La catastrofe tellurica che si abbatte sulla Marsica il 13 gennaio 1915 alle ore 7,50 interesso ben otto province (L’Aquila, Ascoli, Campobasso, Caserta, Chieti, Perugia, Roma e Teramo) per una complessiva superficie di sedicimila chilometri quadrati, colpendo più o meno gravemente una popolazione di un milione e duecentomila abitanti sparsi in 250 comuni. L’epicentro del sisma fu nella conca fucense, vero e proprio bacino tettonico di sprofondamento interessando tutti i comuni della Marsica e causando ben 28.188 vittime di cui 10.000 nella sola Avezzano, che rimase totalmente distrutta. Il rigore della stagione, l’estensione del disastro e la mancanza di una buona rete viabile, resero ardua l’opera di soccorso, che peraltro arrivo piuttosto tardi specialmente nei comuni limitrofi alla Conca del Fucino.
Comunque le prime truppe di soccorso giunsero ad Avezzano nella giornata del 14 e vennero immediatamente impiegate nelle opere di salvataggio in Avezzano stesso e nei comuni più vicini. Contemporaneamente incominciarono a funzionare i servizi sanitari e di Commissariato. Alle persone superstiti vennero consegnate dai militari scatolette di carne e gallette; nella stessa giornata del 15 venne iniziata la distribuzione di coperte e tende. Anche i minori centri della zona di Avezzano ebbero il giorno 16 soccorso dalle truppe mentre nei centri maggiori l’opera di soccorso veniva aumentata col graduale affluire delle truppe. L’opera dei militari si inizio ovunque col salvataggio delle persone sepolte; ad Avezzano per esempio ne furono estratte 500 ancora vive e i feriti di una certa entità furono spediti a Roma; quest’opera col passare del tempo andò diminuendo mentre si accrebbe l’altra per l’estrazione e il seppellimento dei cadaveri. La distribuzione dei viveri iniziata con gallette e scatole di carne divenne più regolare con la distribuzione del pane, pasta, fagioli giungendo a 40.000 razioni giornaliere.
Come già si e detto, per il ricovero vennero distribuite coperte e tende, queste ultime piantate dai militari, e nello stesso tempo traendo il legname o dal posto dove ce ne era o estraendolo dalle macerie, si provvide a ricoverare la popolazione in baracche le quali furono anche ricoperte con copertoni, e cartone catramato per essere più funzionali. Si cerco con ogni mezzo di riattivare mulini e forni, riaprire spacci, tabacchi e generi alimentari; contemporaneamente le truppe recuperarono materiali dello Stato, di enti pubblici; riattivando inoltre ogni via di comunicazione e condutture di acqua potabile. Al primo annuncio dei danni prodotti dal terremoto, si misero subito in moto gli uffiCi del Genio Civile che avevano giurisdizione nelle localita danneggiate. Furono inviati funzionari; lo stesso Ministro dei Lavori Pubblici si reco in Avezzano il giorno 14, e vennero organizzati i servizi con la costituzione di tre uffici del Genio Civile di cui uno in Avezzano.
Oltre alle opere di salvataggio, il Corpo Reale del Genio Civile si preoccupo innanzitutto di affrontare ricoveri immediati, e all’uopo furono costruiti in tutta la zona interessata dal sisma, ben 20.000 vani di baracche con una spesa di 15 milioni di lire. Naturalmente la scelta delle aree venne fatta tenendo anche presente l’opportunità di apprestare per l’avvenire zone atte all’edificazione stabile e all’ampliamento dei vecchi abitati. Sorsero ovunque nella Marsica, l’effimere cittadine baraccate, dove, purtroppo, a lungo andare la salute venne meno e ogni progresso ristagno. Contemporaneamente all’impianto delle baracche, il Genio Civile provvide alle costruzioni di 1.267 ricoveri stabili; e questo fu il primo esperimento di immediata ricostruzione definitiva. Oltre che alla costruzione di baracche e ricoveri stabili, fu dato in pari tempo largo impulso alla riparazione a spese dello Stato delle case appartenenti a persone povere che presentavano danni di non grande entita; tanto che alla fine del 1915 ne risultavano riparate circa 10.000. Altre opere eseguite a cura dello Stato riguardarono lo sgombro delle macerie e il puntellamento.e demolizione degli edifici pericolanti, che richiesero una spesa complessiva di circa 7 milioni di lire; ben 7.000 furono le case demolite e 22.000 quelle puntellate.
Tutto il programma ricostruttivo faceva sperare alle popolazioni interessate il rapido e completo risorgimento delle regioni colpite. Purtroppo le realizzazioni non seguirono la desiderata sollecitudine, e il tempo complico le situazioni, inasprì i disagi, alimento la speculazione, ingrandì in modo sproporzionato l’onere dello Stato. Ci fu poi la guerra, che impiegando tutte le risorse nazionali, determino una grande scarsezza di materiali e di mano d’opera ostacolando anche l’approvvigionamento dei materiali per mancanza di mezzi di trasporto requisiti all’autorita militare. Queste difficoltà rallentarono o sospesero l’esecuzione di tutte le opere pubbliche negli anni dal 1915 al 1920 e furono più vivamente risentite nella Marsica in quanto scarse erano ivi le ferrovie.
Ne a risolvere la situazione giovo l’opera dell’Unione Edilizia Nazionale, la quale, col Decreto Luogotenenziale del 4 febbraio 1917 n 151, era stata autorizzata ad estendere la sua azione nei paesi danneggiati dal terremoto, e precisamente a provvedere alla costruzione di case economiche, allo sgombro di macerie, al ripristino di edifici danneggiati d’interesse comunale o provinciale, alla esecuzione di piani regolatori, nonché ad assumere per conto di privati i lavori di riparazione e di ricostruzione delle case danneggiate o distrutte. Infatti il risultato complessivo, specie per quanto riguarda l’impostazione e l’attuazione del programma di costruzione di case economiche, lascio a desiderare considerando anche le grandi agevolazioni e le speciali disposizioni emanate in suo favore. Comunque l’attuazione delle provvidenze, durante il periodo che va da gennaio 1915, all’ottobre 1922, importo le seguenti spese in tutto il territorio colpito dal sisma:
£, 65 milioni per riparazioni di case appartenenti a persone di povere condizioni.
£, 63.158.094 per costruzione di casette asismiche.
£ 12 milioni per sussidi per la spesa per il ripristino di edifici pubblici di pertinenza di enti locali (Province, Comuni, Opere Pie), e per il restauro di chiese parrocchiali.
In complesso con le spese di pronto soccorso, di trasporti, di occupazione e di espropriazione di terreni e con le spese generali, sino al 1922, si erano erogate £ 210 milioni circa, senza che, peraltro, la ricostruzione fosse stata completata. A questo punto pero, per dare un’idea di quanto immane fosse il disastro, ci preme citare la percentuale delle abitazioni distrutte in alcuni comuni marsicani.