Fin dalla prima campagna di scavo condotta alle Paludi di Celano nel 1985 (D’ERcoLE 1986, p. 317), venne individuata una tomba a tumulo dell’età del Bronzo Finale (XIII-XI sec. a.C.); da allora negli scavi del 1986, del 1987 e del 1996 vennero portate alla luce altrettanti tumuli sepolcrali (D’ERCOLE 1991, p. 174). Nel corso dello scavo condotto nel 1998, effettuato grazie al contributo della Edison Gas, si e raggiunta una superficie di scavo di circa mq 3500 e sono state individuate altre tre sepolture’. Le tombe si presentano come dei tumuli di circa quattro metri di diametro, delimitati da pietre messe in circolo all’interno dei quali e scavata una fossa sepolcrale, rivestita di pietre, lunga circa due metri, generalmente orientata est-ovest, in cui e deposto un tronco d’albero scavato che funge da sarcofago, munito di una copertura lignea di minore spessore costituita da un sezione di tronco (A.A.V.v. 1996, p. 218). Gli inumati presentano tutti un analogo orientamento est-ovest con la testa rivolta ad oriente.
L’elevato del tumulo aveva un corpo centrale, collocato sopra la fossa sepolcrale, costituito da pietre, il resto della copertura era realizzato con terra, verosimilmente coperta da manto erboso. Sinora si sono rinvenute tre sepolture pertinenti ad individui femminili (Tombe 1, 2 e 4) ed una maschile (Tomba 3); in questo contributo si eviterh di esporre i dati inerenti l’antropologia fisica degli inumati, rimandando alla specifica relazione di Domenico Mancinelli in questo stesso volume. La Tomba 1 raggiungeva un diametro di quattro metri; conteneva un sarcofago ligneo al cui interno era deposta una donna morta in età avanzata (fra i 62 ed i 71 anni), che aveva come corredo funebre una fibula in bronzo ad arco serpeggiante, deposta sull’emitorace sinistro, ed un ago in bronzo, posto fra i femori .
La Tomba 2, aveva dimensioni analoghe alla prima, presentava una fossa ben delimitata, in superficie, da un recinto ovale di pietre e conteneva anch’essa un sarcofago ligneo all’interno del quale era deposto un individuo di sesso femminile, di età matura (fra i 43 ed i 49 anni) ed aveva come unico oggetto di corredo una fibula in bronzo posizionata sul torace. Il tumulo della Tomba 4, è quello che al momento appare di maggiori dimensioni nell’ambito della necropoli raggiungendo i cinque metri di diametro; all’interno del sarcofago ligneo era deposta una donna di età adulta (30-36 anni di età), che aveva come corredo due fibule in bronzo poggiate sul lato sinistro del torace insieme ad un ago in bronzo e ad un pettine in legno.
Le fibule sono di tipi e di dimensioni differenti: una, la più piccola, con arco serpeggiante ed ardiglione con grosso globetto decorato, l’altra, di dimensioni eccezionali, con arco a doppia piegatura, e decorata con incisioni sulla staffa. ad arco serpeggiante inciso, insellato al centro, a tre occhielli, con doppia molla, staffa con cappio ad otto e piccolo disco spiraliforme. Considerando l’età alla morte della bambina della Tomba 5, appare evidente come le dimensioni della fibula trovata siano adeguate più ad un adulto che ad un infante. La Tomba 6 e un tumulo di mt. 4 di diametro, analogo al precedente come struttura e come orientamento dell’inumato; all’interno del sarcofago ligneo, di cui era perfettamente conservato il coperchio, era deposta una bambina morta fra i sette ed i dieci anni di età che aveva come corredo una fibula con arco ad occhielli e piccola staffa spiraliforme, portata sul lato sinistro del torace e, sempre in bronzo, due piccoli anelli filiformi, indossati nella mano sinistra. La fibula e del tutto simile ad un’altra trovata nello scavo del villaggio e proveniente dal quadrato B1 taglio 1.
La Tomba 3 conteneva, oltre al consueto sarcofago ligneo (foto 9), un individuo adulto di sesso maschile, di età compresa fra i 20 ed i 23 anni, che aveva un rasoio quadrangolare in bronzo, deposto alla destra del cranio. Nel caso di questa tomba e stata rinvenuta una pietra conficcata verticalmente nel terreno all’esterno del tumulo, verso occidente, che sembra fungere da stele-segnacolo.
