Curarsi con la cannabis medica è, ormai da diversi anni, un’opportunità concreta in Italia; e fin qui, nulla di nuovo o sconvolgente. A destare stupore è, semmai, il fatto che chi ha necessità e diritto di curarsi con questo approccio debba andare incontro, ancora oggi, ad una serie di difficoltà tecniche figlie di una legge non armonizzata a livello nazionale, che lascia ancora troppi buchi.
La regolamentazione della cannabis terapeutica in Italia prevede la possibilità di ricorrere a questi farmaci nei casi di cura del dolore cronico; quindi patologie anche serie, che portino quali effetti collaterali la presenza di dolori neuropatici. Chi assume questi farmaci deve seguire un iter piuttosto lungo e variabile a seconda del territorio, visto che in alcune regioni il farmaco è a carico del Servizio Sanitario Nazionale, mentre in altre non si è ancora neanche legiferato sul tema.
E in un quadro così disomogeneo può succedere di assistere a storie particolari come quella accaduta in Abruzzo ad una persona affetta da Fibromialgia, una delle tante malattie autoimmuni inquadrate nel novero delle patologie rare delle quali il nostro organismo può ammalarsi.
La storia risale ormai a diversi mesi fa, quando Fabrizio Pellegrini, un artista di 47 anni della provincia di Chieti, era stato arrestato per aver coltivato cinque piantine di marijuana sul proprio davanzale di casa. Sostanza che lui stesso produceva per tentare di lenire il dolore cronico derivato proprio dalla Fibromialgia di cui soffriva. Uno degli impieghi della cannabis medica infatti, è proprio quello di attenuare dolori cronici di ogni genere.
Proprio di recente l’avvocato difensore di Fabrizio Pellegrini ha voluto indicare nella malasanità abruzzese le cause principali che avrebbero portato all’arresto del proprio assistito. In Abruzzo c’è una legge, datata 2014 e il cui decreto attuativo è stato firmato dal commissario della Sanità solo nel 2016, tesa a regolamentare l’uso medico di preparati galenici a base di sostanze cannabinoidi con rimborso del Sistema Sanitario.
La storia di Fabrizio Pellegrini inizia prima, quando per curare la propria patologia ottiene la prescrizione del Bedrocan, farmaco a base di cannabis utilizzato in ambito medico per la sua azione antidolorifica. Pellegrini aveva provato quindi a richiederne l’erogazione gratuita, a carico del Ssn, ma aveva ricevuto il rifiuto da parte della Asl di Chieti, che dava comunque l’ok al paziente per acquistarlo a spese proprie.
Non potendo coprire la cifra in quanto indigente, l’uomo aveva deciso di coltivare la pianta di marijuana sul proprio terrazzo, per prodursi da solo la sostanza necessaria a curarsi; il che lo aveva portato ad essere denunciato e arrestato. Ad oggi Fabrizio Pellegrini si trova ai domiciliari dopo essere stato in carcere senza aver potuto usufruire del farmaco per doversi mesi; fattore che non ha giovato alla sua salute.
Una situazione ingarbugliata e paradossale, motivo per il quale si renderebbe indispensabile arrivare a quello che in molti chiedono, ovvero ad una regolamentazione della cannabis medica più armonizzata su base nazionale.