La «Lega Navale Italiana» fu riconosciuta dal governo fascista quale unico organo nazionale di propaganda marinara. Il regime, attraverso l’opera del presidente Achille Starace, si propose di sviluppare il «pensiero navale», di rafforzare la coscienza marinara degli italiani e diffondere in essi la consapevolezza della grande importanza che il fattore marittimo doveva avere nella vita della nazione. Mediante corsi di formazione popolare svolti anche in Abruzzo, con pubblicazioni, concorsi a premio per la trattazione di argomenti marittimi, si cercò di incrementare nuovi rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale e con l’Opera Nazionale Balilla (1).
L’impulso dato dal regime, venne subito accolto da importanti personalità marsicane, che si attivarono per diffondere sull’argomento un forte messaggio politico e divulgativo.
Secondo quanto riporta il «Corriere di Avezzano», nella sera di giovedì 9 giugno 1927, ebbe luogo: «nella sala della Società Operaia, gremita di un folto e sceltissimo pubblico, l’annunciata conferenza del professor Grieco, dal titolo Arma la prora». L’illustre oratore: «con alata parola ha ricordato come il Governo Nazionale Fascista, nella ricostruzione delle fortune nazionali, abbia demolito delle Istituzioni che più non rispondevano alle esigenze dei nuovi tempi, salvando però quanto avesse ancora importanza politica, e tra le altre cose la Lega Navale, che si propone di dare il massimo sviluppo al problema della Marina». In realtà, l’insigne professore, affermò che Mussolini, con felice intuito aveva posto il problema navale al centro della discussione, poiché era: «fortemente convinto che per un popolo non vi può essere vera grandezza senza una flotta poderosa». Del resto, pure il noto poeta Gabriele d’Annunzio, per il quale l’Italia era rinata a nuova vita, si elevò «al fastigio d’una potenza moderna. Infatti, con la guerra mondiale l’Italia si era affermata un gran popolo, e per conservarsi tale, era necessario, indispensabile, che abbia avuto una flotta mercantile e di protezione veramente rispettabile». Alla fine del congresso, il prezioso contributo offerto da Ruggero Grieco fu applaudito dall’attento uditorio e, aggiunse il cronista: «Il godimento intellettuale apprestato dalla parola incisiva e vibrante del forte e gentile conferenziere è stato alto ed intenso» (2).
Altra considerevole riunione (seppur di argomento diverso), fu quella tenutasi a Luco dei Marsi la sera di sabato 4 giugno 1927. Per iniziativa del professor Rocco D’Alessandro (Cattedra di Agricoltura dell’Aquila), giunse in paese «un cinema ambulante d’istruzione agraria». Prima della proiezione, il podestà Paolo Ciocci spiegò al numeroso pubblico accorso per l’occasione «l’importanza di questa propaganda e l’interessamento che l’on. Mussolini ha per l’agricoltura».
Seguì, subito dopo, l’intervento di D’Alessandro, che spiegò le finalità della propaganda agraria con tutte le relative istruzioni. Infine, si proiettò all’aperto l’interessante filmato didattico con «appositi cinema ambulanti». Indubbiamente erano pellicole speciali di enorme utilità agraria, fornite dall’Istituto Luce. Per iniziativa dell’Opera Nazionale Combattenti, lo stesso programma fu portato il 27 maggio a Carsoli; il 28 a Tagliacozzo; il 29 a Sante Marie; il 30 ad Avezzano; il 1° giugno a Morino; il 2 a Balsorano; il 4 luglio a Luco; il 5 a Trasacco; il 6 a Magliano dei Marsi; il 7 a Celano; l’8 a Cerchio; il 9 a Pescina, l’11 a Gioia dei Marsi e il 12 a Pescasseroli. Proprio a Gioia, D’Alessandro mostrò ai numerosi agricoltori intervenuti nella sala del Fascio: «il miglior sistema per la coltivazione del grano» (3).
