Salve a tutti i lettori, sono la Dottoressa Rosa Del Roscio, farmacista e collaboratrice dei dottori Anselmo e Franca Stornelli da ormai sette anni, ho 36 anni e sono genitore di due bimbi.
Il mio status di mamma ha fatto sì che approcciassi alla mia professione ponendo particolare attenzione al mondo dell’infanzia, approfondendo tematiche che mi piacerebbe proporre periodicamente alle mamme ed i papà, poiché ci sta a cuore la salute dei nostri figli.
Oggi sono qui a parlarvi delle allergie nei bambini :
Iniziamo specificando che durante l’autunno possono accentuarsi i problemi legati alle vie respiratorie, soprattutto rinite, ma anche asma nei bambini allergici agli acari (insetti non visibili ad occhio nudo, lunghi circa un quinto di millimetro). Gli acari si nutrono di scaglie di pelle che eliminiamo naturalmente e sono il principale costituente della polvere in casa, pertanto l’esposizione a tali allergeni é pressoché perenne.
In estate si ha un miglioramento dei sintomi dovuto ad un aumento del tempo trascorso all’aperto che però torneranno a peggiorare quando il bambino sarà maggiormente tra le mura domestiche o scolastiche. In autunno c’è poi un altro “nemico”: i micofiti, comunemente chiamati “muffe”, i quali rilasciano spore soprattutto in ambienti molto umidi, sia all’aperto che al chiuso, causando sintomi respiratori limitati alla stagione estiva – autunnale.
In autunno può essere presente anche una significativa esposizione ai pollini; le graminacee fioriscono nei prati tra settembre e ottobre liberando pollini che causano congiuntivite e fastidi respiratori nei bambini che ne avevano sofferto anche in primavera.
Non è facile distinguere nei bambini una rinite allergica da un raffreddore, o ancora da una rinite infettiva, che invece è causata da virus o batteri dato che la prima è frequentemente mascherata dalle ripetute infezioni virali a cui sono esposti a scuola.
Il sospetto di una allergia é ragionevole quando la comparsa dei sintomi non è sempre associata ad infezioni delle vie aeree o quando i sintomi nasali (naso “che cola”, starnuti, ostruzione nasale) tendono a persistere più a lungo di quanto non faccia un comune raffreddore o la serie di starnuti mattutini ricorrenti può fare da campanello d’allarme.
Questo quadro clinico comincia ad interessare i bambini dopo i due anni, età in cui il bambino allergico inizia a sensibilizzarsi verso gli allergeni respiratori. Bisogna prestare attenzione all’ostruzione nasale dovuta all’ingrossamento delle adenoidi.
Cosa fare?
Noi genitori dobbiamo innanzitutto limitare l’esposizione agli allergeni in causa; esempio: si azzera l’esposizione al gatto nell’ambiente domestico, si cerca di limitare la concentrazione e la diffusione di acari e muffe mettendo in atto degli accorgimenti in casa, cosa quasi impossibile per i pollini.
In tutti i casi il pediatra – allergologo guiderà la famiglia nella scelta della adeguata strategia terapeutica che noi farmacisti provvederemo a dispensare, offrendo preziosi consigli e suggerimenti legati ad una serena somministrazione che sappiamo essere complicata nei bambini.
E’ buona norma effettuare le prime prove allergiche ai bambini che abbiano superato i tre anni d’età poiché gli aereoallergeni sono di difficile analisi ed interpretazione prima di tale epoca. Il test d’elezione è il prick test che consiste nell’iniettare attraverso la cute dell’avambraccio i singoli allergeni in soluzione acquosa contenuti in una goccia. Il test è giudicato positivo se dopo quindici minuti, nella zona in cui è stato iniettato l’allergene, si manifesta un rossore con prurito, in caso contrario il test è negativo.
In alcuni casi può essere utile approfondire la diagnosi con il dosaggio delle IgE specifiche (anticorpi che indicano sensibilizzazione allergica) tramite prelievo di sangue.
Il patch test viene invece utilizzato per rivelare reazioni allergiche ritardate come dermatiti da contatto, mediata dai linfociti T. Gli allergeni chiamati a pieni vengono posizionati sulla cute del dorso in dischetti di alluminio di un cm di diametro.
Se un genitore è allergico la probabilità che il figlio svilupperà tale allergia è intorno al 40%, se entrambi i genitori sono allergici tale probabilità supera il 70%…da ciò si deduce che la predisposizione genetica non è sufficiente, poiché si sviluppi allergia è necessaria una complessa interazione tra genetica e fattori ambientali tra cui allergeni, fumo passivo, inquinamento e la relativa tempistica di esposizione.
Una piacevole notizia contenuta in un recente studio ci svela che il contatto con il pelo animale nei primi tre mesi di vita del neonato ridurrebbe sensibilmente il rischio di contrarre l’asma negli anni seguenti; la ricerca rivela come l’esposizione all’ambiente microbica della pelle e della pelliccia dell’animale può avere un effetto protettivo contro asma e allergie. Il rischio può diminuire del 79% fino all’età dei sei anni e del 41% fino a dieci anni. Binomio animale – bambino amicizia salutare.
Noi farmacisti seguiamo specifiche linee guida mondiali sull’allergia per fornire opportuni protocolli di prevenzione ai genitori e invitiamo a non saltare i controlli dal pediatra che potrà monitorare la situazione del bambino scongiurando di dover ricorrere al ricovero poiché la salute del bambino è direttamente proporzionale alla frequenza delle visite di controllo raccomandate fino a tre anni.
Un’ultima curiosità è quella relativa ad una ricerca effettuata a Boston, in un ospedale pediatrico oncologico, secondo cui i bambini sono meno allergici se la mamma mangia frutta secca in gravidanza: frutta a guscio come noci, mandorle, pistacchi etc. renderebbe i nascituri più protetti dal rischio di allergie, preparandosi al contatto con gli allergeni.
Aspettando il prossimo appuntamento un saluto a tutti i lettori
Grazie
A cura della Dott.ssa Rosa Del Roscio – Farmacia Stornelli