Sul margine orientale dell’area di scavo, piuttosto distante dalle altre sepolture, sono stati individuati, nel luglio del 1998, dei tratti di un circolo di pietre relativi ad un tumulo identificato come Tomba 7. In realtà, all’interno del circolo, che presentava un diametro ricostruito di circa quattro metri, non e stata rinvenuta ne la fossa sepolcrale ne il sarcofago ligneo con la relativa deposizione. E impossibile dire se si tratti di una tomba parzialmente preparata e mai utilizzata, o, più verosimilmente, di una sepoltura manomessa già in antico. II rinvenimento, all’interno del quadrato D6, di due calcagni umani (uno destro ed uno sinistro) fanno propendere per uno sconvolgimento, in epoca precedente la romanizzazione, della sepoltura.
Mentre i diametri di tutte le tombe si aggirano intorno ai quattro metri, del tutto eccezionale appare il tumulo della Tomba 4, che raggiunge i cinque metri di diametro; anche il relativo corredo appare abbastanza particolare nel panorama delle sepolture femminili della necropoli. Infatti, se il corredo standard femminile 6 costituito da pochi oggetti (in genere una fibula e, al massimo, un ago o due anelli in bronzo), nel caso della Tomba 4 non solo vi e in più il pettine di legno, ma il numero delle fibule e raddoppiato; oltre al numero, anche la qualità e le dimensioni delle fibule attestano la rilevanza e l’originalità di tale sepoltura. Elementi comuni a due delle sepolture femminili sono, quindi, gli utensili per cucire, testimoniati dagli aghi; la veste, com’6 desumibile dalla presenza delle fibule, doveva essere tenuta ferma, nel caso delle donne adulte, sul lato sinistro, mentre la cura dei capelli sembra essere documentata attraverso la presenza di un pettine nella Tomba 4 .
Colpisce l’assenza dei tipici strumenti legati alla filatura e alla tessitura normalmente rappresentati da rocchetti e fuseruole fittili e quella, assai vistosa, del vasellame. Considerando che nei corredi, riferibili all’età del Ferro, del territorio degli Equi (AGOSTINI-D’ERCOLE 1994, p. 114), quali quelli dei Piani Palentini a Scurcola Marsicana e di Corvaro a Borgorose (ALVINO 1991, p. 271 ALVINO 1992, p. 255), appare volutamente assente il vasellame fittile, rimane da capire se la sua latitanza nelle tombe del Bronzo Finale di Celano sia dovuta ad un fatto cronologico o ad una costumanza e prerogativa etnica. Al contrario di quello che accade nelle altre regioni italiane in cui le testimonianze funerarie dell’età del Bronzo Finale sono note sia attraverso diverse necropoli che in un numero relativamente considerevole di sepolture (decine o centinaia), in Abruzzo L’unica necropoli di quest’epoca, scientificamente scavata, e questa delle Paludi di Celano (BIETTI SESTIERI 1996, p. 298).
Tant’è che prima dello scavo della Tomba 1, nel 1985, si pensava che, anche in Abruzzo, le sepolture dell’età del Bronzo Finale fossero ad incinerazione come nel Lazio o nelle Marche (PERONI 1989, p. 296). L’elemento che faceva propendere gli studiosi in tale direzione era il rinvenimento di una spada in bronzo, tipo Allerona, da San Benedetto in Perillis, poggiata sopra una ipotetica e mai recuperata, urna funeraria (PERONI 1961, p. 147).
In realtà lo scavo di Celano e le notizie dei rinvenimenti di Luco dei Marsi, località Agguacchiata (IRTI 1980, p. 105), e di Campovalano di Campli (D’ERCOLE 1996, p. 173), danno ormai per assodato il rito inumatorio come assoluto e prerogativo della regione. Oltre al rituale funebre quello che sembra unire questi corredi della fine dell’età del Bronzo e la presenza di pochi oggetti in bronzo (per lo più fibule) e la totale assenza di vasellame fittile.
Tornando alla questione iniziale, l’uso di non deporre nelle tombe vasi in ceramica potrebbe essere dovuto sia ad un fattore cronologico (siamo in una fase in cui si depongono solo gli oggetti strettamente personali del defunto e non le offerte funebri della famiglia) sia, con minore verosimiglianza, ad una costumanza propria del popolo degli Equi, che inizierebbe già nell’età del Bronzo per manifestarsi appieno nel corso dell’età del Ferro. Colpisce la perfetta identità tipologica tra la fibula della Tomba 1 e quella della Tomba 5; poiché l’età alla morte dell’individuo sepolto nella Tomba 5 non permette, antropologicamente, di diagnosticarne il sesso, proprio la somiglianza del corredo ci potrebbe spingere ad ipotizzare una attribuzione al sesso femminile all’infante. Appare estremamente interessante che lo stesso tipo di fibula sia attestato, oltre che nelle Tombe 1 e 5 di Celano, anche in quella di una donna adulta rinvenuta a Luco dei Marsi, località Agguacchiata.
