Avezzano – L’attore marsicano Corrado Oddi protagonista su Rai Storia del documentario ‘Il Clan dei Marsigliesi”, dove interpreta il ruolo di Maffeo Bellicini, detto Lino, fondatore dell’organizzazione malavitosa.
Sono stato contattato dalla produzione – dichiara Oddi – dopo un’attenta selezione fotografica da parte del regista Graziano Conversano che ha notato una somiglianza con il personaggio Maffeo Bellicini”. Ancora un ruolo da cattivo dopo il Giuseppe Lombardi di Squadra antimafia 6. “Emozionante rivivere i momenti di questo personaggio con il Clan: dalle prime rapine, ai sequestri fino al declino”.
Il clan dei Marsigliesi
Terra di misteri irrisolti, l’Italia è da sempre terreno fertile per le organizzazioni criminali. Una di queste è il clan dei Marsigliesi che conosce una stagione breve e intensa tra gli anni Sessanta e Settanta, tra Milano e Roma. Dalle loro vicende, comincia il documentario dal titolo “Il clan dei Marsigliesi”, di Alessandro Chiappetta con la regia di Graziano Conversano, in onda mercoledì 18 maggio alle 21.30 su Rai Storia, per il ciclo “Diario Civile” con un’introduzione del Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti.
“Marsiglia è da sempre un centro nevralgico dei traffici illegali, basti pensare che dal 1945 al ‘70 con la famosa French Connection, i francesi hanno inondato gli Stati Uniti di eroina”, racconta lo scrittore Massimo Carlotto, che dal cantore del crimine marsigliese, Jean Claude Izzo, si è fatto ispirare per molti dei suoi romanzi.
Ed è proprio da Marsiglia che, nei primi anni ’60, arrivano in Italia alcuni criminali che si comportano come gangster americani e che presto si inseriscono nel sottobosco criminale del nostro Paese, a colpi di rapine e di sequestri. I loro nomi, Maffeo Bellicini (Corrado Oddi) Albert Bergamelli (Alberto Lanzafame) , e Jacques Berenguer (Nicola De Paola) sono per anni tra quelli dei ricercati più imprendibili d’Italia. “I Marsigliesi furono un clan che cambiò il modo di fare crimine in Italia – spiega il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti. – Il loro alto tenore di vita e l’aspetto elegante nascondevano sfrontatezza e ferocia con cui perpetrarono i loro crimini. Furono celebri i loro sequestri di persona, e i rapporti con criminali milanesi come Francis Turatello o boss romani come Danilo Abbruciati”.
Il documentario è il racconto di vent’anni di storia italiana, con le immagini inedite delle teche Rai e le ricostruzioni che fano rivivere i protagonisti e le atmosfere di quella stagione. Un cammino che parte dalla sanguinosa rapina di Piazza dei Caprettari, il 21 febbraio 1975 a Roma, baricentro della storia criminale del clan; torna indietro alla Marsiglia degli anni ’50; incontra la Milano del boom, con la rapina a via Montenapoleone del 1964; culmina nella serie di sequestri che dal 1975 al 1978 si verificano nella Capitale, tra cui quello del gioielliere Gianni Bulgari che oggi dice: “La manovalanza criminale aveva capito che il sequestro era un sistema formidabile per fare soldi. Dai rapimenti, il clan dei Marsigliesi avrebbe ricavato oltre quattro miliardi di lire, soldi che, in parte, potrebbero essere finiti anche nelle tasche di oscuri mandanti, per altri scopi legati alla politica e anche alla massoneria.
“A un certo punto cominciano degli incroci con i poteri occulti – ricorda il giornalista Andrea Purgatori – una zona grigia dove si intrecciava la criminalità con pezzi deviati della polizia, dei servizi segreti si propongono e come dire vengono anche reclutati per compiere azioni che vanno al di là della semplice rapina o del sequestro di persona”.
La parabola dei marsigliesi si conclude alla fine degli anni 70 tra inchieste e processi che inchiodano i gangster francesi e i loro sodali italiani al loro destino di ergastolani. “I marsigliesi non hanno saputo fare il salto di qualità – conclude il giornalista Massimo Lugli – trasformarsi in criminalità in colletto bianco con la cravatta, ci vogliono soldi per fare una cosa del genere da investire e loro soldi non ne avevano più. Secondo me nessuno di loro prevedeva di vivere a lungo”.
Ad arricchire la puntata, anche le testimonianze dei giudici Ferdinando Imposimato e Otello Lupacchini, dei giornalisti Pasquale Ragone e Raffaella Notariale, di Nicola Longo, agente sotto copertura negli anni ’70 e protagonista nelle operazioni che portarono all’arresto dei Marsigliesi.