Santi Pietro e Paolo
(Pescasseroli)
San Giovanni Battista
(Ortona Dei Marsi)
Santa Maria delle Grazie
(Pescina)
LE METE DELL’ITINERARIO
Santi Pietro e Paolo
Per la narrazione delle vicende riguardanti la chiesa di Pescasseroli vogliamo attenerci semplicemente a due aspetti che riteniamo importanti per la sua storia: la nascita ed il passaggio alla Diocesi dei Marsi e la questione della chiesa ricettizia. Esistono moltissimi altri documenti riguardanti eredità e compravendite per questa chiesa, ma dal momento che sono tanti, abbiamo pensato di trattarli in una pubblicazione più particolareggiata. Se la chiesa parrocchiale di Pescasseroli fosse sempre appartenuta alla Diocesi dei Marsi è una domanda nata in virtù delle rivendicazioni fatte per il monastero di S. Angelo di Barreggio da parte di Alberico, vescovo dei Marsi e Montecassino: ecco i fatti.
Dopo la distruzione di tale monastero (anno 957) oltre a molti feudatari interessati alla vittoria sugli Ungari, i quali pretendevano alcuni dei territori liberati, si fece avanti anche Alberico vescovo dei Marsi il quale, grazie alla sua dialettica, riuscì a far incorporare alla propria diocesi il monastero di Barreggio dall’imperatore Ottone I. La concessione fu fatta nel 960, inoltre, l’imperatore Firmò un altro documento nel quale si diceva che il monastero sarebbe tornato a Montecassino solo dopo la morte di Alberico. i monaci di Barreggio, che nel frattempo avevano minacciato di abbandonare il monastero se l’imperatore avesse fatto tali donazioni, mantennero la loro minaccia ed il monastero arrivò ben presto alla rovina. Ma Alberico, e non ne conosciamo i motivi, ancor prima della sua morte (avvenuta nel 994), dovette rinunciare a questa donazione se nel 975 risulta amministratore del monastero l’abate di S. Vincenzo al Volturno. La rinuncia ufficiale, da parte delle Diocesi marsicana, avvenne nel 981. Questi sono i fatti che ci hanno indotto ad ipotizzare la sopra citata domanda.
Dal momento che nel paragrafo i del secondo capitolo abbiamo accennato ai documenti farfensi che secondo noi riguardano la chiesa di Pescasseroli, presentiamo qui due ipotesi che potrebbero dare la risposta alla nostra domanda. La prima, che da per scontato che la chiesa farferise è quella di Pescasseroli, ipotizzerebbe il passaggio da Farfa alla Diocesi marsicana durante le rivendicazioni di Montecassino del monastero di Barreggio la quale, insieme a quella di Opi, si troverebbe sempre ubicata nello storico territorio dei Marsi. La seconda ipotesi vorrebbe la chiesa pescasserolese edificata, dopo la questione barreggiana, tra la fine del IX secolo e gli inizi del X e, pertanto, sempre appartenuta alla Diocesi dei Marsi.
Ma la cosa certa è che la bolla corografica di papa Pasquale il (1115) rappresenta un importantissimo documento per la storia del paese dal momento che cita, senza ombra di dubbio e per la prima volta, sia la chiesa che il paese di Pescasseroli: Ecclesíae S. Paulí ad Pesculum Serulae,. Intorno al Mille la situazione della Diocesi marsicana era molto travagliata. Vi esistevano addirittura due Vescovati e fu grazie all’intervento di papa Leone IX, nel 1057, che la situazione si risolse anche se gli ultimi focolai furono spenti solo durante il pontificato di Alessandro 111 (1159/79),. E’ facile pensare che la chiesa di Pescasseroli che sicuramente già esisteva abbia preso le parti di uno dei contendenti, ma sappiamo anche che essa era pienamente funzionante. Dall’elenco dei sussidi caritativi, redatto nel XIV sec. e che si trova presso l’Archivio della Diocesi, apprendiamo le prestazioni che ogni anno essa dava alla Cattedrale dei Marsi…..
San Giovanni Battista in Ortona Dei Marsi
Nei numerosi villaggi esistenti nel territorio dove sorge Ortona dei Marsi vi era, negli ultimi secoli del medioevo, un numero impressionante di chiese (diciassette o diciotto), delle quali solo alcune si sono conservate, se non nella struttura, almeno nel nome o nel “beneficio”.
Tra queste, si trovava già la Chiesa di San Giovanni Battista, sita in località Fondo Grande (come risulta dalla bolla di Clemente III del 1118).
la campana grande, lesionata, sita nella Chiesa, porta incisa la data 1342. L’edificio, come tutta la parte più antica di Ortona dei Marsi, non ha fondamenta, ma sorge direttamente sulla roccia compatta e conserva ancora la struttura fondamentale delle colonne in pietra squadrate del romanico delle nostre zone; originale del ‘300 è anche la facciata con il rosone, che è un esempio tipico dell’arte abruzzese.
Non ancora Chiesa parrocchiale del paese, agli inizi del secolo quattordicesimo essa si divide le cure pastorali della popolazione con altre tre Chiese.
Verso al Metà del Trecento tuttavia, dovette verificarsi l’aggregazione dei villaggi circostanti a quello più centrale di Fondo grande (o Ortona): e fu proprio allora che la Chiesa di San Giovanni Battista venne riattata o rifatta del tutto.
