Avezzano – Era stato arrestato nell’ottobre del 2012 con l’accusa di aver coltivato – insieme ad altre persone ancora sottoposte a giudizio – diverse piante di canapa indiana, ricavandone circa 550 grammi, e della detenzione di 3,3 grammi di hashish ai fini di spaccio. L. R., 27 anni, giovane di Pescina al tempo da poco laureatosi, era stato posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione per la violazione dell’art. 73 dpr 309/90, Testo Unico in materia di stupefacenti.
L’arresto era stato convalidato dal Gip del Tribunale di Avezzano e il ragazzo aveva trascorso 12 giorni in regime di detenzione domiciliare, in attesa del giudizio di primo grado, nel corso del quale il pm Guido Cocco aveva richiesto quattro anni di reclusione e il pagamento di oltre tredicimila euro di multa.
Il giovane era infine stato assolto dalla dottoressa F. Proietti dal reato inerente la presunta coltivazione di 550 gr di canapa indiana ma, pur essendogli riconosciuta l’ipotesi attenuata, era stato condannato alla pena di sei mesi di reclusione, oltre alla multa, per il possesso dei 3,3 grammi di hashish. La Corte d’Appello di L’Aquila, presieduta dal dottor Manfredi, aveva in seguito assolto L.R. dall’unica contestazione residua, riconoscendolo completamente estraneo ai fatti. Passata in giudicato la sentenza il giovane aveva avanzato, tramite il proprio legale di fiducia, l’avvocato Roberto Verdecchia del foro di Avezzano, richiesta di risarcimento per l’ingiusta detenzione e per il cosiddetto danno da strepitus fori, ovvero per il clamore mediatico suscitato a seguito sia dell’arresto che della condanna di primo grado.
La Corte d’Appello, presieduta dalla dottoressa F. Francabandera, da ultimo ha riconosciuto quanto richiesto dal legale del ragazzo, concedendo a quest’ultimo una cospicua liquidazione a titolo di risarcimento.