Testi tratti dal libro Pagliara Dei Marsi dalle origini ai tempi moderni
(Testo a cura del Prof. Don Ezio Del Grosso)
A – Scheda topografica:
Pagliara: s.l.m. 1030; frazione di Castellafiume distanza dalla Capitale:Km. 105
dal capoluogo: L’Aquila Km. 65 dal centro Diocesi, Avezzano: Km. 17
dal centro comune: Km. 3
B – Il territorio:
Il Parroco don Urbano Urbani (Platea 1894) così descrive la posizione geografica di Pagliara: “ottima e magnifica è l’esposizione del paese esposto a mezzogiorno difesa al nord dal monte Girifalco; non vi passano quei venti che per i limitrofi paesi arrecano tanti danni, e nella stagione invernale, quantunque vi faccia molta neve, pure essa se ne va subito, primo di ogni altro sito, appunto perché esposto molto al sole. 1 terreni sono mediocremente fertili: producono grano, granturco, patate, fagioli, e da 25 anni in qua si fa germogliare la vite la quale, quantunque non porti a perfetta maturazione le uva, pure fa gustare un bicchiere di vino assai gustoso”.
In “Valle di Nerfa” di Rupe di Girifalco (alias Di Marzio Francesco), nelle pagg. 16,23 e 35, leggiamo in versi:
pag. 23 di “Rupe”:
“Amica valle,ricca d’aria fina d’ombre, di flora, pesca e selvaggina io ti saluto, affettuosamente Ti lodo, perché il cor me lo consente tu piena sei di grazie e di favori per tutti i ceti di visitatori la scienza trova il bello naturale sollievo l’egro; se l’affligge il male Nell’està la tua brezza ossigenata discende nei polmoni tanto grata sotto le piante e sopra i praticelli tra l’onde cristalline dei ruscelli.
Se si accede in montagna la dimane Piene d’erbe aromatiche montane, si gusta una fragranza sì soave che, chi tien l’asma, di perir non pave!
………… che fan del Gerifalco un ricco monte specie, pel pasco, d’erbe saporite e le medicinal, quasi infinite E’ pien di genziana e genzianella
d’aconito, di timo e acetosella di belladonna e di centaura
della salvia montana e l’esclarea.
V’è l’assenzio, l’altea, cicuta ed il nardo tarassico, giusquiamo ed il cardo
l’elleboro, l’adianto e caprinella la malva, camomilla e la mortella.
Vi sono anche lumache saporite Fragole piccolette, ma squisite
In Luglio e Ottobre, saporosi ovòli Funghi porcini ed ottimi prugnoli! “(17)
Proseguendo nella descrizione, nello stesso opuscolo il Di Marzio scrive un sonetto su Pagliara, di cui trascrivo due quartine:”Il mio Villaggio” A piè del monte gerifalco siede Silente, accovacciato un paesello Chi passa per la strada non lo vede Perché gli fanno siepi ed olmi ombrello Bestiame e agricoltura lo provvede Di carne, pane, vino e, l’orticello, fornisce la verdura. Ergo possiede quello che occorre al ricco e al tapinello.(18)
Tali testimonianze vissute valgono più della descrizione approssimativa di alcuni ricercatori. Il Giustiniani afferma “nelle sue montagne (di Pagliara) vi è della caccia, e le produzioni consistono in poco frumento. Il terreno è isterilissimo. Gli abitanti per la maggior parte vanno a coltivare le campagne romane”. Andrea Di Pietro afferma: “il fabbricato di Pagliara è infimo; il clima è anche rigido. L’aria è sana”. (21) Il Febonío di Pagliara dice: “piccolo e rustico borgo, sito in luogo protetto dell’alto monte di Girifalco; sotto il dominio un tempo di Roberto da Cortinella, che lo considerava feudo di un soldato. Inizialmente c’erano lassù pastori, cui poco piacendo tale dimora, cominciarono trasformare in case i tuguri degli animali, abitandovi. Costruirono una Chiesa dedicata al Redentore ed un’altra ne costruirono poco distante in onore della Madonna”.
C- Scheda anagrafica
Gli abitanti di Pagliara sono stati nei secoli, in discesa costante, specialmente nei periodi di epidemia, quali la peste gialla del 1848, della Spagnola del 1918, delle forti emigrazioni del 1898 e 1911. Più marcatamente nei periodi successivi (dal 1930 fino ad oggi, per la migrazione interna, per lo più a Roma).
Per avere un’idea chiara trascriviamo le verifiche fatte periodicamente.
