SS. Trinità
(Scurcola Marsicana)
San Pietro in Alba Fucens
(Albe – Massa D’Albe)
LE METE DELL’ITINERARIO
Chiesa della Santissima Trinità in Scurcola Marsicana
La Chiesa della S.S. Trinità è uno dei Monumenti Nazionali di Scurcola. Secondo l’Abate Vincenzo De Giorgio, essa fu voluta dai padri gesuiti e destinata ad assumere il ruolo di Chiesa più importante di Scurcola, al posto della Chiesa di S. Antonio, piuttosto decentrata.
Non conosciamo l’anno dell’inizio dei lavori che possiamo ragionevolmente ipotizzare intorno al 1.570, quando Scurcola, con tutta la Marsica, era sotto la signoria della Famiglia Colonna, molto benevola verso Scurcola. Il ‘500, fu secolo molto favorevole, caratterizzato da una forte crescita economica e demografica. Tra i benefici ottenuti in quel tempo da Scurcola, grazie ai Colonna, basta ricordare: l’affitto di pascoli al Comune, il Convento dei francescani e il restauro della Chiesa di S. Antonio, la ristrutturazione del Castello e l’ampliamento delle mura cittadine, le Chiese della Trinità e della Concezione, il Convento dei Cappuccini e la nuova Chiesa di S. Maria del Colle, il Convento dei Carmelitani e il restauro della Chiesa di S. Egidio.
Tornando alla la costruzione della Chiesa della Trinità, è il caso di evidenziare che la scelta del sito, a valle del Paese, ebbe anche l’effetto di incentivare lo sviluppo edilizio verso il piano, in prossimità della Via Valeria. Lo storico Andrea di Pietro ci tramanda che essa fu realizzata con il concorso economico della popolazione di Scurcola, che a quel tempo, secondo il Febonio, contava 200 famiglie. Sulla facciata della Chiesa, ben visibile sulla pietra dell’arco trionfale, è riportata la data del 1584, riferita quasi certamente al completamento della facciata (scalinata esclusa).
Il 1584 è anche l’anno dell’inaugurazione a Roma della Chiesa del S.S. Nome di Gesù, (su progetto del Vignola), che costituì il modello che influenzò l’architettura religiosa romana per quasi un secolo e fu esportato dai gesuiti in Italia e in Europa. Anche nella Chiesa della S.S. Trinità, l’impianto volumetrico e la facciata traducevano perfettamente le esigenze (care ai gesuiti) di funzionalità liturgica e di solenne austerità canonizzate dal Concilio di Trento. Infatti la grande navata con volta a botte, fiancheggiata sui due lati da cinque cappelle, finisce per realizzare un grande ambiente (di circa ml. 25×12), in cui l’attenzione si concentra spontaneamente sull’altare maggiore, appoggiato all’abside, e sul pulpito.
E’ per lo meno singolare che il 1584 sia anche l’anno della morte dell’Avv. G. Cesare Bontempi, importante personaggio di Scurcola e molto noto a Roma, nonché del suo grande amico il Principe Marcantonio Colonna, Duca dei Marsi, ambedue certamente importanti sostenitori, con i padri gesuiti, di questa grandiosa realizzazione….
Chiesa di San Pietro in Alba Fucens
Le fonti archeologiche datano la trasformazione del vecchio tempio italico-romano di Apollo su una delle acropoli di Alba Fucens in basilica paleocristiana dedicata a S. Pietro nel corso del VI secolo: a questo periodo risalgono quattro iscrizioni sepolcrali (graffite sui blocchi delle pareti) relative a due addetti al culto ed un sacerdote (Vescovo?): K(a)l.Sept(m)(b)re deposicio Adelberti sacerdotis.
La prima citazione della chiesa è però nella bolla di Pasquale Il del 1115, Sancti Petri in Alba, in cui è evidente che la chiesa apparteneva al clero secolare e non ai monaci benedettini come erroneamente da molti sostenuto. E’ nel XII secolo che fu realizzata l’abside, le tre navate divise da colonne, il prolungamento in avanti con il tamponamento del pronao templare, mentre precedentemente (nel X secolo) sul davanti era stata edificata la torre campanaria centrale Alla chiesa del XII secolo erano relativi i due battenti lignei del portale interno, probabilmente dello stesso autore del portone di S. Maria in Cellis di Carsoli, ora nel Museo di Arte Sacra del Castello Piccolomini di Celano.
Agli inizi dell’area presbiterale con la successiva ricostruzione che portò alla realizzazione dell’iconostasi e l’ambone cosmateschi. Nel 13 10 la chiesa venne ceduta ai Francescani (Conventuali minori) che vi edificarono il convento adiacente, convento soppresso nel seicento (1644-1655) da Innocenzo X. Agli stessi frati sono da attribuire, dal XIV al XVI secolo, la realizzazione del nuovo cielo di affreschi, di una cappella interna tardo-gotica, delle due monofore sulla parete sud della chiesa, del portale della torre campanaria e della riutilizzazione di materiali decorativi architettonici provenienti dalla vicina chiesa monastica di S. Angelo in Albe. Alla prima soppressione, agli inizi del ‘700, fece seguito la ricostruzione interna in tardo barocco ed una nuova soppressione con il provvedimento napoleonico del 7 agosto del 1809: il 7 luglio del 1866 il convento veniva venduto a privati mentre l’edificio di culto nel 1892 era dichiarato monumento nazionale.
Distrutta dal terremoto del 1915 fu ricostruita fra il 1955 e il 1957 con interessanti ritrovamenti ed analisi stratigrafiche. Attualmente la chiesa si presenta nell’aspetto dato dal restauro degli anni ’50 con l’annullamento delle strutture tardo-barocche ed il ritorno alla semplicità dello stile romanico. All’esterno la torre d’ingresso con portale rinascimentale datato al 1526 avente sull’architrave il simbolo di S. Pietro: sulla parete nord si leggono bene le tracce della trasformazione dell’antico tempio di Apollo in chiesa cristiana, mentre sul coronamento dell’abside sotto le comici ed archetti, in una sequenza fumettistica, si svolge la storia della vanità umana, la presenza demoniaca, la natura e la fine della peccatrice ingoiata dal demonio raffigurato come dragone. L’ ingresso è rappresentato da un bel portale romanico archivoltato del XII secolo, decorato da girali vegetali e figure zoomorfe con successivo fregio centrale di S. Pietro (datato 1494): da questo portale provengono i due battenti lignei del XII secolo.
L’interno con pianta rettangolare allungata terminante con abside semicircolare, è diviso in tre navate delimitate da grandi colonne corinzie romane provenienti da un edificio pubblico della città antica. Addossato a due colonne della navata sinistra è il bellissimo ambone policromo opera dei maestri cosmateschi romani Giovanni di Quído e Andrea, opera commissionata agli inizi del XIII secolo dal locale abate Oderisius….