Abruzzo – L’antimicrobico resistenza non conosce confini e la fauna selvatica può svolgere un ruolo chiave come sentinella ambientale. Il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo e il Wildlife Research Center del Parco Nazionale della Maiella da diversi anni lavorano sul tema collezionando diversi dati interessanti che hanno come protagoniste le specie caratteristiche del nostro territorio, come il Lupo e il Camoscio Appenninico.
Il nuovo articolo, appena pubblicato sulla rivista BMC Veterinary Research, ha un respiro ancora più ampio. Sono stati analizzati oltre 130 studi realizzati in tutto il mondo per comprendere la diffusione della resistenza agli antibiotici nei mammiferi selvatici a livello globale.
Cosa abbiamo scoperto?
L’antibiotico-resistenza è un fenomeno in cui i batteri sviluppano la capacità di resistere agli effetti degli antibiotici, rendendo questi farmaci meno efficaci o inefficaci nel trattare le infezioni.
Questa grave minaccia per la salute pubblica, poiché può rendere più difficile il trattamento di infezioni comuni e aumentare il rischio di complicazioni e decessi, è presente in tutto il mondo, con variabilità geografiche ed è rilevabile, in natura, soprattutto nei carnivori e in specie adattabili a diversi habitat.
I batteri più coinvolti negli studi sono Escherichia coli, Salmonella spp. e Campylobacter spp.
La fauna selvatica può fungere da indicatore ambientale di rischio per l’uomo e gli animali domestici.
Nelle precedenti esperienze di ricerche condotte con il Parco della Maiella si era già posta l’attenzione sul fatto che anche animali selvatici, come addirittura i camosci, che vivono in ambienti di alta quota, pur se mai trattati con antibiotici, presentavano determinanti di antibiotico resistenza o ancora che i lupi, grazie ai dati ottenuti dai radiocollari satellitari avevano mostrato geni dell’antibiotico-resistenza soprattutto nei territori che includevano centri abitati e strutture zootecniche anche a carattere intensivo.
Il lupo, dunque, all’apice della piramide alimentare, e anche gli altri animali selvatici, nei nostri contesti naturali, fortemente modificati dalle attività dell’uomo, si confermano essere ottimi indicatori dello stato di salute del nostro ecosistema.
Le esperienze di ricerca locali ci proiettano ancora una volta su un livello di comprensione dei fenomeni globali e ci suggeriscono come ormai sia necessario assumere una visione complessiva, integrata della salute, anche includendo la fauna selvatica nei piani di sorveglianza per contrastare la diffusione dell’antimicrobico resistenza.
Fonte: Parco nazionale della Maiella