– Anno 1532 vi erano 54 fuochi; nel 1545 n’ 97 fuochi; nel 1561 n’ 124 fuochi; nel 1595, n’ 58 fuochi; nel 1648 n’ 50 fuochi; nel 1669 n’ 29 fuochi; nel 1804 n’ 400 fuochi . 21 Per fuoco si intende famiglia Quindi è facile dedurre che gli abitanti erano in numero consistente, se si moltiplica mediamente ogni famiglia per tre componenti.
Anno 1871: abitanti n’ 386; (23)
Anno 1887: abitanti 102; (“Stato della popolazione redatto da don Torquato Morzilli”, in archivio parrocchiale);
Anno 1896: abitanti 475;
Anno 1911: abitanti 540 (famiglie 168);(24)
Anno 1955: famiglie 59, abitanti 189 di cui 78 maschi e 101 femmine;
Anno 1960: famiglie 52, abitanti 166;( 25)
Anno 2000 (al mese di Gennaio): abitanti 5 1, famiglie 21.
Le fonti storiche dal 1500 sono abbondanti, ma saranno delibate solo quelle più significative, in particolare l’archivio parrocchiale, l’archivio diocesano, i registri, i verbali delle visite pastorali. Anche se sono fonti ecclesiastiche, in esse si rispecchiano le varie situazioni socio-religiose-culturali del paese.
Da parecchi libri antichi, comunque, si evidenziano situazioni ed evoluzioni non indifferenti. Basta citare la notizia curiosa sui briganti. Intorno agli anni 1860, vi erano in zona i briganti; celebre la banda Pastori in cui c’era qualche aggregato di Pagliara. Pastore Luca, capobanda, fucilato il 6 Novembre 1862, in Castellafiume, dal com. il dist. 35° batt. bers. ; (26) De Blasis Camillo, brigante, fucilato il 6. 11. 1862, in Castellafiume dal com. il dist. 35′ batt. bers.(27)
I Briganti, secondo il loro intento, erano “i ribelli per difendere i poveri e gli ppressi dalla perfidia dei ricchi possidenti e dei nuovi oppressori. (28)
In realtà, però, provocarono altri lutti e disastri, creando nuove forze di repressione col rimescolare vecchie miserie e rancori spenti, sicchè il risentimento politico divenne presto delinquenziale. Non ci risultano personaggi di Pagliara in aggregazione attiva, ma il fenomeno allignò senz’altro, se si pensa al sequestro di persona verificatosi ai danni di Lustri Michele, a fine di estorsione. Una tradizione rammenta che del giovane fu recapitato ai famigliari un brandello d’orecchio (come succede anche oggi: l’uomo non cambia il vizio).
A corollario dì quanto esposto nella 1° parte, Pagliara ha collegamenti e derivazioni da Corcumello, solo dal periodo dei Feudi, degli Orsini e dei Colonna.
Diventa azzardato tutto quello che si è affermato sulla sudditanza di Pagliara a Corcumello. Il Cav. Di Michele Giovanni, segretario capo dell’archívío generale e protocollo della “Sapienza” di Roma, ora in pensione, in una intervista mi faceva notare che la discendenza da Corcumello deve essere sfatata perché: “non c’è analogìa nel modo di pensare, di gestire le cose; non c’è analogia nel linguaggìo e questo soprattutto affonda le radici in altre direzioni.
Difattí c’è diversità di tono, di accenti, nelle finali delle parole, negli articoli vestiarì e consumistici; c’è diversità nelle parole derivate e primitive; completamente diversa l’attività, la mentalità ed il flusso mígratorío”.
A quanto esposto in precedenza, dobbiamo ricordare anche che la provvista della parrocchia è collegata a Castellafiume, dove, unica nella zona, c’era una PIEVE con chiese coadiutorie e relativi “canonici” o coadíutori o economi spirituali.
La preminenza, molto probabilmente è derivata all’antico santuario pagano delle “Macerine”, in seguito sublimato dal Crìstianesimo. L’evoluzione della parrocchia di Paglíara la sì deduce facilmente dalle visite pastorali e (o) dai documenti storici esistenti nell’archivio parrocchiale e diocesano. La documentazione ci rende edotti di ogni lato positivo e negativo. Vengono codificati fatti e notizie afferenti il paese e diventano, a loro volta, riflesso di altre circostanze non menzionate.
