Alessandro Haber incanta ed emoziona il pubblico del Teatro dei Marsi

Magistrale, commovente, riflessiva e a tratti comica, l’interpretazione di Alessandro Haber, protagonista insieme a Lucrezia Lante Della Rovere de “Il Padre”, adattamento teatrale di Pietro Maccarrinelli,dell’opera di Florian Zeller, giovane drammaturgo francese, vincitore del premio Molière 2014, che ieri 28 febbraio è andata in scena al Teatro Dei Marsi

Avezzano. Magistrale, commovente, riflessiva e a tratti comica, l’interpretazione di Alessandro Haber, protagonista insieme a Lucrezia Lante Della Rovere de “Il Padre”, adattamento teatrale di Pietro Maccarrinelli,dell’opera di Florian Zeller, giovane drammaturgo francese, vincitore del premio Molière 2014, che ieri 28 febbraio è andata in scena al Teatro Dei Marsi.

L’attore bolognese veste i panni di Andrea, un uomo anziano, molto attivo, che inizia a mostrare i primi segni di una malattia, riconducibili probabilmente al morbo di Alzheimer. Sua figlia, Anna (Lucrezia Lante Della Rovere), è molto apprensiva e dopo l’ennesimo screzio con l’ultima badante, decide di portarlo con sè nell’elegante appartamento parigino in cui vive insieme al compagno Piero, rischiando, anche di compromettere la propria vita sentimentale.

La convivenza, però, risulta alquanto difficoltosa, e il peggioramento delle condizioni di Andrea convince la figlia Anna a rivolgersi ad un istituto specializzato.

Per circa un’ora e trenta, gli attori si muovono in uno spazio mutevole e raccontano, con delicatezza, ma allo stesso tempo, con il sorriso e l’ ironia, il viaggio nei meandri di una mente corrotta dalla malattia, spaesata e confusa. Lo spettatore si ritrova a vivere la realtà con gli occhi del protagonista, vedendo entrare ed uscire di scena quattro attori diversi, che, interpretando gli sdoppiamenti di Anna, di Piero e della badante Laura, si muovono velocemente, si alternano, scompaiono, ripetono le stesse azioni.

Scene “reali” si mescolano a quelle “immaginate” o “deformate” dall’uomo, che lo conducono in un labirinto confuso di idee, volti, luoghi e situazioni, in cui anche lo spettatore, inesorabilmente, è destinato a perdersi, tra lo stupore e l’angoscia, provando empaticamente le stesse sensazioni che il protagonista si trova a vivere.

Decisivi i tocchi di alleggerimento della storia, mai fuori luogo, dalla gag dell’orologio, che segue costantemente il protagonista, al balletto di tip tap improvvisato per far colpo sulla nuova badante. Toccante il finale, in cui Haber si ritrova solo in una stanza di ricovero, spoglia, come la sua mente, durante il quale a stento gli spettatori in sala sono riusciti a trattenere la commozione e le lacrime. Una storia che tocca nel profondo e che vuole mettere in evidenza le vicende di tutte quelle persone che si trovano a vivere una malattia simile, ha tenuto a precisare Haber al termine dello spettacolo, cui hanno fatto seguito i lunghi e sinceri applausi del Teatro dei Marsi.

 

 

 

 

 

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