Il nome del centro moderno, Carsoli, che in origine si chiamava Celle, data la presenza nei primi secoli del medioevo di piccole celle monastiche, e derivato dal nome della colonia romana di Carseoli o Carsioli i cui resti si trovano nella localita ”Civita” di Oricola. Il territorio di Carsoli e stato scarsamente indagato dalla scienza archeologica ad esclusione del famoso Santuario di Carsoli venuto alla luce casualmente durante lavori agricoli nel 1906, nel terreno di Augusto Angelini, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, a circa tre chilometri ad est del sito della vecchia colonia romana.
Nel 1908-09 il rinvenitore vendeva allo stato tutti i materiali votivi da lui posseduti. Nel 1950, ad opera di Antonio Cederna e per interessamento del compianto Valerio Cianfarani, fu iniziata l’esplorazione scientifica dell’area con tre campagne di scavi (1950-51, 1952 e 1953) sul terreno dell’Angelini posto fra la linea ferroviaria e la sovrastante Tiburtina-Valeria. Gli scavi riportarono alla luce altri numerosi materiali votivi, pezzi acroteriali, monete, bronzi, ceramica da mensa ecc. sparsi nell’aia dell’Angelini. Della struttura architettonica, probabilmente su terrazze, furono rinvenuti ambienti minori relativi ad una struttura con muratura composta da blocchi posti a secco. L’esame del numeroso materiale condotto dallo stesso Cederna e, nel 1976, da Marinucci, permettono di datare la frequentazione dell’area cultuale (nel settore indagato) fra la fine del vi e il n secolo a.C., quindi, un santuario equicolo in origine e successivamente utilizzato dalla colonia carsolana.
La fase di maggiore sviluppo (anche architettonico) del luogo di culto italico-romano e compresa nel m secolo, quindi in relazione alla presenza coloniale romana. Interessante e la messe di monete in bronzo rinvenuta (circa 2.500), che attesta contatti, oltre che con Roma, con Arinum, Msernia, Neapolis, Suessa, Cales, Teannm, Compulteria, Arpi, Velia, Poseidonia; si segnalano anche ben 3 kg di us rude a frammenti4. I votivi sono strettamente collegati con i depositi votivi dell’Italia centrale, ma soprattutto a quelli laziali e delle colonie latine. Da due frammenti di vasellame di tipo romano (pocula) sappiamo il nome di due divinità onorate nel santuario: Vestai pocolom e /Iu Jnone(i), quindi Vesta e Giunone. Naturalmente rimane possibile, visti i materiali di V IV secolo, che i culti romani si siano sovrapposti a divinita italiche locali. Attualmente i materiali del santuario sono conservati nei depositi della Soprintendenza in attesa di una adeguata sistemazione nell’area di provenienza.