Più tardi, la Chiesa, che originariamente era costituita da una sola navata, venne ulteriormente ampliata da due navate laterali e furono eseguiti gli affreschi, di cui resta solo qualche traccia, sufficiente però per mostrarci due date, leggibili nella prima colonna a destra: 1484 (in cifre arabe) e 1500 (caratteri latini). Questi affreschi raffigurano i Santi più popolari della tradizione cristiana: s. Luda, s. Caterina m., s. Antonio ab., ecc. Essi sono stati riscoperti recentemente, nel togliere l’intonaco fatiscente che li ricopriva.
Il G. Buccella definisce così la struttura della architettonica della Chiesa: ” ed un corpo a pianta quadrata voltato a crociera di ogiva su costoloni prismatici, il quale, recando in chiave scolpito lo stemma di San Berardino da Siena, si deve attribuire alla seconda metà del quattrocento”.
Successivi adattamenti e sistemazioni diedero diedero alla Chiesa L’attuale fisionomia, certamente una delle più originale nell’architettura Marsicana.
Ma quel che più ci interessa, è la stoia della parrocchia.
All’epoca di Monsignor Matteo Colli ( verso al fine del cinquecennto) la Chiesa di San Giovanni battista divenne “Collegiata”, retta da un preposto coadiuvato di cinque canonici.
Era la più piccola Collegiata della diocesi, con la rendita annua di 20 ducati ( a fronte dei 400 che aveva l’omonima collegiata di Celano); ma a questo reddito così esiguo dovevano aggiungersi le entrate dei suoi tre luoghi pii ( le confraternite del santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario, oltre al sacro Monte della Pietà), elencate non tra quelle della collegiata, bensì tra quelle legate direttamente alla mensa vescovile di Pescina.
Nel ‘600 la Chiesa di San Giovanni aveva, altre all’altar maggiore, ben dieci altari laterali innalzati per devozione (e la generosità) delle più ricche famiglie del luogo. Le numerose cappelle, che anche successivamente furono innalzate all’interno della Chiesa (come quella di Santa Croce) stanno a testimoniare in maniera eloquente quale fosse il ruolo religioso, ma anche sociale ed economico, di questa Chiesa Parrocchiale nell’ambito della comunità di Ortona dei Marsi.
Cattedrale di Santa Maria delle Grazie
L’abbandono della vecchia e diruta cattedrale di S. Sabina della “Città Marsicana” ed il trasferimento definitivo, già dal quattrocento, dei Vescovi dei Marsi nella città di Pescina, sede di una ricca Baronia della Contea di Celano, portò il potente Vescovo “riformatore” Matteo Colli alla edificazione della nuova cattedrale di S. Maria delle Grazie con la vicina casa vescovile e Seminario con lavori iniziati nel 1579 e terminati nel 1596. E’ del primo gennaio del 1580 il trasferimento provvisorio della Cattedrale dei Marsi da S. Sabina di S. Benedetto dei Marsi a S. Maria delle Grazie d i Pescina con la Bolla di Gregorio XIII inviata a Matteo Colli.
Nel 1613 il Papa Clemente VIII riconosceva alla chiesa pescinese il “il titolo di Cattedrale”, mentre la Bolla precedente di Gregorio XIII riceveva il 6 marzo del 1630 il “regio consenso”: nel 1631 le ossa di S. Berardo trovarono la definitiva destinazione nella cappella della navata laterale sinistra della nuova cattedrale. Con il sima del 1915 la cattedrale fu in gran parte danneggiata e solo nel 1930 sottoposta a restauro, ma ormai con il Vescovo Pio Bagnoli la sede episcopale e il seminario erano stati trasferiti ad Avezzano dove veniva realizzata la nuova cattedrale di S. Bartolomeo con il trasferimento della sede diocesana definitivamente convalidato dalla Bolla di Pio XI del 16 gennaio dei 1924. Durante la Il guerra mondiale la cattedrale fu colpita dal bombardamenti e successivamente restaurata.
Attualmente la chiesa si presenta nella sua risistemazione successiva al sisma del 1915 ed ai bombardamenti dell’ultima guerra con facciata a coronamento orizzontale divisa in tre parti da cornici con porticato a cinque arcate su pilastri e doppio ordine di finestre in alto: nella parte alta è un rosoncino in stile tardo-gotico, mentre sul porticato si aprono tre portali tardo rinascimentali. Sulla destra la facciata e delimitata dal possente campanile della fine del ‘500.
L’interno si presenta a pianta rettangolare a sei campate divisa in tre navate da pilastri cruciformi , cupola sul ciborio presbiterale, abside semicircolare e due ambienti affiancati (sagrestia sulla sinistra e Cappella del Sacramento sulla destra) (11-3). Sulla navata laterale destra, il alto, e ancora evidente la tomba dei vescovo Muzio de Vecchis (morto nel 1724)e la cappella dedicata a S. Berardo, Vescovo del XII secolo della Diocesi dei Marsi, in cui sono conservate le spoglie del Santo e sono visibili le tombe dei vescovi marsicani vissuti nel XVI e XIX secolo: in particolare quella di Francesco Berardino Corradini . Nella volta della cappella del Sacramento era il pregevole affresco del Trionfo del SS. Sacramento di Teofilo Patini.