Testi tratti dal libro Pagliara Dei Marsi dalle origini ai tempi moderni
(Testo a cura del Prof. Don Ezio Del Grosso)
Tutta La Marsica è zona sismica. I terremoti si ripetono con una certa periodicità e causano danni più o meno gravi. Tra le zone meno svantaggiate sono proprie quelle della Valle di Nerfa ed in essa ‘Pagliara’. L’ipotesi piè probabile della resistenza è la presenza di massicci rocciosi nel sottosuolo. Per il resto della Marsica, alcuni scienziati hanno ipotizzato l’origine tettonica avanzando la possibilità di “una sterminata frattura sotterranea che dal corso del fiume Liri, passi sotto il Velino e prosegue sotto il fiume Salto andando da Sora ad Avezzano e da Avezzano a Rieti, senza lasciare immuni dagli effetti terribili del suo franamento le circostanti contrade, con una irradiazione più o meno lontana”. Altri scienziati hanno ipotizzato un vulcano spento nella conca del Fucino che a grandi intervalli riprende la sua attività.
Qualunque sia la spiegazione scientifica, sta il fatto che la Marsica vive sopra un terreno terribilmente minato. Gli storici non ci hanno lasciato una relazione dettagliata dei terremoti nella Marsica, ma tutti accennano ai disastri in epoche diverse. Il Baratta afferma che la provincia dell’Aquila è la più famigerata nella storia dei terremoti e ricorda quelli del 1214, del 1222, del 135 1, del 1349, del 1455, del 1703, il più disastroso ad Aquila.(39) E ancora quellì del 1784 ore 7.30, del 1904, 24 febbraio; del 13.01.1915 De’ nostri tempi, di cui abbiamo avuto esperienza diretta, sono stati significativi quelli del 1960, del 1970, del 1984. “‘ Nel 1703, 2 febbraio ore 18, il disastro si estese anche nella vallata di Sulmona, attraverso il Lago del Fucino.
Nel 1784 crollò il castello di Celano. Nel 1904, 24 febbraio vi fu catastrofe. Nel
1915, 13 gennaio, ore 7.40, la scossa durò 35 lunghi secondi da mettere al
suolo quasi l’intera Marsica.
Dei terremoti nella Marsica parla anche il Ragusa riportando documenti notarili. Il notaio Simplicio Rosati descrive gli effetti disastrosi del terremoto del 2 febbraio 1703 (prot. 1703-1705); nel protocollo 1706-1708 descrive il terremoto del 3 novembre 1706 ore 21, nonché di quello del 23 novembre 1706 ore 8. (41) Lo stesso notaio riporta i disastri tellurìci dei seguenti anni: 22 febbraio 1712 ore undici sonate; 6 settembre 1715 ore due e mezzo di notte; 1742 scosse per tutto l’anno; 1743 id. 12.05.1722 ore 16.45; 09.01.1744; 7 gennaío e 15 febbraio 1746; 1747, 4 settembre; 1750, 1-19 febbraio; 1751, 1 dicembre; 1709, 14 luglio; 20 novembre 1721; 3 maggio 1730; 12 maggio 1730 ore 10.15; 15 maggio 1730. Notar Giovanni Sorgi (1) 1778, 25 gennaio; 1922, 29 dicembre, ore 13.30; 13 gennaio 1915 ore
07.40. 12. Questa carrellata descritta ci dà un’idea anche se macabra, dei motivi delle rovine anche delle Chiese di Pagliara.
Don Urbano Urbani in Platea più volte ricordata, descrive così gli effetti di alcuni terremoti in zona:
– 1904: “Nel febbraio del 1904 la Marsica venne funestata da gravi e ripetute scosse di terremoto. La Chiesina della Madonna dell’Oriente (Più precisamente della Madonna della Neve – “nota del redattore”), già screpolata in varie guise, minacciava rovine. Il parroco, per evitare il peggio, “vi fece porre tre potenti chiavi di ferro e richiudere le screpolature che da ogni lato la disornavano. La spesa ammontò a un cento lire”. La stessa Chiesa serviva per il seppellimento dei cadaveri fino al 1825, epoca in cui fu costruito il Cimitero, in forza della legge Napolconica del 1799. Il cimitero era detto: vigna di Nicolitto, recintato a tavole.
-1915: Anno di sventura.
Ancora don Urbano U. racconta. “il 13 gennaio alle ore sette e quaranta minuti una forte scossa di terremoto, durata 35 secondi, distrusse in modo orribile le Marsica; Ad accrescere il cordoglio si unì una pessima stagione, cadde la neve in grande quantità e vi persistette per lo spazio di ben due lunghi mesi, per modo che le case rimaste in piedì, finirono di diroccare. La valle di Nerfa non fu rasa al suolo, ma fu gravemente danneggiata e tra ì paesi meno danneggiati si deve annoverare Pagliara; cadde la volta della camere del Parroco, il quale si salvò per essere uscito un minuto prima. Le due Chiese le maggiormente danneggiate”.
La Chiesa Parrocchiale: parte del tetto crollato, danneggiata la maggior parte delle strutture, la neve caduta in abbondanza aveva ridotto la Chiesa in un pantano. La facciata minacciava di cadere e perciò in Agosto 1915, furono costruiti due potenti speroni. Lesionato l’arco dell’altare maggiore e la sagrestia. Furono poste due catene in ferro. La Chiesa rimase, comunque, sempre aperta al culto senza ricorrere alla “baracca”.
Chiesa della Madonna dell’Oriente: nonostante l’intervento del 1904 la Chiesetta fu ridotta dal terremoto ad uno stato di pericolo, tanto che il Genio Civile decretò la chiusura al culto e voleva abbattere la volta a botte. A questo si oppose decisamente il parroco convinto della deturpazione dello stile. Il Parroco, allora, permise l’abbattimento, ma dopo fece ricostruire la volta come era prima.
Casa parrocchiale: il terremoto del 1915 rese la casa inabitabile. Ad evitare il crollo, il parroco fece costruire gli speroni, restaurò le mura, fece due soffitti nuovi e tre nuove finestre e così renderla sicura. I soccorsi vennero dal Papa Benedetto XV, dal Vescovo Mons. Pio Marcello Bagnoli, dall’economato Generale, dal taglio di otto piante di cerro. Dal governo: nulla.