Marruvium
(San benedetto Dei Marsi)
Anxa
(Luco Dei Marsi)
LE METE DELL’ITINERARIO
Marruvium
Si ritiene che in S. Benedetto dei Marsi sorgesse l’antica città di Marruvio, che secondo Silio Italico, doveva essere la capitale dei Marsi. Il nome esatto della città fu “Marsos Marruvium”, come emerge da due lapidi rinvenute in S. Benedetto dei Marsi, rese note dal Febonio. Altre lapidi attestano il suo status posteriore di municipio, amministrato da quadrunviri iure dicundo o quinquennales. Fin dal 600 della antica città era ignoto il sito, anche se ovviamente presunto nella zona del lago. Il Febonio, che pure lesse l’iscrizione da lui resa nota, rinvenuta in S. Benedetto, ritenne che a S. Benedetto la lapide era stata trasportata da altrove e la attribuì alla fantomatica città chiamata Valeria nel Medioevo, che in realtà non fu che Marruvio. Il nome Valeria fu dato dai romani a questa città, dalla strada che l’attraversava, la quale a sua volta lo ripeteva da un console straniero a questi luoghi.
In seguito fu designata, nei primi secoli dell’era cristiana, col nome di Paese o Provincia dei Marsi o Marsia, dal nome della popolazione meglio conosciuta e più celebre nell’antichità classica. Di questo ampio territorio furono signori, a titolo personale, non ereditario, sei conti di stirpi diverse. La città era ancora fiorente nel IV secolo, essendo riportata nella strada che, dalla Valle dell’Aterno porta al Fucino, dopo di Albe e prima di Collarmele. Del resto non sarebbe stata sede del vescovo dei Marsi se non fosse stata in piedi nei primi secoli dell’era cristiana e non avesse avuto in quel momento una posizione di rilievo sul resto della regione, circostanze documentate da cospicui resti. A Marruvio, in seguito ridotta come tante antiche città vescovili a rare abitazioni sparse tra i campi, tra le quali restò sperduta la Cattedrale di S. Sabina, nacque Bonifacio IV, papa dal 608 al 615, il quale trasformò la sua abitazione in monastero benedettino, con la chiesa più tardi detta di S. Benedetto “in civitate”, attorno alla quale si formò il nuovo abitato….
Anxa – Angitia
Della recinzione muraria della città di Angizia-Anxa realizzata nel IV secolo a.C. con l’uso di grandi blocchi poligonali di calcare locale messi in opera a secco, rimangono numerosi resti concentrati sotto il “Casotto di Lustro” (Casa Cantoniera di Torlonia) lungo la Via Circonfucense, sull’altura del Monte Penna e di fronte al Cimitero. Sotto il Cimitero, sul versante sud della recinzione muraria, è visibile la “Porta del Cimitero”, l’unico ingresso ben conservato della città antica composto da due ali rientranti di muro che formano un corridoio difensivo interno; sulla faccia sinistra è visibile un incavo relativo al sistema di chiusura della porta. Il recinto murario di Angizia, insieme a quello di Alba Fucens, rappresenta uno dei più antichi e raffinati esempi dell’architettura difensiva italica in Abruzzo.
Gli attuali scavi della Soprintendenza Archeologica d’Abruzzo, diretti dalla dott.sa Adele Campanelli, hanno riportato alla luce: una serie di due ambienti artigianali del IIIIl secolo a.C., relativi probabilmente a ceramisti, posti vicino alla “Porta della Provinciale”; resti di costruzioni monumentali in opera poligonale sotto il cimitero, forse riferibili al Foro; un grande tempio italico-romano a due celle su alto podio di età augustea nella località “Il Tesoro” con vicini ambienti di servizio, porticati ed una piccola cisterna
L’impianto urbano della città si sviluppa su una superficie di circa 30 ettari racchiusa da una cinta muraria in opera poligonale di III e IV maniera, lunga circa 2,400 Km e su cui si aprivano ben cinque porte ed una posterla. La conformazione orografica condizionò fortemente l’impianto urbano compreso fra le alture del Monte Penna e le rive del Lago Fucino, con la necessaria disposizione di lunghe terrazze longitudinali, ad orientamento nord/ovest sud/est, degradanti sul pendio roccioso prospiciente il lago.
Una disposizione scenografica di ascendenza ellenistica molto legata alle grandi aree cultuali e visibile compiutamente solo dal lago Fucino; quindi una città perilacustre strettamente connessa con il lago e la circonfucense. Essa doveva apparire in antico, ad un eventuale osservatore posto su una barca ad un chilometro di distanza, come una città prospettica con le mura orientali in primo piano bagnate dalle escrescenze del Fucino alla base, la lunga sequenza delle terrazze parallele interrotte ad intervalli regolari dai fossi di scolo trasversali e dalle scalinate di accesso e le tre acropoli sommitali dotate di edifici templari ed un probabile teatro sulla acropoli maggiore. Sulla sinistra il corso del “Fossato”, una ulteriore difesa naturale per la città, e la necropoli con tombe monumentali. Sulla destra il santuario della dea Angitia e, appena fuori le mura settentrionali e sul fronte delle mura orientali, il porto con molo frontale dotato di una scalinata, a settentrione, e diversi lunghi moli sul fronte.
Dopo il porto, a circa 700 metri dalle mura urbane e su un poggio roccioso, il santuario del dio Fucino sovrastante l’inghiottitoio naturale del Fucino, l’os PitonE’ae (ora “Petogna”) (CIL, IX, 3ose in località Casella di Pescina, ma proveniente dalla Petogna di Luco: vedi FABRETTI 1683): C. Gavius. L /f.C. Veredius / C.f.Mesalla / Fucino.v.s. / 1.m. Una visione reale dell’aspetto di Anxa-Angitia ci è data da un frammento di altorilievo della Collezione Torlonia raffigurante la città scoperto nella discenderia maggiore del coronamento alto dell’ Emissario claudiano del Fucino sopra l’Incile.
L’altorilievo raffigura una città caratterizzata da una recinzione in opera quadrata, grandi terrazzamenti longitudinali, interrotti da fossati verticali che sono sormontati da pontili, con edifici in opera poligonale e reticolata: sulla sinistra, in alto, si riconosce un anfiteatro o teatro?, mentre, fuori le mura sulla destra, diversi edifici immersi nel bosco e un probabile santuario (al dio Fucino?). Sin dal momento del suo ritrovamento la città raffigurata fu ritenuta Angizia per le caratteristiche del suo impianto su forte pendio e la presenza dei scoli verticali con pontili, non necessari negli altri centri fucensi (Alba e Marruvio) ad impianto su dolce declivio. Attualmente il frammento è conservato nella Collezione Torlonia al Museo di Chieti, in attesa di essere riportato nella sua sede originale…