BISEGNA VECCHIA

( Testi a cura del Dott. Giovanni Nardone )

Il Vicus più importante, che sostanzialmente dette origine al paese, è quello situato in località Bisegna Vecchia. In tale località, posta poco di sotto all’attuale insediamento, lungo la strada che conduce al fondovalle, il terreno presenta diversi terrazzamenti su cui sono visibili resti di muri realizzati con pietre poste a secco e dove sono stati ritrovati numerosi frammenti di terracotta (tegoloni, mattoni, ceramica dipinta e non) , monete romane, chiodi forgiati, macinelli ed anche un frammento di stele funeraria con iscrizione del tipo porta timpanata attualmente murata in località Le Stalle. Poco al di sotto, su un terreno digradante verso il fiume, di fronte alla fontana delle prata, in base al ritrovamento di diversi reperti, doveva esserci un santuario.

Tra i reperti due fusaioli ed una piccola ciotolina con manico, miniaturistica, in terracotta, databili al V° – VI° sec. a.C., con significato di ex voto o donativo alla divinità e ancora due monete di bronzo relative ad Assi Unciali (217 a.C.), recanti al dritto la testa bifronte di Giano ed al rovescio la prora di una nave. Sempre nello stesso terreno un anziano del paese ricorda la presenza di un pavimento realizzato con mattoni posti a spina di pesce. Tutti i ritrovamenti e la vicina presenza di un santuario confermano l’esistenza di un villaggio, Vicus, che si è protratta fino all’epoca dell’incastellamento. Il toponimo Bisegna Vecchia è il ricordo del precedente paese.

Una leggenda locale, forse a giustificare i due insediamenti, vuole che il vecchio paese fosse stato distrutto da un alluvione precipitato da una stretta gola situata a monte.

La prima citazione di Bisegna con il nome di Visignum è in un documento del 1152 (il catalogus baronum), dove il paese è indicato come feudo di Simone di Capistrello che forniva all’imperatore tre militi a cavallo. Questo documento è molto importante per almeno due ragioni. La prima perchè da una indicazione sul numero degli abitanti, un milite corrispondeva a 25 famiglie (fuochi) ed ogni famiglia è stata stimata era formata da cinque persone, quindi una consistenza di 375 abitanti. La seconda ragione è che per la prima volta è citato il nome Visignum che può essere attribuito al vicus, nato intorno al III° sec. a.c., corrispondente a Bisegna Vecchia.

Il nome Visignum nel corso dei secoli si è modificato in Vesegna ed in ultimo in Bisegna, con la sostituzione della lettera V con la B, (capita ancora di sentire qualche anziano che parlando di Bisegna la chiama Vesegna.
Il nome latino Visignum, può essere identificato come nome proprio di persona, poi trasferito alla località, cosa frequente in età romana quando nella Marsica erano presenti grossi latifondisti che mediante l’impianto di fattorie polifunzionali, chiamate Ville Rustiche, espletavano attività agro-pastorali. Una di queste ville è stata individuata nelle vicinanze, in località Ponticello, di cui si parlerà più avanti.

In altri due documenti sono citate per la prima volta le chiese di Bisegna: S.Salvatore e S.Bartolomeo. Uno è la Bolla di Clemente III°, del 1188, che elenca le chiese appartenenti alla Diocesi dei Marsi, il secondo è l’Elenco dei Sussidi Caritativi, del XII° sec., dovuti dalle chiese alla stessa Diocesi. Tali chiese furono le prime e le più antiche del paese dipendenti dal Vescovo, di queste quella di S. Bartolomeo era sicuramente ubicata in Bisegna Vecchia, con funzioni di chiesa parrocchiale. Di esse tutt’oggi in paese non si conserva neppure la memoria, poiché già dalla metà del XIV° sec. erano state abbandonate (S.Salvatore) o ridotte nelle funzioni originarie (S. Bartolomeo) e una nuova Chiesa parrocchiale, dedicata alla B.V.Maria Assunta, era stata edificata dentro le mura dell’insediamento attuale. S. Salvatore non è più citata in nessun altro documento. S.Bartolomeo era ridotta a Beneficio, vale a dire chiesa o cappella con diritto di privati a nominare il sacerdote curatore, il quale ne ritraeva le rendite delle proprietà (terreni, animali) di cui il beneficio era dotato.

A questo proposito esiste un importante documento nell’archivio diocesano consistente in una copia del 1606 di un atto notarile stipulato nel 1353 relativo alla vendita “della terza parte del diritto di nomina del beneficio della chiesa di S.Bartolomeo di Bisegna fatta dai coniugi Domenico Fiscella e Buccia Namarea del Casale dei Flimini (nei pressi di Cerchio, non più esistente) a beneficio di Benedetto Ciaralli di Bisegna per gli atti di Notar Giovanni Giuliani di Pescina e del Regio Giudice Mario Gentile (…..) a’ 2 aprile 1353. Da questa data in poi si hanno numerose citazioni di S. Bartolomeo sempre in relazione a nomine di sacerdoti e a descrizioni di confini territoriali. Da tali descrizioni, confrontando i nomi ed i toponimi con quelli attualmente ancora esistenti, si è potuta collocare con una certa esattezza l’ubicazione della chiesa in Bisegna Vecchia, dove, su un terrazzamento del terreno, sono presenti tracce di mura di fondazione, ossa umane relative forse a sepolture, e dove è stato rinvenuto un frammento metallico appartenente ad un turibolo.

In un documento del 1736, nell’archivio della curia dei Marsi, si parla del “beneficio rurale di S. Bartolomeo che è chiesa senza cura”, cioè dove ormai non si celebravano più funzioni religiose, e nel catasto onciario del 1754, a testimonianza della fine di questa antica chiesa, si parla dei ruderi di S.Bartolomeo. Una zona di terreno posta nelle vicinanze è attualmente chiamata con toponimo locale “La Cappella”.

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