Per comodità del lettore cito la collocazione dell’archivìo dìocesano:
Anno 1200: cart. 7 verso, cart. 8 netto, cart. 9 eretto e verso, cart. 10 verso: fondo A; perg. A/2: sulle decime da pagare. 1684/1688 – Fondo B busta 5, fase. 18: visite pastorali. 1690: visita pastorale mons. Corradini. 1504 e 1564: perg. A/39 e 91: conferimento dì canonìcato e parrocchiale di Pagliara visìta di mons. Gìov.Battista Milanesi. 1582: fondo A n’ 120 pp. I15: Censuale. 1690: fondo B busta 5/20 carta 47 e 47 verso: vìsita pastorale del Vescovo mons. Corraffini. 1709: carta pag. 160 verso (fondo B): visita pastorale mons. Muzio De Vecchis. 1723: visita di mons. Muzio De Vecchis: Chiesa S. M. Oriente – cimitero dì Pagliara. 1798: visita pastorale di mons. Bolognesi, per Pagliara n’ XXIV. 1805: visita pastorale di mons. Giancarelli Rossi. – fondo B, busta 9, fase. 3. Notare che le posizioni sono accostate a Castellafiume, perché le visite pastorali, di solito erano nello stesso giorno.
Infine ci sono i verbali delle visite pastorali di mons. Bagnoli, di mons. Valeri e di mons. Terrinoni.
La consultazione di essi è più agevole, stando in un apposito registro esistente nell’archivio parrocchiale. Volendo affondare lo sguardo alla evoluzione civile, urbanistica, vanno sottolineati: l’approvvigionamento idrico, la rete fognatica e viaria. Alcuni interventi, però, creano ancora oggi perplessità e dissapori. Mastodontica è la situazione del cimitero qui costruito all’inizio del 1800 (1825), a seguito delle Leggi napoleoniche. La Chiesa adiacente è di epoca antecedente. La situazione pietosa del cimitero è rappresentata dalla seguente poesia, giunta al parroco di Paglìara ìn forma anonima, nel 1987.
Oggi (anno 2000), nonostante i lavori, la situazione è quasi peggiorata.
Ecco la poesia:
MORIRE A … PAGLIARA.
Quando il Foscolo scrisse i “Sepolcri”
non c’era ancora la democrazia,
i Cimiteri accoglievano i morti
rispettando loro, senza ipocrisia.
Oggi che libertà governa:
tombe, loculi, (non nuda terra.)
solo per pochi … come fosse strenna,
mentre per tanti, come mortì in guerra.
Or che l’uomo sulla luna è andato:
deserta, senza vita, di “luce” avara.
Così si presenta … l’inquinato,
antico cimitero di PAGLIARA.
Tomba chi può! Privilegiate attorno.
Loculi fatiscenti in fila al centro,
poca la terra che le fa contorno:
immondizia, ìncurìa, fuori e dentro.
1 ‘fornetti” di recente fatti,
restan incompiuti perché senza tetto,
Peri poveri “occupanti” … esterrefatti:
quando piove c’è l’ombrello aperto!
Se lasci i fiori la durata è breve,
manca l’acqua, non và nel rubinetto.
Purtroppo; un fiasco portar si deve,
perché l’acqua c’è … ma nel pozzetto!
”LUX perpetua”? Solo il moccolotto!!
Siamo ancora aì tempi del “papile”.
La luce sulle tombe? Un terno al lotto!
Con questi soldi comprerem le… “pile”.
La Chiesa, l’ossario, … fantascienza!
Non c’è luce, l’ordine, la manutenzione.
Sperando che “qualcuno”, (santa pazienza!)
sì ricordi dei defuntì con più attenzione.
Anche dopo morti ci vuol fortuna;
come per i defunti al Cimiter … vicino:
hanno l’acqua, la luce, … (non la luna!)
i lampioni, i viottoli, … come un giardino.
Chi vuole tutte queste assurdìtà?
Nessuna division ne parapiglia:
«Morir di Serie “B” o serie “A”!»
tutti ci troveremo quì in famiglia.
Per quanti che verrete il giorno due,
ad onorar i defunti con un … lume:
guardate il “Cimiter”, quante brutture.
Fate una passeggiata giù al COMUNE.
Pagliara, I’ novembre 1987
Agli inizi del III millennio la chiesetta è stata riportata al debito decoro ad opera della comunità parrocchiale; nel cimitero è stata portata l’acqua ma non ancora l’energia elettrica. Sono stati eseguiti parecchi lavori ma che lasciano perplessi i visitatori. La situazione non è certo imputabile all’Amministrazione Comunale di Castellafiume attuale né a quelle precedenti. Ci auguriamo che presto si possano ristabilire quel rispetto ed onoranza che i nostri defunti meritano.