Si potrebbe leggere, quindi, come fosse un costume tipico delle donne e delle bambine fucensi dell’età del Bronzo Finale indossare vesti tenute ferme su una spalla da queste specifiche fibule ad arco serpeggiante. Appare quanto mai significativo il fatto che anche per delle bambine morte in tenera età, il rituale funerario fosse altrettanto complesso e in ogni caso del tutto simile alle deposizioni degli adulti con il tumulo, il sarcofago di legno, la medesima composizione di corredo. La presenza dello stesso tipo di fibula nel corredo della Tomba 1 e in quello della Tomba 5 ci fa capire quanto fossero ravvicinate nel corso del tempo le due deposizioni; del resto anche gli altri tipi di fibule e il rasoio della Tomba 3 sembrano tipologicamente attribuibili alla terza ed ultima fase dell’età del Bronzo Finale. Colpisce, inoltre, la similitudine riscontrata fra i tipi di fibule (ad arco serpeggiante e ad occhielli) presenti fra i materiali riferibili alle ultime fasi di vita del villaggio e nelle sepolture femminili.
In termini di cronologia assoluta ricalibrata, dovremmo, quindi, essere fra l’XI sec. a.C. ed il X sec. a.C. quando viene fatta iniziare l’età del Ferro. Questo range cronologico e in qualche modo confermato anche dalla datazione assoluta, mediante il metodo del Carbonio 14, del sarcofago della Tomba 2 datato fra il 1269 e il 1014 a.C. (XIII-XI sec. a.C.); leggermente più recente risulta il tronco d’albero della Tomba 4 databile tra il 1157 e l’804 a.C. (XII-IX sec. a.C.). Dalle analisi paleobotaniche, sinora effettuate Sylvie Coubray (COUBRAY 1991), risulta che i sarcofagi delle Tombe 1 e 3 erano stati ricavati da alberi di querce secolari, mentre quello della Tomba 2 proveniva da un pioppo. Nella necropoli sono stati individuati sinora solo sette tumuli; essi, apparentemente, sembrano disposti a file parallele orientate in senso est-ovest, di cui la prima, quella più prossima alla riva del lago, era composta dalle due sepolture infantili (Tombe 5 e 6), la seconda includeva le tre deposizioni femminili (Tombe 1, 2 e 4), infine la sepoltura maschile (Tomba 3), risulta isolata e più arretrata verso nord.
Tenuto conto della disposizione, piuttosto rada sul terreno, dei tumuli e la significativa distanza fra di essi (da un minimo di sei metri ad un massimo di dodici metri), pur considerando L’eventuale distruzione subita dalla necropoli sui lati meridionale ed occidentale per la realizzazione dei contigui impianti per la pesca sportiva, e difficile ipotizzare un numero di tombe superiore alle dieci-venti unita . Si tratta, quindi, di un numero assai limitato di sepolture che fanno pensare ad un ristretto segmento della comunità di riferimento (quale la medesima discendenza). La peculiarità e la forte valenza simbolica degli oggetti di corredo funebre, unita alla considerevole forzalavoro necessaria all’edificazione dei tumuli, inducono ad ipotizzare che tali sepolture fossero appannaggio esclusivo degli esponenti della classe emergente. La necropoli era collocata sulla riva settentrionale del lago del Fucino, quella cioè più pianeggiante e, quindi, maggiormente soggetta alle oscillazioni della linea di costa. Infatti la riva del lago poteva variare anche nel giro di pochi anni, determinando aree asciutte o paludose o invase dalle acque.
Nel momento in cui furono realizzati i tumuli tale zona doveva essere asciutta per poter collocare le pietre e perché i tumuli stessi rimanessero visibili e praticabili; la vita della necropoli deve essere stata correlata ad una fase cronologica ben precisa e circoscritta fra XI e X sec. a.C. a cui deve avere fatto seguito un periodo di impaludamento. A tale proposito, dato rilevante e L’individuazione, all’interno del tumulo della Tomba 5 e prossimo al sarcofago, di un palo ligneo e di alcune buche di palo (foto 6 o fig. 6) da ascriversi ad una fase successiva alla necropoli, quando cioè il lago aveva rioccupato L’area funeraria e divenne necessario provvedere ad una nuova palificazione sulla cui destinazione e al momento ancora difficile pronunciarsi.