Sant’Antonio
(Pescina)
Sant’Orante
(Ortucchio)
Santa Maria Nuova
(Collelongo)
LE METE DELL’ITINERARIO
Sant’Antonio
Nell’anno 1200, esisteva già, con il nome di Santa Maria Annunziata. Nel 1225 circa, S. Francesco di Assisi soggiornò a Pescina per circa quattro mesi, fece costruire il convento accanto ad essa che fu ampliata ed in seguito dedicata al Santo.
Successivamente venne dedicata a S. Antonio da Padova. Il prospetto in pietra calcare lavorata fu realizzato verso la fine del 1300, la parte superiore vi fu aggiunta successivamente Nel 1393 il Conte di Celano e Barone di Pescina, Ruggiero, diede un notevole contributo per l’ampliamento della chiesa e del confinante convento dei Minori Conventuali.
Sullo stupendo portale, di stile romano – gotico con archivolti scolpiti, il conte Ruggiero vi fece apporre scolpito in pietra lo stemma dei conti di Celano. La parte superiore della facciata, è di stile rinascimentale, i lavori furono eseguiti sotto la direzione dell’architetto Giovanni Canale (n. Pescina 1610 – m. Roma 1676) negli anni 1640 48, (Giovanni Canale soprannominato Artusi, detto il Pescina, discepolo del grande G. L. Bernini).
Vi lavorarono negli anni successivi anche altri artisti. Negli anni 1863 72, il convento fu soppresso, la chiesa rimase aperta al culto e fu affidata alla Confraternita di S. Antonio di Padova. Dal terremoto del 1915 fino al 1930 visi officià anche come parrocchia, a causa della chiusura della chiesa di S. Maria delle Grazie per i danni del terremoto. Tra il 1967 e il 1971 la chiesa di S. Antonio da Padova viene ristrutturata, l’oratorio adiacente viene demolito completamente, gli altarini vengono snaturati del loro antico splendore, sparisce anche una tela di interessante valore artistico, vengono sostituite le canne originali dell’organo settecentesco, viene demolito lo splendido e caratteristico pavimento, con marmo moderno, tutto l’archivio del convento e della confraternita risultano dispersi.
Oggi, si può ammirare parte del coro in noce intarsiata in stile barocco, e parte delle bellissime strutture interne, alcuni dipinti, e il rimanente dell’organo. È tuttora usata per il culto e amministrata e curata dalla confraternita di S. Antonio da Padova.
Sant’Orante
La chiesa di S. Orante ad Ortucchio è sorta sulla base di un’opera poligonale di III e IV maniera risalente aI III-II secolo a.C.
Si ritiene sia stata edificata, verso la fine dell’VIII secolo, da maestranze farfensi e che il suo nome originario fosse S. Maria in Ortucla o Ortuchís.
In questa fase di costruzione l’edificio era probabilmente ad una sola navata corrispondente a quella centrale della chiesa attuale, aveva due aggiunte rispetto alla preesistente base megalitica: la torre campanaria sulla sinistra della facciata e l’abside quadrangolare in fondo alla navata.
Sulla destra della navata si può supporre esistessero dei locali di servizio, una sacrestia ed il braccio di un transetto, oppure un matroneo, ma non si hanno tracce di portali secondari che, in tutti e due i casi, dovevano essere presenti. Le pareti interne erano affrescate.
L’edificio aveva un portale, riconoscibile nella parte interna di quello attuale, infatti è chiaro che la parte archiacuta poggiante su colonne è ‘stata aggiunta in epoca posteriore. Il portale antico, quindi, realizzato con chiari caratteri di scuola farfense4, è costituito da due piedritti che reggono con mensole a quattro di cerchio, l’architrave monolitico con tre motivi diversi scolpiti in bassorilievo: un fiore a più petali; un agnello crucigero inscritto in una fascia circolare, con alcuni caratteri incisi che non è stato possibile decifrare; e, all’estrema destra, seminascosto dall’arco sovrapposto, un altro motivo floreale.
E’, la sottolineare il decentramento di queste decorazioni, in Quanto il primo tratto a sinistra dell’architrave non è scolpito, poi si susseguono toccandosi i tre bassorilievi, l’ultimo dei quali è visibile solo per metà perché successivamente l’architrave viene coperto e poi certamente si interrompe. Questo fatto fa pensare ad uno spostamento e Quindi ad un rimaneggiamento del portale, che risultava Probabilmente decentrato rispetto alla facciata, quando venie aggiunta la navata sinistra nella fase successiva della costruzione.
