A Collarmele si rinnova la tradizione legata a Sant’Antonio Abate con la benedizione dei pani, dei “ranati” e del fuoco

A Collarmele si rinnova la tradizione legata a Sant'Antonio Abate con la benedizione dei pani, dei "ranati" e del fuoco
Sant’Antonio Abate raffigurato in un quadro presente nella Parrocchia di Collelongo

Collarmele – Il 17 Gennaio anche la comunità di Collarmele celebrerà Sant’Antonio Abate, una figura la cui devozione attraversa i secoli, intrecciandosi con il folclore tipico della cultura agro-pastorale. Come da tradizione, la parrocchia di Santa Felicita organizzerà una serie di eventi che coinvolgeranno l’intera comunità, rinnovando un legame profondo con il Santo.

Sant’Antonio Abate, noto anche come il “Padre del Monachesimo Occidentale“, è una figura centrale nella storia religiosa. La sua vita, segnata dalla rinuncia ai beni materiali e dal ritiro nel deserto, è un esempio di carità, fede e sacrificio.

La celebrazione inizia alle ore 17 con una messa che ricorda la sua figura e la sua scelta di vita, che ispirò numerosi altri monaci ad adottare un cammino simile di abnegazione. Sant’Antonio è diventato così un modello di vita per molte generazioni di uomini e donne, che lo venerano anche come protettore degli animali e dei contadini.

A conclusione della celebrazione eucaristica, si tiene la benedizione dei pani, che simboleggiano il dono che Sant’Antonio fece dei suoi beni ai poveri prima di ritirarsi nel deserto. I pani benedetti vengono poi distribuiti tra i fedeli, un gesto che rafforza il legame di condivisione e carità che è al centro della festa.

Non meno importante è la tradizione dei “ranati“, i chicchi di mais bolliti e ripassati in padella, preparati dal Centro Sociale Anziani del paese. Anch’essi benedetti dal sacerdote e distribuiti in piazza, insieme ai pani, come simbolo della generosità e del legame comunitario che contraddistinguono questa festa. La preparazione e la distribuzione dei “ranati” richiamano il gesto di Sant’Antonio, che donò tutto ciò che possedeva prima di intraprendere la sua vita nel deserto.

Il fuoco, che in molte tradizioni è simbolo di purificazione, ha un significato particolare in questa celebrazione: secondo la leggenda, infatti, Sant’Antonio Abate soffrì ustioni durante i suoi combattimenti con il demonio, un episodio che ha ispirato il simbolismo del fuoco. Per questo, dopo la messa, la Comunità si ritrova in Piazza Centrale per la benedizione del fuoco, in un momento di raccoglimento che richiama la lotta del Santo contro le forze del male.

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