Accusata di abuso dei mezzi di correzione ai danni di una studentessa dell’Istituto “Galilei” di Avezzano: insegnante assolta dopo 5 anni di processo

Avezzano – Una donna, insegnante di scuola superiore, era accusata di abuso dei mezzi di correzione ai danni di una sua studentessa dell’Istituto Superiore “Galilei” di Avezzano a causa della sua relazione sentimentale con un ragazzo, studente nello stesso istituto.

Dopo 5 anni di processo, lunedì 12 febbraio, l’assoluzione pronunciata dal Giudice Anna Cuomo, da poche settimane insediatasi come Magistrato della Sezione penale del Tribunale di Avezzano. La docente è stata difesa dagli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia.

I fatti.

La vicenda trae origine dalla denuncia della madre di uno studente dell’Istituto Tecnico Economico di Avezzano nei confronti della docente della classe frequentata dalla fidanzata del figlio. Le vessazioni sarebbero cominciate proprio a motivo della relazione sentimentale tra i giovani studenti, in quanto il ragazzo, figlio di un noto imprenditore locale, avrebbe avuto precedenti attriti con la stessa insegnante, a tal punto da essere costretto a trasferirsi in un’altra sezione dell’Istituto per evitare contrasti. La donna si costituiva parte civile insieme alla fidanzata di quest’ultimo e al figlio, anch’egli dichiaratosi danneggiato dalle condotte illecite dell’insegnante, con l’assistenza legale dell’avv. Roberto Verdecchia.

La tesi della pubblica accusa e di parte civile.

Secondo la versione della pubblica accusa, l’insegnante avrebbe cominciato a perseguitare la studentessa mediante comportamenti lesivi della sua riservatezza, emarginanti e vessatori. In più occasioni l’avrebbe denigrata davanti a tutta la classe, facendo riferimento sempre al suo fidanzato, mentre in altra occasione avrebbe escluso l’alunna da alcuni regali portati soltanto ai suoi compagni di classe, motivando tale disparità di trattamento con il fatto che la ragazza avesse un fidanzato facoltoso, che poteva permettersi regali ben più costosi. Alla docente era contestato il reato di abuso dei mezzi di correzione ed il PM chiedeva la condanna dell’imputata ad un anno di reclusione oltre al risarcimento del danno. Le condotte ritenute illecite avrebbero, infatti, arrecato danni alla salute della studentessa, costretta a ricorrere alle cure di uno psicologo per un anno, e al suo fidanzato, i quali, costituitisi parte civile insieme alla di lei madre, chiedevano un risarcimento pari a 15.000 Euro, oltre alla refusione delle spese di giudizio.

La tesi dei difensori dell’imputata.

I legali della docente hanno evidenziato, invece, la presenza di notevoli e plurimi elementi contraddittori nella narrazione della denunciante e dei testi di parte, ritenendo configurabile una sostanziale inattendibilità della versione della denunciante, della studentessa e del suo fidanzato, mentre le testimonianze rese dai compagni di classe escludevano ogni atteggiamento intenzionalmente pregiudizievole della docente. In particolare, l’avvocato Salvatore Braghini, nell’arringa conclusiva, ripercorrendo le tappe evolutive del ruolo dell’insegnante, evidenziava come quest’ultimo sia chiamato ad interagire con gli studenti cercando di favorire apprendimenti individualizzati, anche acquisendo elementi valutativi nella sfera psicologica e in quella ambientale-familiare per meglio riuscire nell’intento didattico. L’imputata si era limitata a tale missione, senza mai travalicare i suoi limiti, ma agendo sempre con spirito empatico verso tutti i suoi allievi e sostenendoli nelle loro difficoltà esistenziali e di studio.

La dichiarazione della docente.

Oggi, dopo cinque anni di incubo – ha dichiarato la docente – ho ritrovato la mia dignità professionale ed umana e per questo ringrazio i miei avvocati. La mia carriera è sempre stata improntata al rispetto di ogni allievo. Ho vissuto per la scuola e per l’insegnamento, amando la mia professione e i miei studenti, tanto che, ancora oggi, quando mi incontrano a distanza di anni non mancano di manifestarmi la loro stima e riconoscenza. Ho sofferto molto, anche a causa dell’eco mediatica della vicenda processuale ma ora posso finalmente godermi la pensione, guardando con serenità al mio passato e al mio presente”.


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