Il portale descritto era completato da un protiro, come testimoniano alcuni elementi che ne facevano parte, conservati nell’interno della chiesa. Sono due leoni stilofori sulla schiena dei quali poggiavano delle colonnine con basi ottagonali, e due capitelli lavorati con la stessa tecnica di scalpello.
Un altro elemento appartenente a questa fase doveva essere un pulpito in pietra scolpita del quale è evidente un bassorilievo, rappresentante S. Giovanni Evangelista, murato sulla parete posteriore.
All’interno della chiesa sono stati individuati altri pezzi di tale pulpito, quali un leone stiloforo ed alcuni capitelli. Durante i secoli XIV e XV la chiesa, che era stata intitolata a S. Orante dopo il 1431, subì notevoli rifacimenti .
Venne edificata la navata sinistra sul lato verso il cimitero, all’interno vennero aperti degli archi nella muratura anche verso gli ambienti esistenti a destra della chiesa, per cui ne risultò un edificio a tre navate collegate da archi a tutto sesto poggianti su pilastri con dimensioni ed altezze diverse. Anche il frontone curvilineo, che coronava la facciata prima della distruzione provocata dal terremoto del 1915, sembra risalire a tale epoca, come testimoniavano le mezzelune, simbolo caratteristico dei Piccolomini, scolpite su molti elementi che sono stati trovati fra le macerie della facciata dopo il disastro tellurico…
Santa Maria Nuova
Probabilmente l’attuale Chiesa parrocchiale di S. Maria Nuova è stata costruita sui ruderi della Chiesa di S. Giovanni. Infatti nel 1971, come testimoniano le Cronache Parrocchiali scritte dal parroco don Rino Rossi, “durante i lavori di restauro del pavimento è stato ritrovato il perimetro di una primitiva chiesa di mt. 16×6.50 ad una navata, con al centro una finestra rotonda sulla facciata (ancora intatta e visibile nel muro del vicolo che porta al Campanile). In quel posto esisteva una piazzetta. Solo nel 1829 Alessandro Mancini costruì la casa appoggiandola al Campanile (ducati 1.30 perizia d’appoggio)”. Il perimetro è indicando in piantina con il tratteggio.
Sempre durante gli stessi lavori sono venuti alla luce diversi cimiteri all’interno della chiesa così descritti nelle Cronache Parrocchiali: “Ne ho trovati otto:
1. Cimitero Vecchio del SS. Rosario
2. Cimitero del SS. Rosario;
3. Cimitero dei Sacerdoti;
4. Cimitero dei Fanciulli (Putti, Figlioli, Parvulorum);
5. Cimitero di S. Antonio Abate (che s’inoltra nella navata centrale, sulla sua volta poggia il pilastro sinistro della cantoria);
6. Cimitero della Madonna Addolorata:
7. Cimitero della Presentazione;
8. Cimitero dei Botticelli o di S. Matteo (da un quadro del Santo esistente sull’altare – ora S. Rocco).
Altre tombe di privati esistevano qua e là scavate nel pavimento per persone distinte. Tra queste: Bartolomea Piccolomini Marchesa di Collelongo sepolta il 5.2.1649 dietro le tombe dei Sacerdoti e dei Putti e «fu rotto il pavimento». Tutti questi cimiteri sono ricordati nel primo libro dei morti della Parrocchia già dal 1640 eccetto il n. 6 (dell’Addolorata) posteriore al 1700 come risulta dal citato registro. Altre tombe sono state riempite al tempo del terremoto del 1915.
Attualmente sotto la navata di destra esiste uno scantinato e le mura interne ricoprono le mura di difesa – sulle quali, nella seconda metà del sec. XVI, furono sistemati i pilastri della navata destra della chiesa – che s’innestano nella torre, ancora visibile e ben conservata, su cui poggia il campanile. Continuano fino alla Prima Porta (demolita nel 1961 perché pericolante) presso il Palazzo Baronale e la torre (Mozzata dopo il terremoto del 1915 perché creduta pericolante). Di lì proseguivano verso est alla 3° torre di cui rimangono due metri di altezza, riscendevano a nord alla quarta torre (scomparsa per ritornare alla Porta Jo e alla torre del Campanile. Queste mura risalgono all’Alto Medio Evo”.