Collelongo

Così chiamata (secondo una semplice supposizione, avvalorata peró dall’esistenza di un documento cassinese dell’XI secolo) dai monti circostanti detti «Longagna» (cfr. A. Di Pietro). Dalle poche fonti disponibili, risulta che Collelongo è nato abbastanza tardi, certamente non prima del X-XI secolo, dal raggruppamento degli abitanti di sette «castelli» (Bettorica, Troja, Mesula, Rocca di Acero, Castulo, Moscuso, Sclavo).

Tuttavia, la prima volta che il nome appare in un documento ufficiale è il XII secolo, quando nel «Catalogo dei Baroni» si legge: «II conte Ruggiero di Albe tiene in servizio Collelongo e Rocca di Cerri, che sono un feudo di quattro soldati». Dopo il 1268, lo stesso feudo viene assegnato da Carlo d’Angió a Giovanni Matteo, per l’aiuto che costui aveva prestato al re nella lotta contro Corradino. Verso il 1316, risulta appartenente di nuovo alla contea d’Albe; ma giá verso la seconda metá del secolo (o poco piú tardi) passa sotto il conte di Celano. Nel 1582 i Piccolomini lo vendono, peró, a Girolamo Carlucci di Magliano, la cui moglie Bartolomea, rimasta vedova e sposato in seconde nozze un Sannesi, lo porta in ereditá a questa famiglia.

Tutto il feudo rimase ai Sannesi, almeno fino al 1736, quando passa in ereditá ai Pignatelli, signori di S. Demetrio nei Vestini. L’ultimo feudatario, Cesare Pignatelli, ne prende possesso nel 1752, conservando il suo feudo fino al 1806, anno cioè in cui (in seguito alla nuova legislazione francese) vengono aboliti tutti i feudi.
Villavallelonga (giá Villa di Collelongo) si stacca e diventa Comune autonomo.

CENNI ARTISTICI

Prima del terremoto il paese appariva compatto, con palazzi signorili (es., il palazzo Botticelli) e l’alta e ben squadrata torre baronale, tutta in pietra.
La chiesa parrocchiale di S.Maria Nuova: cippi funerari romani, statua marmorea di S.Antonio Abate, affresco cinquecentesco e campanile edificato su resti di una torre medievale. Chiesa della Madonna del Monte: sui resti di una preesistente costruzione (forse un castello). Nelle vicinanze: necropoli italica di Amplero. Da segnalare: una Madonna del ‘200 (di arte popolare, oggi al Museo dell’Aquila); le «gambe del diavolo» (VI sec. a.C.), oggi al Museo di Chieti.

Ricettività e servizi