Qualche giorno dopo, due altri importanti avvenimenti caratterizzarono lo svolgersi quotidiano della cosiddetta «cultura politica di massa». Questo aspetto si riscontra nella nomina del podestà di Avezzano, che fu riportata ampiamente nelle cronache con queste parole: «La cittadinanza avezzanese ha appreso con viva gioia e profondo compiacimento la nomina a primo Podestà di Avezzano dell’avv. comm. Orazio Cambise, Segretario politico del nostro Fascio di Combattimento. L’ambita e delicata carica conferita dalla fiducia del Governo e delle Superiori gerarchie al comm. Cambise, era attesa e desiderata da quanti conoscono ed apprezzano in lui l’uomo d’ingegno acuto ed equilibrato, l’amministratore sagace ed intelligente, il fascista di purissima fede, il gentiluomo perfetto» (4). L’autenticità delle opinioni rivolte dalla testata giornalistica al personaggio, offre ancora spunti di riflessione in uno scenario di accesa funzione propagandistica: «Il popolo di Avezzano spiega intorno alla persona del Primo Podestà l’unanime consenso e l’illimitata fiducia, sicuro che egli darà tutto se stesso e tutta la sua feconda opera con sincero affetto, per la completa riuscita e per la realizzazione dei legittimi desideri della nostra città. La quale, nel fervore della sua attività, nella tranquillità del lavoro, nella prosperità della pubblica amministrazione, ha bene da auspicare nel suo migliore domani. Il comm. Cambise saprà essere l’interprete sincero ed il realizzatore pronto e sicuro dei bisogni cittadini; nel suo nome il popolo trae i migliori auspici e ripone le più belle speranze. Al giubilo della città noi uniamo il nostro, ed alle congratulazioni che sono pervenute e che pervengono al benemerito cittadino, primo magistrato di Avezzano, aggiungiamo le nostre vivissime ed il nostro fervido saluto augurale» (5).
La sede della Milizia Volontaria Fascista ad Avezzano
Il secondo avvenimento, interessò un tema prettamente militare. Assunse il comando della 132ª legione «Monte Velino» l’energico Ottorino Mancini, che subito fece pubblicare il seguente manifesto rivolto agli ufficiali: «Quando mi si ordinò di portarmi tra voi per reggere il comando di questa gloriosa ed invitta Legione, io provai nel cuore un sentimento di gioia e di orgoglio insieme. Di gioia, perché la buona ventura mi destinava a vivere in mezzo ad un popolo nobile e generoso di cui sono proverbiali la cordiale ospitalità e la squisita gentilezza d’animo; di orgoglio, perché nella mia anima di soldato e di fascista non ignoravo che la maggior parte delle Camice Nere, prima di indossare l’onorata divisa della Milizia, aveva saputo combattere intrepidamente nelle invincibili file del glorioso Esercito della Patria, su per i dirupi e le rocce scoscese delle montagne e nel greto dei sacri fiumi, l’immane e gloriosa guerra contro il secolare nemico». Poi, rivolse il suo saluto alle autorità politiche, militari, civili e sindacali della Marsica, augurandosi il pieno e definitivo trionfo della rivoluzione fascista: «Camice Nere! La vita è Milizia e la Milizia è la vita, aveva scritto un giorno il Duce. Andiamone dunque superbi e sentiamo tutto l’entusiasmo della nostra ardente passione per militare nel magnifico Esercito da lui creato. Il Duce porta sopra le sue spalle le fortune della Patria. Chi segue Lui è sicuro di essere nella retta via e non potrà mai fallire. Avanti, dunque, fino alla fine. Le battaglie di ieri e quelle di domani sono auspicio sicuro di vittoria e di gloria. Per il Re, primo soldato d’Italia; per il Duce, sommo legislatore ed inarrivabile condottiero della nazione: A noi!». Alla fine del lungo articolo, il direttore del giornale rinnovò vivissimi rallegramenti e un saluto augurale al «Console Mancini» (6).
NOTE
- Per una più ampia trattazione del periodo si veda: E.Squadrilli, L’impero fascista sul mare: la Marina Militare, la Marina Mercantile, gli italiani a il navalismo (S.I.:s.n.), Stab.tip. del Genio civile, Roma, Lega Navale Italiana, 1939.
- Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Num.712 – Roma, 16 Giugno 1927, p. 2, Corriere di Avezzano, Conferenza. Cfr. Il Messaggero, Anno XLIX, N.141, Martedì, 31 Giugno 1927, Corriere di Avezzano, Conferenza. Il Messaggero, Anno XLIX – N.141. Occorre precisare che questa importante testata giornalistica, diretta da Pier Giulio Breschi, dette pieno sostegno alla politica di Mussolini fino al 1931, anche se Breschi era considerato un fascista poco stimabile, perché sospetto di essere affiliato alla Massoneria. Per tutte le complesse vicende si veda: G.Talamo, Il Messaggero: un giornale durante il fascismo. Cento anni di storia, Vol.2, 1919-1946, Le Monnier, Firenze, 1979.
- Ivi, Martedì, 31 Giugno 1927, Gioia 15. La Battaglia del grano.
- Ivi, Anno IX – Num.715 – Roma, 26 Giugno 1927, p.2, Corriere di Avezzano. La nomina del Podestà.
- Ibidem.
- Ibidem, Nel comando della 132ª Legione «Monte Velino», p.2.