimento altrove con la logica conseguenza di un crollo economico e sociale paragonabile solo al dopo sisma del 2009 ma con connotati di maggiore irreversibilità.

La Regione Abruzzo, che venerdì ha convocato d’urgenza “a Pescara” le parti sociali per discutere della situazione nell’assordante assenza del Presidente D’Alfonso, ha dimostrato sino ad ora di non avere il polso della situazione e nessuna strategia per fronteggiare questo fenomeno.

È per questo che chiediamo in primo luogo di ribadire che nessuno spostamento di uffici e servizi verrà mai effettuato dal Capoluogo di Regione, invitando i dipendenti a chiedere eventualmente trasferimenti a titolo personale sollevandoli immediatamente dal ruolo attualmente ricoperto; vogliamo poi un impegno forte da parte di questa Giunta ad affrontare, ascoltando i territori dell’Abruzzo interno, l’emergenza spopolamento anche con azioni impopolari (leggi sfruttamento turistico reale del Gran Sasso), con investimenti in infrastrutture necessarie (destinare quanto inutilmente previsto dal Masterplan al collegamento ferroviario L’Aquila – Magliano De’ Marsi, come snodo per Roma), con azioni di sostegno al credito (varare l’ormai immobile legge sui Confidi), con progetti a sostegno della eventuale zona franca ipotizzata nell’ultimo decreto (quella vera quindi, che preveda una defiscalizzazione almeno quinquennale, non il contentino speso dalle nostre parti!) e con una visione strategica e complementare che si focalizzi, come primo punto della politica regionale, al riequilibrio delle zone interne con la costa.

Resta per noi evidente che queste azioni sono assolutamente prioritarie, inderogabili e da proporre immediatamente a meno che non si voglia davvero caldeggiare lo spopolamento della dorsale appenninica a vantaggio dei territori costieri.

Le popolazioni, sia quella del 2009 che quelle (realmente) colpite dai terremoti dall’agosto scorso in poi, sono davvero allo stremo ma ci risulta che esista ancora una preponderante voglia di non mollare, di ricostruire e di risorgere però, mai come adesso, c’è bisogno della politica, quella attenta, quella buona, quella capace, che finora, salvo rari momenti di lucidità, non sembra aver mostrato la propria determinante azione.

Non ci riferiamo solo a chi governa ma anche a chi, alla vigilia del voto amministrativo dell’Aquila, fondamentale banco di prova per tutta la Regione, tarda a proporre un reale progetto di rilancio non fatto di slogan ma di fatti concreti, magari ponendosi come ascoltatore degli attori sul territorio”.

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